F. De Isabella /Diciottanni
(...) invece adesso ho capito che non sono io a non andare bene ma sono io che devo spingere lo spazio perché accolga anche me. non mi piace l’idea che sia necessario spingere, o dover spingere, ma è anche vero che a volte si confonde lo spingere con l’affermare. affermare è una parola che mi fa sempre un po’ paura perché parla anche di una specie di rigidità che non mi appartiene rispetto al tema di me, invece scopro che è una bella parola, ma difficile da dire, che nasconde sempre qualcosa, ma qualcosa anche di bello, nasconde non perché non sia verità ma magari proprio perché la verità sta lì, nella domanda, costante, di quello che siamo, che vorremmo essere, che pensiamo di essere, che abbiamo intuito di essere. allora quando son andat_ via alla fine sono stat_ solo/a, facendo un po’ finta di non esserlo.
DICIOTTANNI è una posizione, un’affermazione, una scoperta, uno spazio che si modifica durante le ore del giorno e della sera. Il pubblico viene invitato ad entrare, l’unica regola è il tempo.
(..) sapendo che ciò che racconterò sarà falsato da ciò che non avrò raccontato, da ciò che non ho filmato, da ciò che ho dimenticato, performato o deliberatamente censurato.
( Stéphane Riethauser, Madame, Svizzera, 2019, 93’ )
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L’entrata sarà scandita ogni mezz’ora e lo spazio potrà ospitare al massimo 4 persone alla volta.