Il Viaggio dentro, il Viaggio fuori

Manifestazioni ed eventi

Ciclo di Conferenze
Il Viaggio dentro, il Viaggio fuori

In principio è Odisseo: che inventa
il viaggio in quanto lo narra
Si può desiderare qualcosa
a condizione che
non la si raggiunga mai
S. Freud

P R O G R A M M A
16|04
La traversata delle Alpi in bicicletta
Relatore, Alessandro de Bertolini Giornalista e Ricercatore Fondazione Museo Storico del Trentino

23|04
Trentini in viaggio: storie di migrazione
Relatrice, Valentina Galasso Ricercatrice – Centro Documentazione sulla Storia dell'Emigrazione Trentina
Con proiezione del Documentario Storie di mondo Regia di Lorenzo Pevarello

30|04
Il viaggio di una vita
Relatori,
Annamaria Marchionne, Presidente Atmar, Associazione Trentina Malati Reumatici
Lucio Costantini, Musei di Ronzone
Verrà proiettato il filmato La luna di Frida
Con la partecipazione della Sig.ra Tiziana Degasperi

Oggi siamo forse abituati più a spostarci che a viaggiare; a muoverci trascinandoci dietro tutto il nostro immaginario, le nostre abitudini, prospettive, attese, ideazioni, addirittura le nostre ordinarie 'comodità'.
E ciò forse impedisce o, in un certo qual modo, raggrinza quell'incontro con altre terre e culture, ove altri cieli e costellazioni inaspettate si inscenano allo sguardo; ove l'esperienza di odori, cibi, colori, religioni, solitudini, paesaggi, usanze, volti, rischia sempre di esser declinata a partire da quelle esigenze di senso che non sappiamo quasi mai riconoscere esser solamente le nostre, e non necessariamente quelle di coloro che via via incontriamo.
Oggi, quindi, forse ci si sposta solo molto, viaggiando poco e leggendo spesso il viaggio più come opportunità di disidentità o fantasia di sparizione o la più facile e indolore delle fughe da ciò che abitualmente siamo e facciamo, piuttosto che reale esperienza di incontro e trasformazione profonda.
Non si può infatti viaggiare rimanendo gli stessi di sempre, incrodati in abitudini che si stratificano su abitudini che danno, infine, (pseudo)vita a quell'io inerziale che piano piano si abitua a dimenticare d'esser solo un'abitudine stratificata.
Il viaggio, infatti, mette spesso in luce l'ombra dei nostri quotidiani destini, mostrandone i vuoti sottesi, (in)segnando quella distanza che ne permette una loro più precisa e rivelativa 'messa a fuoco', mettendo a nudo, quindi, i fili ai quali solitamente siamo attaccati, fili che, se è vero che costituiscono le trame della nostra identità sociale, è anche vero però che, al contempo, de-limitano l'accadimento dell'esperienza e il senso del possibile al quale siamo originariamente aperti.
L'esperienza del viaggio – di quel viaggio che vive della prospettiva dello spaesamento e non del conseguimento di mète - apre infatti l'esistenza all'aleatorietà degli incontri, alla relatività del senso, alla contingenza delle terre, degli eventi, delle forze, dei tempi, inoltrandoci in ambiti nei quali le routine consolidate, proprie del nostro quotidiano abituale, sfumano lasciando che l'esperienza in esse vissuta come già pre-vista, calcolata, preformata possa ora disvelarsi in tutta la sua claustrofobica verità.
Viaggiando si esce da ciò che abitualmente ci ospita, e questa esperienza di (temporanea) separazione dall'ordinarietà dell'esistenza che ci sorregge tutti i giorni, precisa come viaggiare sia uno dei pochi buoni antidoti a quella sorta di suicidio lento, omeopatico che a volte si ha la sensazione di vivere quando si è chiusi tra le indifferenti mura del lavoro, della casa o delle scontate vie e cose di ogni giorno…

Quando non indirizzato o quando non si dà prefissata la mèta o quando ancora non confezionato su misura in agenzia, né misurato a partire dalle attese di un ritorno garantito, il viaggio desitua, esponendo l'esistenza a sollecitazioni che evocano forze incodificate, inducendo chiarimenti, provocando 'prese di posizione' su se stessi, sui propri valori, sulle proprie visioni del mondo, che forse mai avremmo preso o anche solo voluto considerare nella nostra quotidiana abituale esistenza.
Ma viaggiare oggi, è offrirsi allo spaesamento, ad esperienze di stupore? Conosce oggi il viaggio l'erranza, il disincanto, la sorpresa, la meraviglia, quell'altrove che i processi di colonizzazione materiale e simbolica che hanno 'esteso' l'Occidente 'in ogni dove', hanno probabilmente oramai estinto?
Non siamo forse oggi un po' tutti viaggiatori viaggiati da un immaginario eterodiretto, ove ci si muove solamente per 'arrivare'ad una mèta?
Se 'l'altrove', 'l'esotismo', il 'remoto', vengon venduti last minut, che ne è del viaggio captato in quella macchina di produzione del 'divertimento di massa' che ne considera di fatto i soli aspetti ludici e di evasione?
Nel viaggio, almeno secondo noi, ci sembra, anzitutto, non conti solamente la mèta – per quanto ben pubblicizzata -, ma forse, e di più, le terre attraversate, le vastità senza riferimento, le piogge improvvise, l'istante della strada, il riaffiorare della nostra anima-animale, i paesaggi inspiegabili e quelle linee dell'inconsueto che si profilano 'là', ove tutto può essere, insieme, enigmatico caso o inesplicabile destino.
Guardando solamente alla mèta, troppo spesso, infatti, si perdono il sapore e il gusto delle vie, il loro odore, rischio, la loro intrigante seduzione – soprattutto di quelle vie che non hanno mèta e nelle quali spesso si divaga perché anche dio si dimentichi di noi, finalmente decisi da nulla e da nessuno.
Si sa, nell'esperienza umana si avvicendano viaggi di ogni genere, individuali e collettivi, per terra, mare, cielo, nei saperi, nella psiche, nel dolore, nell'arte, compiuti con ogni mezzo, in vista di ogni scopo e alla ricerca delle cose più impensate, al punto tale da poter forse dire che ogni uomo o donna, ogni società o cultura 'è', in un certo qual modo, 'il proprio viaggio'.
Ed esistono (da sempre) viaggi ai margini della società (ritratti, ad esempio, in Hesse, Sartre, Pasolini) o nell'assurdo (Camus), compiuti da uomini del sottosuolo (Dostoevskij), o percorsi on the road nella selva dell'autodistruzione (Kerouac, Miller, Morrison); viaggi fantastici (Cervantes, Swift, Carroll, Verne, Disney) o di fuga (Stendhal, Foscolo, Céline) o direttamente inabissatisi agli inferi (Gilgamesh, Ulisse, Cristo, Dante, Freud, Conrad).
Esistono da sempre Popoli in viaggio (Guaranì, Rom) e viaggiatori di Popoli (Marco Polo, Chatwin, Strehlow), viaggi nella fede (Agostino, Teresa di Calcutta), nella memoria (Proust), nella follia (Artaud), nelle città reali (Basilico) o immaginate (Calvino); viaggi di conquista (Alessandro Magno, Eldorado, West) o di scoperta (Colombo, Darwin, Soyuz 1959)… e si potrebbe certo continuare ancora e con più ampi riferimenti, poiché sterminato sembra essere il catalogo delle 'tipologie' di viaggio.
In questo primo ciclo di incontri dedicato a questo originario tema antropologico abbiamo 'isolato' quattro differenti espressioni e testimonianze proprie di viaggi d'esperienza in dimensioni che conducono su strade il cui significato da sempre è aperto a poter essere riattraversato: fede, natura, emigrazione, malattia.

In un prossimo ciclo, altre strade, altri incontri, altri viaggi. Dentro e Fuori…


organizzazione: Musei di Ronzone