Il Gatto in Tasca

Di George Feyedeau - trad. e adattam. di Cecilia Calvi

Teatro , Teatro di Prosa

Filodrammatica "Amicizia" di Romeno

Scherzi, malintesi e colpi di scena all’insegna della più sfrenata comicità

Considerato il padre del vaudeville, Georges Feydeau (1862-1921) nelle sue opere amalgama il ritratto della società parigina e francese di fine Ottocento con i meccanismi della comicità regolati come gli ingranaggi di un orologio. 
Anche in questo “Chat en poche” Il gatto in tasca l’autore, che si colloca nella grande tradizione della farsa transalpina inventata da Molière e Beaumarchais, non tradisce certo le aspettative del pubblico offrendo una spassosa commedia in cui la trama scaturisce dal ritmo indiavolato, dal movimento continuo di situazioni paradossali, dalle peripezie vicine all’'assurdo che scatenano, inevitabilmente, una valanga di risate e di divertimento per chi assiste a questo secondo vaudeville scritto quando Feydeau aveva soltanto 26 anni e rappresentato per la prima volta a Parigi nel 1888.

Nella loro casa di campagna, monsieur Pacarel e la moglie Marta ospitano due amici di famiglia: il dottor Obitor e la consorte Amandone. Monsieur Pacarel, incolto quanto simpatico padrone di casa, arricchitosi con lo zucchero per diabetici, si mette in testa di dare lustro alla famiglia facendo rappresentare, al teatro dell’'Opéra di Parigi, un “Faust” scritto dalla figlia. Per questo il nostro pensa ad un ricatto. Visto che il teatro sta cercando di scritturare il tenore più famoso del momento, Pacarel intende anticiparne le mosse ingaggiando personalmente l’artista. Sarà in cambio di quest’ultimo che chiederà all’'Opéra di rappresentare il lavoro della figlia. 

Ma come si dice in questi casi il diavolo fa le pentole ma non i coperchi e così, in casa del povero Pacarel, si scatena una vera e propria girandola di equivoci, esilaranti malintesi, vertiginosi colpi di scena e di deliziose situazioni comiche che rivelano tutto il genio dell’inventore del vaudeville. 


organizzazione: Filodrammatica “La Marianela”