I Cavalli Blu. L'arte e i bambini in mostra

Mostra

Gli spazi espositivi di Palazzo Trentini faranno da cornice, il mese prossimo, ad un evento artistico molto particolare. Si tratta della mostra “I Cavalli Blu. L’Arte e i Bambini”, che proporrà opere realizzate da alcuni alunni della Scuola elementare di Villazzano sotto la guida del pittore Pietro Verdini. Promossa con il patrocinio del Consiglio provinciale e aperta dal 6 al 16 giugno (tutti i giorni escluse domeniche e festivi dalle 10.00 alle 19.00), la mostra verrà inaugurata martedì 5 giugno alle 17.00 nella Sala dell’Aurora. Con Verdini ha collaborato come responsabile del laboratorio e del progetto espositivo l’insegnante Sandra Devigili.

CHI È PIETRO VERDINI
Pietro Verdini è nato a Gragnola in provincia di Massa Carrara nel 1936. La sua maturazione artistica è avvenuta intrecciandosi con quella spirituale e culturale all’interno al santuario francescano della Verna, dove, unitamente agli studi umanistici e teologici, ha potuto accrescere anche la sua sensibilità estetica, ammirando da vicino alcuni capolavori del nostro Umanesimo e del Rinascimento. Ad affascinarlo sono state in particolare le ceramiche a smalto di Andrea Della Robbia, cariche di un grande messaggio interiore. Nel 1956 Verdini entra alla scuola alpina della guardia di finanza di Predazzo e, alla fine del corso, viene destinato al servizio in Alto Adige dove, agli inizi degli anni ’60, conosce e frequenta il pittore tedesco Conrad Peter Bergmann, che aveva attivato a Bressanone una libera scuola di tecniche artistiche. Pietro Verdini, che oggi vive e lavora a Pergine, segue con particolare dedizione l’insegnamento riservato al disegno e alla pittura, giungendo rapidamente alla padronanza delle tecniche. All’inizio le sue opere sono improntate al realismo, ma ben presto egli approda ad uno stile personale, producendo una pittura monocromatica, che tuttora caratterizza il suo lavoro.

IL PERCORSO E I SIGNIFICATI
A spiegare il percorso e i significati dell’iniziativa è la maestra Sandra Devigili, responsabile del laboratorio e del progetto.

Il percorso
«Avevo portato in classe alcune riproduzioni di opere del pittore Pietro Verdini. I bambini si erano lasciati subito conquistare dalla pittura monocromatica dei suoi mondi blu. Decisi di far vivere loro un’esperienza artistica a stretto contatto con quel pittore di grande esperienza e spessore umano. La sua è pittura arcaica, primitiva, che opera nella magia dell’essenzialità. Per evocare e cantare il mistero della natura Verdini utilizza pochi segni: montagne, acqua, cielo, terra invadono la superficie del quadro portando la composizione verso una densità di forma e di materia. Il pittore si è affiancato con semplicità ai bambini, facendo diventare questi concetti fruibili e praticabili nell’esperienza concreta. I ragazzi hanno imparato dal Maestro guardandolo lavorare, hanno collaborato con lui, hanno sperimentato e ritoccato sotto la sua direzione, come avveniva nelle botteghe medievali. Pietro mostrò il disegno di un suo quadro, che raffigurava un cavallo, raccontando che l’opera finale, acquistata da un signore inglese, attualmente si trova a Sherwood.
I bambini furono invitati a copiare il soggetto con la libertà di interpretarlo in maniera personale. Nacquero così 50 cavalli diversissimi tra loro, che l’artista valorizzò commentandoli ad uno ad uno.
Un principio fondamentale dello stile di Verdini è la massa, la “stazza” come lui la definisce. Per questo egli ingrandì le opere dei giovani allievi più e più volte fino ad ottenere cavalli possenti e maestosi. Lo stupore dei bambini fu enorme, increduli di fronte alla forza dei loro disegni ingranditi. Avevano appreso il significato profondo del concetto di massa attraverso il “fare”, proprio come nelle botteghe artigiane di vecchia memoria.

Dopo aver visto il loro maestro colorare un cavallo con il carboncino blu, creare volumi con l’uso di una semplice gomma, ridefinire le linee per rafforzare una forma, “sottrarre” per ottenere il massimo dell’espressività, gli allievi si misero all’opera sperimentando la nuova tecnica, chiedendo consigli e aiuto al maestro, consapevoli di potercela fare.
Avevano imparato che ogni elemento, ogni forma hanno uguale dignità per cui un crine della criniera o della coda va eseguito con la stessa cura, con cui si disegna la testa.
Anche Frank, il bambino cieco, immerso in tale fucina creativa, sentiva di potercela fare e cercò con successo la propria modalità pittorica.
La tappa successiva del percorso fu quella di creare una grande opera collettiva di metri 2 x 1,70, frutto della collaborazione di tutti gli allievi. Richiese molte settimane di lavoro e fu chiamata “Il cavallo di Sherwood”. Donata alla Circoscrizione di Villazzano, ha trovato la sua collocazione permanente nella Sala del Consiglio di Villa De Mersi.

I significati
Oltre al valore artistico insito nelle opere esposte vanno colti i risvolti educativi, che il percorso ha attivato. Una bottega d’arte come quella vissuta dai bambini di Villazzano può diventare fucina di esperienze fondamentali per la crescita umana, quali ricerca del proprio linguaggio espressivo in un clima di rispetto e di libertà, rafforzamento dell’autostima, condivisione di idee, apertura mentale, solidarietà, coraggio delle proprie scelte e determinazione. Ma anche impegno per realizzare al meglio un progetto comune, passione nell’operare e piacere nell’apprendere.
L’arte può partire da un’idea, anche piccola e semplice come la nostra. L’arte bambina è una dimensione espressiva di grandi potenzialità. Va scoperta e coltivata».
Antonio Girardi


organizzazione: P.A.T. Consiglio Provinciale