Fausto De Nisco - Quadri barbari
Palazzo Libera, museo dedicato al celebre architetto Adalberto Libera, ospita QUADRI BARBARI, personale di FAUSTO DE NISCO. Nei venti dipinti esposti, in una pittura di straordinaria ed emozionante potenza cromatica, è possibile entrare nella più recente ricerca dell’artista emiliano.
Fausto De Nisco (classe 1951) potrebbe definirsi come l’artista della pittura salvata, quella che, sulle ceneri della Transavanguardia, ha dovuto ritrovare l’alta qualità del mestiere e la profondità dello sguardo, capace di addentrarsi nel mondo in cui siamo immersi.
Questa pittura non è solo ciò che edifica le forme, ma è anche l’insieme delle forze che resistono alla dissoluzione. Le opere di questo ciclo, in prima assoluta nel museo trentino, sono “barbare” perché tali possono apparire a una percezione che non sia pronta alla sorpresa e alla diversità rispetto a tutto ciò che si è trasformato in noto, e forse in banale. Si può anzi senz’altro affermare che questa pittura rappresenti una vera e propria trasfigurazione del noto, e vengono alla mente le parole di René Char quando scriveva “Tolsi alle cose le apparenze che esse producono per preservarsi da noi, lasciai ciò che esse ci concedono”.
Ogni QUADRO BARBARO è una narrazione che lascia con il fiato sospeso. Il segno, il più delle volte nero, ma talvolta tonale, conduce lo sguardo in percorsi senza fine, che, in un continuo rilancio di partenze senza ritorno, talvolta accelerano in ritmi incalzanti e, più spesso, si raccolgono in un intimo e potente lirismo. C’è una trascinante sensibilità musicale in queste opere, in grado di orchestrarne i colori velati e potenti di profondissime trasparenze, quasi sterminati cori di limpidissime voci.
Eppure, sempre, la travolgente emozione dell’olio, quella sua radicale intensità, si stempera, attraverso un’imprevista sensibilità equorea, in una luce segreta.
Se le precedenti ricerche di De Nisco, già esposte in importanti sedi istituzionali e private, erano caratterizzate da una magistrale fusione di frammenti di visibilità, mai riconoscibili eppure inspiegabilmente figurativi, ora prende il campo - tutto il campo -, una rivelazione complessiva, una folgorante confessione di un mondo finalmente liberato dal ciarpame di tutte le parole e di tutte le immagini che ci hanno illuso tradendoci.
Per la rarissima capacità di rinnovamento e trasformazione della propria pittura, pur mantenendo un inconfondibile stile, sono certo che De Nisco possa essere inserito, senza temere esagerazioni, nell’alveo di una strettissima cerchia di indomiti artisti di cui fanno parte, tra gli altri, il genio polimorfico di Gerard Richter, il sincretismo extraterritoriale di Paul Jenkins o, addirittura, l’apollinea molteplicità demiurgica di Alberto Burri.
Catalogo a cura di Leonardo Conti e Sara Bastianini, EclipseArte Edizioni
Ingresso libero