Frammenti di vita. 65 scatti di Gios Bernardi
a cura di Manuela Baldracchi e Paola Bernardi
La mostra raccoglie una serie di scatti, rigorosamente in bianco e nero, che Gios Bernardi, medico radiologo, ha realizzato in un arco di tempo che va dagli anni ’50 ai primi anni ’70. Sessantacinque scatti che ci restituiscono frammenti di vita raccontati attraverso sguardi e sorrisi di sorprendente intensità.
Si tratta della sua prima personale a Trento realizzata grazie alla collaborazione tra il Servizio cultura, turismo e politiche giovanili del Comune, la Camera di commercio industria artigianato e agricoltura, l’associazione FormatoArte.
"La gente della campagna, la gente della montagna, la gente dell’emigrazione non è più gente in queste fotografie in bianco e nero di Gios Bernardi. Noi ci troviamo davanti persone che diventano protagoniste nel loro anonimato, perché fanno parte di una storia e di un racconto, perché sono entrate nell’intimità dell’artista fotografo e attraverso il suo occhio anche nella nostra. Gios Bernardi non si nasconde, vive con i suoi soggetti. Da una parte può anche condividere l’idea di fotografare propria di Edward Weston: “La fotografia è un modo di sviluppare se stessi, un mezzo per scoprirsi e identificarsi con tutte le forze basilari, con la natura, con la fonte”. Ma dall’altra il suo forte istinto pittorico lo trattiene da una visione marcatamente passionale e scorre con lo sguardo amico sulla realtà cercando sempre l’interpretazione, la complessità del contesto tra ciò che appare chiaro e centrale e ciò che fa da sfondo più o meno distinto e descritto. Per questo il ritratto di un uomo può essere il ritratto della solitudine o della speranza, la strada e la piazza diventano proiezioni di sentimenti e di attese, un muro o un filare contengono fatica e calore, i volti chiedono complicità quando sono felici. Ma quello che è più importante a mio avviso e che segna questa fotografia è la volontà costruttiva dei particolari, che grazie alla saggezza spaziale del bianconero finiscono per reinventare la realtà stessa trasformandola, pittoricamente appunto, in una visione. Per questo è fuorviante cercare per essa aggettivi legati ad una critica scolastica: sociale, psicologica, paesaggistica, etnologica… Prende il volo da ogni angolo della vita, ma vola, non resta ferma a terra. Come scriveva Roland Barthes: ” Ora, ciò che io ipotizzo nella Fotografia non è soltanto l’assenza dell’oggetto, ma anche, sullo stesso piano e all’unisono, che quell’oggetto è effettivamente esistito e che è stato lì dove io lo vedo.” Barthes identifica in questo movimento addirittura una sorta di follia della Fotografia e ad esso non è certo estraneo nemmeno il Nostro, eppure noi ci sentiamo attratti dalla sua narrazione, dai tempi e dagli spazi che illumina, dai chiari e dagli scuri che dipingono la scena e che sembrano invocare la nostra partecipazione." (Mario Cossali)
Ingresso libero
organizzazione: Comune di Trento, Camera di commercio industria artigianato e agricoltura e Associazione FormatoArte