Gli ingannati

Teatro

St'Art itinerari Artistici nei Borghi

GAD Città di Trento
Gli Ingannati
due atti degli Accademici Intronati di Siena
adattamento Luigi Lunari
PERSONAGGI INTERPRETI
Clemenzia - Doria Mariotti
Virginio - Mauro Nicolodi
Gherardo - Michele Tonezzer
Lelia - Renata Fedrizzi
Spela - Cristian Degasperi
Flamminio - Giovanni Rosso
Pasquella - Giuliana Germani
Crivello - Simone Crespiatico
Scatizza - Bruna Giordani
Isabella - Angela Endrizzi
Messer Hans Alberto Fontana
Mastro Pilucca Bruno Pieroni
Fabrizio - Andrea Moauro
Stragualcia - Mauro Gaddo
Agiata - Giovanna Tomasi
Frulla - Caterina Moltrer

Regia Alberto Uez
Scenografia Trentini - Uez
Musiche Mauro Gaddo
Datore luci Enzo Chiusole
Fonico Giuliana Goller
Costumi "La Sartoria" di C. Senter
Grafica Chiara Uez
Fotografie di scena Michele Fronza

Questa “favola” (così venivano chiamate le rappresentazioni teatrali nel Rinascimento) è una delle più belle e fortunate commedie del cinquecento italiano. È uno scherzo teatrale giocoso scritto a più mani (pare in poco più di tre giorni) dagli “Accademici Intronati” e dedicato al pubblico femminile della città di Siena, che vede la sua prima messa in scena nel 1531.
In questa opera sono mescolati i principali argomenti presenti nel teatro comico cinquecentesco: un fitto intrigo di equivoci e travestimenti, l’atmosfera ardente dell’amor giovanile, la satira del falso letterato, le patetiche smancerie dei vecchi fino all’ ggressiva sguaiataggine dei servitori che sono preannuncio ai lazzi comici e spassosi della commedia dell’arte.
Lelia per riconquistare l’amore di Flamminio non esita a andare contro tutte le regole sociali del tempo, vestendosi da uomo e presentandosi a lui in veste di gentiluomo. Da questo fatto prendono l’avvio equivoci, fraintendimenti, malintesi, ambiguità che danno origine agli spunti divertenti e talvolta ridicoli del tema umoristico principale del Rinascimento: la lotta d’Amore fra giovani e vecchi.
L’intreccio di motivi farseschi, satirici, sentimentali e quasi romanzeschi spiega la straordinaria fortuna goduta nel tempo da questa opera teatrale, tanto da far ritenere che possa essere stata fonte per la commedia di William Shakespeare: “La dodicesima notte”.