I prati dopo di noi
La montagna raccontata da Matteo Righetto
Mentre il collasso climatico e il riscaldamento globale compromettono la vita dell’uomo nelle pianure arroventate, la montagna sembra rappresentare l’ultimo, precario, rifugio. E sulla montagna altoaltesina – carissima all’autore e ai suoi lettori – si trovano Bruno, Johannes e Leni.
Bruno è un ragazzo gigantesco ma paradossalmente attratto dalle cose piccole, in primis gli insetti. In paese viene considerato uno sciocco, ma è capace di comprendere cose che ai più non è dato vedere né sentire col cuore.
“Personalmente,” chiarisce l’autore, “ho sempre amato certi personaggi ‘tonti’ o emarginati presenti in molta narrativa scandinava e yiddish e per la stesura di questo romanzo breve ho voluto tratteggiare alcune figure salvifiche di questo tipo.”Il vecchio Johannes, invece, è minuscolo ma arzillo.
Rimasto solo nella vita e convinto che il mondo stia finendo a causa dell’avanzata inesorabile dei nuovi barbari, costruisce una bara con l’ultimo abete rosso presente dietro la sua baita, la carica su un carretto e parte per il massiccio dell’Ortles, un monte sacro, sfidando a dama diversi avversari in altrettanti villaggi dove si ferma per passare la notte.
Lungo il suo viaggio, tra calura, aridità e squilibrio ambientale che nel corso degli anni hanno sfigurato il volto di quelle terre, incontrerà Leni, una bambina sola e muta che lo accompagna, inconsapevole, verso una sorte comune. Johannes, Leni e Bruno sono naturalmente destinati a incontrarsi, insieme alle ultime api del mondo messe in salvo dal gigante, a ridosso dell’unico nevaio sopravvissuto.
Prima di una partita finale a dama.
Matteo Righetto è docente di Lettere, vive tra Padova e Colle Santa Lucia (Dolomiti). Ha esordito con ‘Savana Padana’ (TEA, 2012), seguito dai romanzi ‘La pelle dell’orso’ (Guanda, 2013), da cui è stato tratto un film con Marco Paolini, ‘Apri gli occhi’ (TEA, 2016, vincitore del Premio della Montagna Cortina d’Ampezzo) e ‘Dove porta la neve’ (TEA, 2017). Per Mondadori ha scritto la “Trilogia della Patria” – che comprende i romanzi ‘L’anima della frontiera’ (2017), ‘L’ultima patria’ (2018), ‘La terra promessa’ (2019) – e, insieme a Mauro Corona, il “sillabario alpino” Il passo del vento (2019).
La sua trilogia è diventata un caso letterario internazionale con traduzioni in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Gran Bretagna, Canada, Australia, Germania, Olanda. Per il teatro ha scritto ‘Da qui alla Luna’, prodotto dal Teatro Stabile del Veneto e portato in scena da Andrea Pennacchi. Nel 2019 ha ricevuto il Premio Speciale Dolomiti UNESCO.
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