Eurasia. Dissolvenze geografiche dell'arte

Mostra

A cura di: Achille Bonito Oliva (progetto e curatela generale).
Con la collaborazione di: Lorenzo Benedetti, Iara Boubnova, Cecilia Casorati, Hu Fang, Christiane Rekade, Julia Trolp

"Eurasia" rifletterà su alcuni argomenti fondamentali dell’opera di Joseph Beuys - il multiculturalismo e l’aspirazione ad un’arte totale, l’attitudine allo sconfinamento, e il “concetto ampliato dell’arte” - e ne evidenzierà il riscontro nel lavoro degli artisti della giovane generazione.

In contemporanea con Manifesta 7 (19 Luglio - 2 Novembre 2008); la grande rassegna internazionale d'arte che si terrà in Trentino Alto-Adige, la mostra Eurasia presenterà una visione dell'arte capace di intervenire su ogni identità separata, per indicare la possibilità di un'arte scorrevole tra Europa e Asia, Eurasia appunto, tema a cui Joseph Beuys aveva dedicato un ciclo di opere. Nata da un'idea e da un progetto di Achille Bonito Oliva, l'esposizione vede la collaborazione di alcuni giovani curatori internazionali. Una mostra, dunque, che vuole dimostrare il superamento di un'arte puramente performativa a favore di una riflessione che recuperi contenuti e tematiche del nostro tempo ed affermi come valore la coesistenza delle differenze.
Cinquanta gli artisti invitati, provenienti da numerosi paesi asiatici ed europei, alcuni dei quali realizzeranno un'opera site specific nelle sale del museo o negli spazi circostanti.

Secondo il progetto di Achille Bonito Oliva, che si avvarrà della collaborazione di alcuni giovani curatori internazionali, la mostra presenterà una visione dell’arte capace di “bucare” ogni identità separate e indicare la possibilità di un’arte scorrevole tra Europa e Asia, “Eurasia” appunto.
Il titolo dell’esposizione è ripreso dall’opera di Joseph Beuys Eurasia Siberian Symphony 1963, (1966) realizzata durante un’azione alla Galerie René Block di Berlino e oggi parte della Collezione permanente del MoMA di New York. Il progetto di Beuys sarà rappresentato in mostra dal video Eurasienstab, 1967, realizzato il 9 febbraio 1968 al Wide White Space di Anversa, che documenta una serie di performances eseguite tra il 1966 e il 1968.

Eurasia, secondo Beuys è una visione geografica e, insieme, espressione di una nuova e complessa identità artistica, non più territoriale e autarchica, ma centrata sul mondo e sull’uomo.
Nel 1967, l’artista tedesco con un apposito Manifesto aveva fondato lo stato fittizio di Eurasia. Un territorio aperto, senza limiti fisici e dogmatici: la rappresentazione geografica dell’utopica fusione tra realismo occidentale e misticismo orientale, il luogo della totalità non ancora dispersa. Il termine “dissolvenze”, ripreso dal linguaggio cinematografico, vuole evidenziare lo sfumare da un territorio geoculturale all’altro, inteso come superamento del concetto separato di confine. Arte totale, nuovo umanesimo e responsabilità etica sono le parole chiave di un progetto che risulta sorprendente se riconsiderato nella sua evoluzione dagli anni Sessanta fino ad oggi, da Beuys all’ultima generazione. Alcuni argomenti fondamentali dell’opera di Beuys - il multiculturalismo e l’aspirazione ad un’arte totale, l’attitudine allo sconfinamento, e il “concetto ampliato dell’arte” - trovano infatti un puntualissimo riscontro nel lavoro degli artisti della giovane generazione.

La mostra, dunque, vuole evidenziare il superamento di un’arte puramente performativa a favore di una riflessione che recupera contenuti e tematiche del nostro tempo, vere e proprie emergenze, ed affermi come valore la coesistenza delle differenze.
La riflessione di Achille Bonito Oliva prende le mosse dall’idea che sia possibile confrontarsi in prospettiva storica con l’opera di Beuys rileggendola e ri-progettandola.
L ’esposizione traccerà un percorso originale attraverso il panorama artistico dell’Eurasia e individuerà atteggiamenti e progetti che reagiscono all’estetizzazione del quotidiano e all’abuso di realtà, proponendo una complessità linguistica che assomma espressioni diverse. La constatazione che il modello di nuovo umanesimo di Eurasia viene effettivamente ripreso oggi da molti giovani artisti assegna alla mostra non solo il compito di documentare il loro lavoro, ma anche l’ambizione programmatica di schierarsi dalla parte di un’arte che recupera finalmente una forte attenzione alla realtà, e che la traduce in piccole utopie, tra desiderio e speranza ecologica di migliorare la qualità della vita.

Se è vero, come sostiene nel suo saggio Achille Bonito Oliva, che “l’eccesso di indifferenza duchampiana e l’edonismo performativo di parte dell’ultima generazione possono comportare non tanto l’hegeliana “morte dell’arte”, quanto piuttosto quella del pubblico”. Eurasia. Dissolvenze geografiche dell’arte si pone quindi l’obiettivo di recuperare una maggiore attenzione a temi attinenti al sociale, e di promuovere l’arte totale dei giovani di un ideale continente che scorre senza soluzione di continuità dall’Europa fino all’Asia.

EURASIA. DISSOLVENZE GEOGRAFICHE DELL’ARTE
Progetto e curatela generale di
Achille Bonito Oliva
Con la collaborazione di
Lorenzo Benedetti
Iara Boubnova
Cecilia Casorati
Hu Fang
Christiane Rekade
Julia Trolp

Coordinamento organizzativo
Elisabetta Barisoni
Julia Trolp


organizzazione: Mart