Il Giappone e i giapponesi di oggi, secondo THE PASSENGER, la rivista di Iperborea
iL GIAPPONE ED I GIAPPONESI DI OGGI SECONDO “THE PASSENGER”, LA RIVISTA LIBRO DI IPERBOREA
Se c’è un editore che in questi ultimi anni ha saputo cavalcare la crisi e differenziare i suoi progetti, proponendo corsi di lingua, festival letterari e lanciare nuovi autori, questa è stata la casa editrice Iperborea, da sempre specializzata nella proposta di letteratura dall’Europa del nord.
Uno dei suoi ultimi progetti è stato The Passenger, i cui primi due numeri hanno avuto come paesi oggetto di attenzione, prima l’Islanda e poi l’Olanda.
Due successi clamorosi, con il primo numero che entra addirittura in classifica.
Poi, il colpo di scena che spariglia le carte ed allarga gli orizzonti...
THE PASSENGER, la gloriosa “rivista libro” monografica di Iperborea ha lasciato l’Europa ed è sbarcata in Giappone, dove la missione di esplorare il contemporaneo è più stimolante che mai.
Il popolo del Sol Levante reprime le emozioni e protegge la propria cultura, la sua anima è considerata ancora oggi impenetrabile e per avervi accesso c’è bisogno della sensibilità di uno scrittore, del coraggio di un reporter, della lucidità di un giornalista.
A parlarci del Giappone saranno due ospiti d’eccezione:
Marco Agosta (caporedattore) e Giacomo Donati (collaboratore speciale di questo numero e socio fondatore di NanBan).
Due grandi nomi della letteratura nipponica raccontano il «loro» Giappone personale: Banana Yoshimoto ci ospita nel suo quartiere preferito, Shimokitazawa, Ryū Murakami invecchiando riflette sul senso della vita e il calo del desiderio in un paese di aspiranti suicidi.
In questo viaggio nel Giappone di oggi scopriamo come la tragedia di Fukushima, rievocata dal grande corrispondente Richard Lloyd Parry, ha riacceso il culto degli antenati e la passione per il sumo – una disciplina millenaria intrisa di rituali e gerarchie – non si sia mai spenta, sebbene a vincere oggi siano ormai solo lottatori stranieri come ci spiega Brian Phillips.
Il legame con il passato non è sempre così innocuo e può prendere una deriva revisionista, patriottica e conservatrice: è questo lo scenario in cui si muove una setta shintoista vicinissima al governo Abe, smascherata da un’inchiesta dell’abilissimo Jake Adelstein, a cui fa da contraltare la visione ottimista di un grande conoscitore del Giappone, Ian Buruma, che invece sottolinea come il paese nonostante tutto, grazie alla pace sociale che vi regna, sia rimasto indenne all’ondata di populismo mondiale.
Ma c’è anche chi rimane ai margini della società, come la minoranza ainu nel Nord dell’Hokkaidō che scopriamo nel reportage di Cesare Alemanni o i disoccupati e indebitati che scompaiono all’improvviso liberandosi del proprio passato e vivendo una vita da fantasmi «evaporati», un fenomeno di massa raccontato da Léna Mauger.
Anche le donne sono rimaste a lungo ai margini della vita economica e politica del paese, e Ryōko Sekiguchi ci mostra come molte, oggi, incredibilmente, dopo decenni di emancipazione sognino di tornare a coltivare i loro hobby tra le mura di casa. Un paradosso come quello della passione per la black music che risuona nel reportage di Amanda Petrusich, in un paese invece estremamente chiuso verso l’immigrazione; mentre anche sul cinema abbiamo uno sguardo insolito, quello di Giorgio Amitrano che ripercorrendo molti capolavori giapponesi mostra come il mito della famiglia-tipo nipponica sia stato costantemente messo in crisi dal grande schermo.
Ingresso libero