Il Bombarolo

Una lingua da masticare, di carne e sangue e tempo misurato, come misurato è il tempo di chi la pronuncia. Un testo intessuto di un pastiche linguistico che si nutre di Cinquecento, inflessioni dialettali ed erranze.

Teatro , Teatro di Prosa
Ilinx teatro - il bombarolo [ Portland]

ILINX teatro
con Luca Marchiori

regia Nicolas Ceruti
drammaturgia Barbara Pizzo
produzione ilinx teatro, Residenza Teatrale ILINXARIUM,
in residenza Verdecoprente Festival 02 (Vt), Sala Ichos Teatro (Na),
residenza Teatrale ILINXARIUM

Una lingua da masticare, di carne e sangue e tempo misurato, come misurato è il tempo di chi la pronuncia. Un testo intessuto di un pastiche linguistico che si nutre di Cinquecento, inflessioni dialettali ed erranze. Suono e corpo è quel che rimane tra le macerie di un amore, di una vita, di un mondo che va dalla terra al cielo o che dalla terra al cielo è andato.

Suono e corpo è quel che rimane tra le macerie di un amore, di una vita, di un mondo che va dalla terra al cielo o che dalla terra al cielo è andato.
Questo il cuore del progetto che vede la collaborazione tra Ilinx teatro e Barbara Pizzo.

Un work in progress nato da un testo intessuto di un pastiche linguistico che si nutre di Cinquecento, inflessioni dialettali ed erranze − tra ricercati errori e vagheggiamenti crono geografici − per una reinvenzione dalla carnalità forte, dalla musicalità antica eppure fresca del suo essere concreta, viva e pulsante, capace di tradurre l’alienazione di chi quelle parole porta. Perché fisica e psicologica è l’alienazione dell’unico personaggio in scena, alle prese con un monologo che solo di tempo in tempo si fa soliloquio, qua e là intrecciato a dialoghi senza risposta rivolti ora «al dio suo» ora all’amata.

Tutto scorre in una sospensione quasi onirica: le azioni di quell’uomo che appare intento a costruire una strana macchina, le parole che gli sgorgano dalla bocca tra cascate e sputi, il tempo. Quel tempo «nimico tremebondo» che «sumerge e cade e manca». Il tempo dall’incedere inesorabile come un metronomo, una goccia che gocciola in un secchio, un conto alla rovescia che segnerà irrimediabilmente il respiro di chi è dentro e fuori scena. Come si fosse a un passo dall’esplosione (poco prima o poco dopo, infine, che cambia?).
Tutto è nel mentre. Come sull’orlo di un cratere. Come a un soffio dall’uragano.
E intorno: luci trasportabili a filo delle officine meccaniche, rumori meccanici e industriali.
Fino a quella fine che arriverà sfumandosene in dissolvenza. Senza lenire, senza spiegare.

parte di: La Bella Stagione

organizzazione: Portland nuovi orizzonti teatrali