Il 'Cornet' di Rilke nella lettura di Vincenzo Errante
Pagine del Garda
«Il 'Cornet' di Rilke nella lettura di Vincenzo Errante»
Presentazione del volume a cura di Paola Maria Filippi
a seguire Gabriela Corini legge: «La ballata sull'amore e sulla morte dell'alfiere Cristoforo Rilke» nella traduzione di Vincenzo Errante
Gabriela Corini
Forte del successo ottenuto lo scorso anno al castello di Sarteano (Siena) e alla Torretta Valladier a Roma nell'aprile scorso, riporta in scena una delle opere più sentite di Rainer Maria Rilke: «Il canto di amore e morte dellalfiere Christoph Rilke». Lautore trasse i temi da una cronaca apparsa nel 1665 a Regensburg: una relazione del conte Johan Stauffemberg, secondo cui lalfiere Christoph Rilke, fratello di Otto von Rilke, avrebbe prematuramente incontrato la morte nel 1663 in Ungheria combattendo contro i turchi durante la campagna di Raimondo Montecuccoli. Un testo emotivo, scritto da Rilke in una notte del 1899, che divenne per i soldati della prima guerra mondiale lespressione del loro «disagio doloroso». «Costruito attraverso vividi frammenti il testo risulta nel suo complesso unopera di pura poesia, conseguendo comunque, attraverso il susseguirsi dei capitoli, la forma narrativa del racconto». In questa occasione il poema di Rilke rivive nella traduzione di Vincenzo Errante, di cui la Biblioteca Civica di Riva del Garda conserva il manoscritto autografo e la prima bozza di stampa apparsa nel 1929. Non si tratta di una traduzione filologica ma di una libera rivisitazione in versi secondo lo stile interpretativo poetico dello stesso Errante.
Vincenzo Errante
(Roma, 12 febbraio 1890 Riva del Garda, 25 agosto 1951)
Filologo e germanista, nacque da Celidonio Errante, nobile palermitano e funzionario ministeriale, e da Maria Rosmini, di origine trentina e parente del filosofo Antonio Rosmini. Mentre frequenta le lezioni di lingua e letteratura greca di Ettore Romagnoli, studia anche il tedesco ma si laurea nel 1912 con una tesi di argomento storico, pubblicata nel 1915 con il titolo «Forse che sì, forse che no. La terza spedizione del duca Vincenzo Gonzaga in Ungheria alla guerra contro il Turco (1601), studiata su documenti inediti». Il suo interesse per la letteratura tedesca si manifestò nelle conferenze di Vicenza del 1912 e 1914 su «Il romanticismo in Germania» e sui Saggi di versione metrica dalle elegie di Wolfgang Goethe e Friedrich Schiller, pubblicati successivamente. Nel 1915 fu chiamato in guerra e combatté con il grado di capitano sul fronte dell'Altissimo. Risalgono a questo periodo le traduzioni del Faust, di Lenau e delle poesie del Mare del Nord di Heine, pubblicate nel primo dopoguerra. Scopo dichiarato del traduttore è presentare ai moderni lettori le opere del passato «sotto una specie che rechi, dell'epoca, il suggello spirituale e formale», essendo ogni opera di poesia «una entità che nel susseguirsi delle generazioni passa per una serie di successive metamorfosi». Nel 1922 vince il concorso per la cattedra di Letteratura tedesca all' Università di Pavia, e vi tiene la prolusione inaugurale su Goethe, interpretato alla luce del superuomo di Nietzsche. Nel frattempo è direttore della casa editrice «Unitas», condirettore della «Mondadori» e membro del comitato direttivo della «Rivista d'Italia». I suoi interessi si concentrano sulla poesia di Rilke e sul saggio «Rilke. Storia di un'anima e di una poesia», del 1930. Nel 1932 succede nella cattedra di letteratura tedesca dell'Università di Milano a Gian Antonio Borghese, che per protesta contro il regime lascia l'Italia per gli Stati Uniti. Di questi anni sono altre traduzioni di autori tedeschi, da Hölderlin a Hofmannsthal, dal Tristano e Isotta di Wagner al Faust di Goethe; inoltre, due monografie sullo stesso Goethe e sul Lenau, oltre a un'antologia per le scuole secondarie e alla direzione di un'enciclopedia per ragazzi. Alla fine della guerra preferisce lasciare l'insegnamento; si avvicina all'opera di Shakespeare, del quale traduce le tragedie più popolari, e con l'allievo Emilio Mariano prepara Orfeo, un'antologia di traduzioni. Muore nel 1951 a Riva del Garda, dove ha stabilito la propria residenza dal 1940; è sepolto a Torbole, all'esterno della chiesa di Sant'Andrea, in un punto panoramico sul Garda che amava frequentare negli ultimi anni di vita. Fu definito da Valentino Bompiani un «barone siciliano traduttore di Goethe in versi dannunziani».
organizzazione: Comune di Arco - Associazione Il Sommolago - Servizio Attività Culturali Intercomunale di Arco e Riva del Garda