Epidemia senza confini. La peste in Tirolo e in Trentino al tempo della Guerra dei Trent’Anni
La mostra è curata da Marcello Beato e Matteo Cova
Apre ufficialmente sabato 28 agosto 2021 la mostra “Epidemia senza confini. La peste in Tirolo e in Trentino al tempo della Guerra dei Trent’Anni”, un progetto promosso dal Comune di Sanzeno, l’Associazione Culturale G. B. Lampi e il Centro Culturale d’Anaunia.
Si tratta di un percorso di visita, condiviso con il Museo di San Procolo a Naturno e con il patrocinio dell’Euregio, creato per comprendere storicamente il diffondersi della pandemia e le conseguenze, a volte non tutte disastrose se si pensa all’arte, che da essa inevitabilmente ne derivano.
IL PERCORSO ESPOSITIVO
Nella prima metà del ‘600 l’Europa è colpita da due grandi flagelli: guerra e peste. Nata come conflitto religioso, la Guerra dei Trent’anni (1618-1648) trasforma il territorio europeo continentale in un esteso campo di battaglia. Indirettamente coinvolta, l’area trentino-tirolese, posta sulla principale via di comunicazione tra nord e sud delle Alpi, vede il transito degli eserciti impegnati nello scenario di guerra dell’Italia settentrionale. Il continuo passaggio di soldati, così come la rete dei commerci transalpini, favoriscono inevitabilmente la diffusione delle malattie infettive. La peste degli anni 1628-1636, diffusa in tutto il nord Italia e nell’arco alpino, è solo una delle numerose epidemie che a partire dalla grande ‘peste nera’ del 1347 colpiscono l’Europa in modo ciclico ogni quindici o vent’anni, seppure interessando di volta in volta territori circoscritti. Mentre le autorità locali cercano di frenare i contagi limitando spostamenti e accessi alle città, la medicina combatte il morbo con gli inefficaci rimedi allora a disposizione.
Di fronte alla morte portata dal ‘nemico invisibile’, alla popolazione non resta che affidarsi alla fede: è proprio alla devozione popolare, soprattutto per i santi Rocco e Sebastiano, protettori contro la peste, che dobbiamo numerose opere d’arte, testimonianze toccanti di quegli eventi tragici, tanto lontani quanto vivi nel loro riproporsi.