Elvin Jones Jazz Machine (USA)
Ari Brown (sax alto), Delfayo Marsalis (trombone), Eric Lewis (pianoforte), Tassili Bond (contrabbasso), Elvin Jones (batteria)
Quando Elvin Jones entrò nel gruppo di John Coltrane, nel settembre del 1960, aveva ormai passato la soglia dei trent'anni, ma si può dire che la sua vera e propria maturazione artistica sia avvenuta nel celebre quartetto con Trane, McCoy Tyner e Jimmy Garrison. E' qui che il batterista venne messo in condizione di allargare i propri orizzonti al di là di quello che fino a quel momento era stato il ruolo della batteria nella musica jazz. Coltrane chiedeva al suo batterista di inoltrarsi in campi inesplorati, sviluppando la complessità poliritmica e polimetrica del suo lavoro, interagendo con i solisti in modo ben più libero e propositivo di quanto fosse stato fatto fino a quel momento. Questo mette in campo la potenza esplosiva, l'intensità fisica e musicale di cui è capace Jones, con le scintille sprigionate dai piatti e le cupe sottolineature dei tamburi. Ma nonostante questa irruzione di libertà, Elvin mantenne sempre uno stretto contatto con la pulsazione regolare, di frequente scandita sui piatti, altre volte sottesa al discorso in modo implicito. Un approccio che diventerà modello per stuoli di batteristi del jazz contemporaneo.
Conclusa l'esperienza con Coltrane, il batterista si dedicherà alla guida di sue formazioni, spesso con una funzione di autentico svezzamento nei confronti di giovani musicisti, che nelle varie edizioni della sua "Jazz Machine" hanno trovato un trampolino di lancio per fortunate carriere. Nei gruppi degli ultimi anni incontriamo i nomi dei sassofonisti Joshua Redman e Ravi Coltrane, del trombettista Nicholas Payton, mentre di recente ha collaborato con lui il nostro sassofonista Stefano di Battista. Significativo è il modo in cui Jones parla dei suoi gruppi, ponendo l'accento sulla cura per i rapporti umani e sulla necessità per un leader di fornire ai propri musicisti motivazioni per continuare a progredire. Questo ha dato sempre vita a una musica schietta e impetuosa, pulsante di vitalità, che pur allacciandosi al periodo storico dello hard bop, resta legata al continuo apporto di nuove idee da parte dei solisti più che ai cliché. E giunto ormai sulla soglia dei settantatré anni, Jones non dà segno di voler demordere, la sua forza continua ad alimentare nuove formazioni, come quella presentata a Trento, che comprende tra gli altri il trombonista Delfayo Marsalis, fratello di Wynton e Brandford
LUOGHI PREVENDITA: Cassa del Teatro Auditorium ore 10.00-19.00 - Casse Rurali Trentine in orario di sportello
organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara