“Il Canto del Bosco” - Film e workshop di canto popolare
Nell’ambito dell’iniziativa “i Suoni di Vaia” un focus dedicato al bosco, il contesto nel quale, alla fine di ottobre 2018, la Tempesta Vaia ha colpito duramente
E' in programma oggi “Il Canto del Bosco”: proiezione del film “La bòta. Canto e lavoro dei boscaioli in Valfloriana” di Renato Morelli e un workshop di canto popolare con Morelli e l’ensemble “D’altro canto Duo”, le soliste Elida Bellon e Giulia Prete.
Il bosco, nel passato, rivestiva per le comunità locali un’importanza e un ruolo molto diverso rispetto ad oggi. Era fonte di sostentamento a vari livelli e, le comunità, se ne occupavano con modalità, regole e programmi ben definiti e condivisi.
Il film, “La bòta. Canto e lavoro dei boscaioli in Valfloriana”, è stato girato nel 1990 e ha una durata di 25 minuti. Alla proiezione, seguirà un breve workshop di canto popolare dove l’etnomusicologo Morelli e le soliste dell’ensemble “D’altro canto Duo” proporranno alcuni canti tradizionali (che hanno per argomento il bosco, gli alberi, le piante), coinvolgendo il pubblico nell’esecuzione corale.
In tutto l'arco alpino, prima dell'avvento dei mezzi meccanici, i boscaioli utilizzavano una particolare tecnica-canto di lavoro per realizzare le grandi cataste dei tronchi. In Valfloriana, nel Trentino orientale, questa tecnica è ancora in funzione ed è chiamata la bòta. "Basso", il boscaiolo più anziano, dirige una squadra di boscaioli cantando la bòta, un canto di lavoro che consente appunto di coordinare e organizzare lo sforzo, evitando eventuali incidenti. Linguisticamente la bòta utilizza un gergo specifico, noto anche ai boscaioli delle vallate limitrofi. La particolare testimonianza del "Basso", oltre a decodificare questo gergo, ricorda e descrive il lavoro dei vecchi boscaioli della val di Fiemme: ciò è stato documentato con immagini in bianco e nero girate in 35 mm dal regista roveretano Adriano Zancanella, negli anni Cinquanta del secolo scorso, con il documentario “Sinfonia Verde” (la pellicola è stata appositamente restaurata per il film “La bòta” di Morelli).
"Basso" descrive il funzionamento della Cava, una monumentale costruzione in pietra, una specie di lunghissima pista da bob, che serviva a convogliare a valle il legname nel periodo invernale. La realizzazione delle strade forestali ha di fatto eliminato le cave e i relativi pericoli. Gli incidenti, spesso anche mortali, sono testimoniati dagli Ex Voto custoditi nella chiesa di Predazzo e nella sede della "Magnifica Comunità" di Cavalese.
La Cava di Valfloriana fu distrutta dall'alluvione del 1966. È stato comunque possibile documentare, seppur parzialmente, l'ultima Cava ancora in funzione nel Trentino, (a Forno, in val di Fassa, proprietà della Regola feudale di Predazzo) attraverso le pionieristiche e suggestive immagini girate in super 8 da Raimondo Degiampietro.
Ingresso libero e gratuito
Ai partecipanti un coupon in omaggio per l’entrata al Museo alla tariffa agevolata di un euro
organizzazione: Museo degli usi e costumi della gente trentina