Forma Mentis

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In “Pilota di guerra”, una considerazione di Antoine de Saint-Exupéry è a mio parere più che mai attuale e la potremmo riferire in particolare all’arte contemporanea: “… la guerra non è una vera avventura, non è neanche il surrogato di un’avventura. L’avventura si fonda sulla ricchezza dei rapporti che stabilisce, dei problemi che pone, delle creazioni che suscita. Non basta, per trasformare un’avventura, un semplice gioco di testa e di croce, puntare su di esso la vita e la morte…”.
Questo pensiero di Exupéry è proprio l’esatto contrario di quanto è accaduto e sta accadendo nella nostra epoca. Un nuovo condizionamento educativo, oltre che un ben preciso orientamento tematico e pragmatico, impronta ormai la struttura mentale non solo di un individuo in rapporto alle convenzioni maturate con l’esperienza, ma il sentire comune di intere collettività.
L’arte contemporanea accredita soltanto coloro che per primi riescono ad evidenziare una novità visiva. Chi riesce è un genio, chi non riesce è un fallito da gettare nel dimenticatoio. Questo atteggiamento è basato essenzialmente sul profitto e sulla possibilità che l’artista, più che creare in proprio l’opera d’arte, possa farla produrre in quantità notevolissima, in modo da poter rifornire un mercato internazionale, globalizzato.
Tomio si avvale delle nuove tecnologie informatiche, per proporci una propria visione che risulta del tutto personale ed esprime un mondo coloratissimo di forme morbide e rarefatte. Come già avevano fatto notare, per altre esposizioni, Claudio Cerritelli (“L’occhio sinfonico”) e Maurizio Scudiero (“Lo stupore immaginario”), questo universo cromatico e questo stupore derivante dalla suggestione di forme e colori, al presente si delineano con una rarefazione delle forme e per un impatto visivo che potremmo definire metamorfico.
Nelle opere esposte, tutte recenti, possiamo rilevare una diversità compositiva: in alcune possiamo rintracciare delle costruzioni fantasmatiche con contrasto di linee ortogonali e curve, tanto che potrebbe anche ricordare le città futuriste di Sant’Elia. In tutte le altre creazioni, anche se non c’è un vero e proprio iato fra questi due diversi aspetti, le forme morbide che le compongono trasmettono una sensualità avvolgente, anche perché partecipe di una pittura tonale, o, in altre opere, basata su toni complementari.
Il valore di queste tele è determinato anche dalla loro piacevolezza, che volutamente contrasta con un tempo in cui l’impegno sembra debba risultare sofferto o anche noioso. Nella nostra epoca, alla ricerca delle sottigliezze si sono persi gli equilibri dell’intelligenza, mentre, nonostante tutto, l’opera d’arte dovrebbe ancora comunicare gioia ed essere goduta anche dai non appartenenti ai lavori.
Poiché di certo non sono uno specialista del computer, mi attengo al detto latino: “Sutor, ne ultra crepidam”, considerando anche che queste opere non hanno bisogno di parole.

Aldo Pancheri