Fiori senza destino. Storie di gioventù difficile

Storia di un insegnante trentina nella difficile realtà delle scuole di frontiera di Palermo

Incontri e convegni , Presentazione libro

Francesca Maccani, insegnante, vive a Palermo. Ha pubblicato nel 2017, il saggio ‘La cattiva scuola’ per Edizioni Tlon.
Si occupa di recensioni sul blog Giudittalegge.
Docente di lettere nella scuola secondaria, ha insegnato sia in Trentino che in Sicilia, sperimentando in prima persona le differenze sociali e strutturali della scuola italiana in contesti diametralmente opposti.
Francesca Maccani è originaria di Storo ed è quella realtà che torna non appena il lavoro glielo permette...
Il suo libro, ‘Fiori senza destino’ è stato finalista al Premio Berto.
Sul limite estremo della città di Palermo, nella più difficile delle periferie odierne, dieci ragazzi raccontano in prima persona la loro vita, i loro sogni, il loro poco destino.
Il quartiere è il Cep, dove promiscuità e malavita regnano sovrane e dove l’unica legge sembra essere il possesso delle cose e delle persone.
In queste spianate di cemento i bambini possono allontanarsi e non fare più ritorno, le ragazze diventano Donne troppo in fretta e i maschi crescono con l’idea che per ottenere ciò che desideri ogni mezzo è lecito.
Lontanissima c’è Palermo, con i suoi splendidi monumenti e le chiese antiche...
Cep sta per Centro edilizia popolare ed è un quartiere sorto negli anni settanta, limitrofo a Borgo Nuovo con il quale condivide molte delle sue problematiche.
La vita nelle periferie, un piccolo squarcio, seppur romanzato, dietro l’inflazionata parola “disagio”. C’è ormai una sorta di fascinazione letteraria nella violenza, sdoganata dal dilagare delle serie che dei malavitosi fanno dei personaggi. Ma chi ci pensa ai bambini? A quello stadio precedente alla definitiva scelta della delinquenza. Questi adulti ignoranti, aridi, violenti o forse solo schiacciati dalla sorte, figli ne fanno. E che modello danno? Che educazione, anche all’affettività, che direzione per la vita di un ragazzo? C’è un passaggio dolcissimo in questo libro dal tono duro - anche se mai veramente graffiante, ormai siamo assuefatti a tutto: è Francesco, l’unico che va a scuola per studiare, che nel racconto di sé parla di sua madre che “non è come le altre mamme … che buttano voci tutto il tempo e sono scafazzate. Lei è gentile e buona e parla piano”. Come a dire, la normalità che diventa ammirevole, preziosa. Dieci ragazzini raccontano il loro vissuto e i dieci racconti sono tenuti insieme dalla storia di Sara, alter ego dell’autrice, che combatte due battaglie, una contro sé stessa, per accettare di vivere in quel mondo parallelo, dove neppure la vita di un bambino ha valore, e una contro il contesto, perché chi insegna questa cosa se la deve sentire, di provare a dare ai ragazzi un’alternativa. Dieci storie toccanti che lasciano la malinconia profonda di sapere che, dove gli adulti distruggono, le vittime predestinate sono sempre i bambini. Così, senza speranza, senza destino.