Gente del Tibet
51° Filmfestival Internazionale Montagna Esplorazione Avventura 'Città di Trento'
Foto di Carlo Meazza, a cura di Eco Himal
Ci sono tanti visi, tante espressioni, molti sorrisi e qualche volto più serio nelle fotografie di Carlo Meazza, tornato con orgoglio a Trento sua città universitaria. Gente del Tibet fa scoprire i visi dei bimbi in posa per uno scatto, le usanze di un popolo, quello tibetano appunto, in bilico tra la tradizione e la modernità. Fanno sorridere e riflettere, i cartelli pubblicitari, i centri urbani, i negozi vecchi (che vendono lana) accanto a quelli nuovi (che propongono moderni schermi tv). Sono emozionanti le immagini della gente intenta nella preghiera o immersa nella meditazione. Tutte rigorosamente in bianco e nero, le fotografie di Meazza (la mostra è stata realizzata in collaborazione con Eco-Himal) colgono e riportano le differenze di generazioni.
Alcune di queste immagini che la gente del Tibet richiama alla mente, paiono appartenere allo scenario che dominava il paese una ventina di anni prima che arrivasse Meazza, quando ancora religione e cultura erano proibite. Altre ricordano le lotte che imperversavano nel paese fino agli anni Sessanta.
Nel Tibet di oggi i volti vengono intesi non più come indicatori di valori spirituali ma come maschere dietro le quali ci si dissimula. Il Tibet moderno è un luogo dove tutti hanno i loro segreti e dove pochi possono permettersi di dire la verità. Persino negli agricoltori, nei nomadi e nella gente di villaggio rimane luso di nascondere ciò che si pensa e ciò che si crede. Coloro che hanno parlato sono in prigione. Gli altri sono coloro che si trovano in queste fotografie. E gente ancora libera di vivere, di lavorare, qualche volta di pregare e in alcuni casi di viaggiare attraverso il Tibet. Ma il prezzo che pagano è un certo silenzio. I loro volti devono lavorare come maschere che nascondo il pensiero. Scopriamo, osservandoli, che sono volti di gente segnata da decenni di sforzi per celare i propri sentimenti, per dichiarare una lealtà (alla Cina) non sentita e per relegare nella memoria le aspirazioni proibite. Possiamo vedere gente che ha sofferto, ma non spossiamo essere certi di ciò che pensa. Anche se le foto sono molto significative e ci mostrano, in fondo, parte della vita di questa gente.
Pellegrini nelle praterie, agricoltori solitari, bimbi carichi di fieno, nomadi sorridenti oppure un poco spaventati, una contadina incuriosita e una ragazza immersa in pensieri profondi, una vecchia sconcertata, e un viandante in bicicletta. Possiamo vedere questi volti ma non interpretarli. Nemmeno degli uomini sul traghetto riusciamo a capire lo stato danimo, e neppure quello di un fotografo, turista tibetano. Forse possiamo credere di capire che i sorrisi di alcuni bambini siano sinceri. Ma subito dopo ci imbattiamo nelle serissime espressioni di altri bambini, scolari che mostrano i quaderni, o che accovacciati ci accingono a scrivere con le loro lunghe matite. Imperturbabili, ma visibilmente tristi i volti di un uomo e di una donna che cuciono e imperturbabile anche lespressione di una ragazza che accende un cero mentre affaticato un vecchio si appoggia ad un corrimano.
organizzazione: CAI - Comune di Trento - Comune di Bolzano