I solisti veneti per il FAI
I SOLISTI VENETI
Diretti da GIULIANO CARELLA
Recital di Giuseppe Barutti, Primo violoncello de I Solisti Veneti
I° E II° SUITES PER VIOLONCELLO SOLO DI BACH
Dopo l’inaugurazione del 18 luglio a Villa dei Vescovi di Luvigliano di Torreglia (PD), il festival itinerante de “I Solisti Veneti per il FAI”, giunto quest’anno alla sua quarta edizione, si protrarrà nei mesi di agosto e settembre nei Beni del FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano di Lombardia, Trentino-Alto Adige e Piemonte.
Inossidabile ormai la collaborazione tra il FAI e la storica orchestra dei Solisti Veneti per un programma all’insegna della comunione e del dialogo tra le Arti, dove architettura, paesaggio, storia, arte si uniscono alla musica per una esplosione di bellezza.
Il ciclo concertistico consolida la forma itinerante proponendo al pubblico dei programmi musicali che rispecchino, illuminino e attualizzino l’eredità culturale e naturale di monumenti e parchi fra i più belli d’Italia.
Magici scenari dove ascoltare le straordinarie esecuzioni de I Solisti Veneti diretti da Giuliano Carella saranno per la Lombardia Villa e Collezione Panza a Varese, Villa Della Porta Bozzolo a Casalzuigno (VA), Villa Necchi Campiglio a Milano, Palazzo e Giardini Moroni a Bergamo, per il Trentino-Alto Adige il Castello di Avio a Sabbionara di Avio (TN) e per il Piemonte il Castello e Parco di Masino a Caravino (TO).
Una tournée che si chiuderà il 19 settembre all’insegna della grande musica.
A fare da cornice al quinto appuntamento del festival sarà il Castello di Avio a Sabbionara di Avio (TN), con la corte dall'acustica perfetta, dove sabato 16 settembre alle ore 21 una punta di diamante dell’orchestra, Giuseppe Barutti, primo violoncello de I Solisti Veneti, sarà protagonista di un recital che propone al pubblico la I° e la II° Suite per violoncello solo di Bach.
L'esecuzione delle Suites per violoncello solo di Johann Sebastian Bach (Eisenach 1685 - Lipsia 1750) non è più una rarità nelle consuetudini della vita concertistica, ma costituisce sempre un'esperienza di significato e valore eccezionali. E non soltanto per il violoncellista che è chiamato a compierla, ben sapendo i rischi e le gratificazioni che l'impresa comporta, ma anche per l'ascoltatore che ha la fortuna di beneficiarne.
Si mescolano ogni volta, all'ascolto, stupore, ammirazione, smarrimento, perfino sgomento: per come sia possibile concentrare in un solo strumento, per di più prima di Vivaldi e Bach estraneo al solismo, tale qualità e varietà di tecnica e di invenzione, di gioco e di spirito, di razionalità e di poesia.
Ascoltando le Suites per violoncello, rimaste isolate e irraggiungibili nella loro altezza strumentale e concettuale, si resta ogni volta sbalorditi di fronte all'ardire, a tratti quasi irreale, a cui viene piegata la mole massiccia del violoncello, la sua ombrosa voluminosità.
Ma ancor più a colpire sono la profondità, la severità e l'austerità intellettuale unite alla cordialità e all'effusione del sentire, scaturendo dalla medesima tensione verso i confini del possibile strumentale. Si è soliti collocare queste opere di datazione incerta negli anni di Köthen (1717-1723), durante il periodo di servizio di Bach come Kapellmeister del principe Leopold di Anhalt.
Qui, potendo disporre di una cappella di corte che contava eccellenti strumentisti, fra i quali un brillante primo violino come Johann Spiess (probabile destinatario delle Sonate e Partite per violino solo, del 1720) e un virtuoso di violoncello come Christian Bernhard Linigke (probabile primo interprete dei soli per violoncello), Bach poté acquisire nuove esperienze in materia di musica strumentale, e soprattutto coltivare con regolarità una vocazione a lungo ostacolata dagli impegni nella musica di chiesa.
Poco sappiamo dei modelli a cui Bach potrebbe essersi ispirato: la forma e lo stile da lui adottati non si agganciano a esempi storici come il ricercare o il canone, ma si orientano invece verso la trasformazione dei movimenti di danza propri della Suite per strumenti a tastiera in strutture libere e in concezioni organizzative e architettoniche nelle quali a prevalere sono i principi del contrappunto, del flusso melodico lineare o polifonico, dell'armonia latente, del timbro cangiante, del ritmo risolto in figurazioni continuamente variate.
Ogni stile e maniera, dal patetismo brillante della scuola italiana al funambolismo bizzarro dei virtuosi tedeschi, dal gusto delicato della scuola francese all'essenza figurativa del barocco internazionale, è assimilato e trasfuso da Bach in un compendio d'arte totale, la cui destinazione, viola da gamba o violoncello moderno, sconfina nella pura visione immaginaria.
Protagonista quindi Giuseppe Barutti, violoncellista apprezzato in tutto il mondo, dimostra già da giovanissimo il suo talento e tra gli undici e i quattordici anni vince tre volte di seguito con menzione speciale i Concorsi di Vittorio Veneto e Biella. A sedici anni entra a far parte de I Solisti Veneti, dei quali è Primo violoncello, e a soli ventuno anni vince il posto di Primo violoncello nell’Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia; successivamente si dedica all'attività solistica e alla musica da camera e collabora con i nomi più prestigiosi del panorama internazionale quali Salvatore Accardo, Bruno Giuranna, Rocco Filippini.
È stato Primo violoncello della Filarmonica della Scala di Milano ed è Primo violoncello ospite dell'Orchestra del Teatro La Fenice di Venezia. Per I Solisti Veneti ricopre un ruolo fondamentale per l’esecuzione dei concerti solistici per violoncello e orchestra. Lorin Maazel lo ha definito “uno dei più grandi talenti italiani”. Le sue registrazioni solistiche e cameristiche per diverse Case multinazionali non si contano.
Una serie di appuntamenti imperdibili all’insegna della grande musica che vede ancora una volta la comunione delle arti unite nel nome della bellezza: una proposta firmata FAI e I Solisti Veneti.
Biglietti: Intero: 25 €; Iscritti FAI 20 €
In caso di pioggia il concerto si terrà nei saloni del castello.