I giorni dell'abbandono

Cinema

Italia, 2005
Titolo originale: I giorni dell'abbandono
Genere: Drammatico
Durata: 96'
Regia: Roberto Faenza
Cast: Margherita Buy, Luca Zingaretti, Goran Bregovic, Alessia Goria
Sito internet: www.medusa.it

Torino, giorni nostri. Olga (Margherita Buy) è una giovane donna felicemente sposata e madre di due figli. Improvvisamente abbandonata dal marito, sprofonda nella disperazione ed entra nella dolorosa spirale della perdita del sé. Un precipizio che la costringe ad una discesa infernale dentro se stessa, a riconsiderare il suo destino di donna, nel tentativo di ristabilire un ordine alla sua vita interiore e quotidiana. Il mondo che le ha lasciato in eredità il marito le appare ostile, figli compresi, e Olga si ritrova a vagare inquieta come la più furiosa delle erinni.

Storia semplice: dopo anni di matrimonio, un marito quarantenne s’innamora di una ragazza e lascia la moglie, schiacciata dal dolore e dall’umiliazione; al termine d’un periodo di devastante depressione, lei si riprende anche grazie all’affetto di un musicista vicino di casa. Storia raccontata, ascoltata, letta, vissuta, vista infinite volte: mai così. Ispirandosi al romanzo di Elena Ferrante dallo stesso titolo, I giorni dell’abbandono ha innanzi tutto una grande esattezza psicologica nell’ analizzare come, nel distacco coniugale, il rapporto tra marito e moglie diventi repentinamente un conflitto che altera la personalità di entrambi, inducendoli a comportamenti detestabili. Lui si rivela egocentrico e bugiardo. Affastella discorsi ipocriti («Ho bisogno di stare solo per un po’, di riflettere su me stesso e sulla mia vita vuota di senso»), alla moglie disperata consiglia con cinismo «Dovresti distrarti», ruba in un cassetto di casa gli orecchini materni già regalati alla moglie per donarli all’amante. Lei si rivela debole e dipendente: cerca aggressivamente di riprendersi il marito, si attribuisce colpe, beve troppo, non mangia, non si occupa dei figli, non si veste, non si lava, fa male il suo lavoro di traduttrice, passa giornate di atonia sdraiata sul divano, piange, litiga, implora, soffre di gelosia fisica, fa cadere gli oggetti, pedina il marito, gli mente affermando di avere un amante, si offre al vicino di casa ma poi scappa. Lui per rimorso, lei per mortificazione, hanno perduto l’autostima, smarrito se stessi, manifestato la propria mancanza d’indipendenza. Una caduta rivelatrice di personalità banali e fragili, degradante, per risalire dalla quale è necessaria una grande forza: la bravura del regista la guarda con tale intelligenza e finezza da far sì che ogni spettatore si vergogni o prometta di non dover mai vergognarsi così. Nessun coniuge tradito o traditore potrà più essere lo stesso, dopo aver visto il film.
Lietta Tornabuoni