Faust. La commedia è divina

Teatro

Stagione Teatrale di Concei 2009/2010

Filarmonica Clown
Faust. La commedia è divina
di Carlo Rossi e Bruno Stori
con Valerio Bongiorno, Piero Lenardon e Carlo Rossi
regia di Carlo Rossi

La Commedia è divina. Come dire. Il Pranzo è servito. E il menù? Cosa si mangia di buono? Animelle, ovviamente, e poi grand’attore allo spiedo con contorno di polli alla diavola o viceversa. Sto divagando l’ammetto, quel che c’è, è, per così dire, un misto di Divina Commedia e Faust… Andiamo al sodo e il sodo è che questo spettacolo parla di un’avventura, l’avventura del povero Cavallo. Sì, con la maiuscola perché è il cognome del protagonista, un attore che al principiar di una proclamata impresa titanica, la recita dell’intera Divina Commedia, deraglia miseramente travolto da due cavalieri della notte in cerca di un anima smarrita. E’ chiaro ora? No, vero? Eppure avventura è la parola giusta ! Non è forse un’avventura quella di Dante che dalla selva oscura giunge a riveder le stelle e da qui non la smette più di salire? Non è un’avventura quella di affrontare la lettura e l’interpretazione della Commedia con dei poveri diavoli? Divago, divago… Eppure il punto è questo che la vita, e quindi anche il teatro, è una questione di vita o di morte. Per meno di così infatti si muore, cioè si perde l’anima, cioè se stessi e si perde anche la partita il che complessivamente, come gioco, non vale la candela….E allora spettatore che hai venduto l’anima preparati ai tempi supplementari e ai calci di rigore, potrebbe essere che anche a te, come a noi, la Commedia di Dante sembri scritta ieri mattina dal tuo vicino di casa. Carlo Rossi

Faust di periferia: ci si vende l’anima per una sorta di stizza verso le tragicomiche storture nostre e del mondo, dopo aver bestemmiato per l’ennesima volta contro il Capomastro per il lavoro malfatto e che non si riesce a riaggiustare. Ma il tempo passa e tempi di consegna sono quelli e il progetto, il nostro progetto, subisce una serie infinita e ridicola di varianti ma non si arriva al dunque. Calcoliamo, misuriamo a vuoto, ripassiamo con la nostra matita le cifre del dare e avere all’infinito nervosamente, ma i conti non tornano.
La stizza si trasforma in una petulante e mediocrissima accidia, macchè bellezza, poesia, infinito… pirlate direbbe il barsport della nostra anima: vogliamo tutto e subito.
E allora si passa al nero, ci si vende l’anima. Questo fa il grande attore Cavallo in questa nostra commedia in cambio della fama e della grandezza, ma quando c’è da consegnare l’anima al diavolo qualcosa non torna, anche stavolta la procedura,il patto,il contratto s’inceppa. Ancora una volta ci siamo illusi di aver chiuso il discorso, noi..Il povero Cavallo, Faust di periferia Piero Lenardon

Ma perché no!? Un ultimo sforzo, mettendoci l’anima, e poi è finita. Ne valeva la pena?
Il dubbio è un macigno che tende a rotolare, è impossibile solo pensare di trattenerlo.
Il languore che ci svuotava non è stato colmato, è ancora lì che rode dentro.
Niente ha potuto né un Amore Vero, né il Bene o la Bellezza, la Passione.
Ma quanto è leggera questa mia anima! Leggera come il riso di un Dio bambino, leggera come il riso che tesse una tela impedendoci di precipitare. Ora è tardi, aperto il sipario, davanti al pubblico, caro amico te la devi giocare tutta fino in fondo la partita, che non è solo la tua ma anche la nostra. Dice il Poeta : Solo quel che arde diventa cenere/ Tu mi sfiorasti e io divenni cenere / Così dice l’Amante e il Credente
Valerio Bongiorno


organizzazione: Coordinamento Teatrale Trentino - Comune di Concei