Il fascino della natura in Bartolomeo Bezzi

Mostra

Mostra a cura di Alberto Pattini
Testi in catalogo di Fiorenzo Degasperi, Margherita de Pilati, Elisabetta Staudacher e Alberto Pattini
Progetto allestimento espositivo: Augusta Conta
Realizzazione allestimento e trasporto delle opere: Gianni Antonio Thiella
Segreteria della mostra: Lorenzo Andreatta, Wanda Giovannini e Lino Lucchi

Il 3 maggio 2003 alle ore 18.00 l’Amministrazione Comunale di Trento con l’alto patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri, della Presidenza della Regione Trentino-Alto Adige e del Consiglio Provinciale della Provincia Autonoma di Trento, inaugura a Palazzo Geremia la mostra Il fascino della natura in Bartolomeo Bezzi curata da Alberto Pattini e dedicata al pittore trentino in occasione dell’80° anniversario della sua morte. Geniale paesaggista e valente interprete delle emozioni della natura, l’artista si avvicina alla corrente del paesaggismo veneto di Secondo Ottocento e al simbolismo naturalistico europeo nell’ultimo periodo della sua vita. Con i quadri in mostra provenienti da collezioni private italiane, musei e gallerie pubbliche - Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto, Galleria Internazionale d’Arte Moderna Ca’ Pesaro di Venezia, Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Galleria d’Arte Moderna di Milano, Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza, Museo Civico di Castelvecchio di Verona, Civico Museo Revoltella di Trieste - da enti pubblici e privati - Consiglio Provinciale della Provincia Autonoma di Trento Cassa Rurale di Rovereto, Cassa Rurale di Trento, Banca di Trento e Bolzano, Gruppo ITAS Assicurazioni, Collezione d'arte UniCredito Italiano, Mediocredito Trentino-Alto Adige spa., Autostrada del Brennero A 22, Tecnofin - si vuole ripercorrere il cammino artistico di Bartolomeo Bezzi (1851 - 1923) attraverso i lavori compiuti dalla metà degli anni Ottanta del XIX secolo al primo decennio del Novecento.
Nelle quarantotto tele esposte si potrà ammirare la sapienza con cui Bezzi descrive l’agonia del giorno dopo il tramonto del sole, quel caratteristico bagliore di luce che avvolge per alcuni istanti la natura prima di lasciarla coprire dalle tenebre.
Tra le opere più significative si segnalano: CAMPAGNA ROMANA, presentato nel 1884 a Torino, nel 1885 all’esposizione Universale di Anversa e nel 1911 all’esposizione Internazionale di Roma (Milano, collezione privata); SULLE RIVE DELL’ADIGE, esposto nel 1885 a Milano, nel 1886 a Roma e a Berlino dove venne premiato, nel 1887 a Venezia dove venne acquistato dal Re Umberto I e donato al Comune di Trento dal Re Vittorio Emanuele III nel 1921 (Mart); SOLE CADENTE SUL LAGO DI GARDA, esposto nel 1888 a Bologna e a Parigi, dove venne premiato, e a Trieste nel 1890, dove fu acquistato dal Museo Revoltella (Trieste, Civico Museo Revoltella, Galleria d’Arte Moderna); DA CLES, esposto a Torino nel 1892 e premiato con medaglia d’oro dal Ministero della Pubblica Istruzione (Trento, collezione privata); CANAL GRANDE A VENEZIA, presentato nel 1895 all’Esposizione Permanente di Milano e nel 1896 all’esposizione della Secession di Monaco di Baviera (Trento, collezione privata); SAN MICHELE ALL’ADIGE (Alto Adige), esposto nel 1895 a Torino e alla Prima Biennale di Venezia e nel 1898 all’esposizione della Secession di Monaco di Baviera (Verona, collezione GlaxoSmithKline); VENEZIA CHE DORME, presentato nel 1889 a Roma e alla Terza Biennale di Venezia del 1899 (Trento, collezione Unicredito Italiano); MATTINO SUL LAGO, esposto nel 1903 alla Quinta Biennale di Venezia (Piacenza, Galleria Ricci-Oddi); FANTASIE DELL’ARIA, in mostra alla Sesta Biennale di Venezia del 1905 (Rovereto, collezione privata); POESIA INVERNALE, esposto nel 1909 all’Ottava Biennale di Venezia e all’esposizione internazionale di Roma del 1910 (Trento, Provincia Autonoma di Trento)

Nato in Val di Sole (Trento) nel 1851, a undici anni rimane orfano e lascia il Trentino per lavorare come venditore ambulante; a vent’anni si trasferisce a Milano e frequenta l’Accademia di Brera, dove è allievo di Giuseppe Bertini. In questi anni giovanili, stringe amicizia con Filippo Carcano, considerato il fondatore del Verismo lombardo, e viene attratto dall’antiaccademismo degli artisti scapigliati, approdando ad un’elaborazione libera e sognante del tema del paesaggio. All’esposizione di Brera del 1882 vince il premio Fumagalli con l’opera Pescarenico. E’ il primo di una serie di riconoscimenti ottenuti in numerosi concorsi italiani ed esteri. I suoi cinque paesaggi esposti alla mostra nazionale di Roma del 1883, riscuotono un enorme successo e vengono acquistati dal Re d’Italia, dal Viceré d’Egitto e dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma. Il legame con la sua terra d’origine è sempre presente nella sua vita e nei soggiorni in Trentino frequenta il salotto culturale della baronessa Giulia Turco Lazzari, in compagnia di Eugenio Prati, Luigi Nono, Angelo dall’Oca Bianca e di tanti altri artisti, critici, scrittori e musicisti.
Da Milano si trasferisce a Verona e poi a Venezia dove, oltre ad avvicinarsi alla pittura veneta, diviene organizzatore culturale e promotore per le Biennali. E’ proprio Bezzi, infatti, ad insistere perché le esposizioni veneziane assumano un carattere internazionale. L’organizzazione delle Biennali gli consente di viaggiare in Scozia, Inghilterra, Germania, Austria e Francia. A partire dal 1883 partecipa alle più importanti esposizioni artistiche internazionali, come la Secession di Monaco di Baviera e l’Exposition International di Parigi del 1900, dove vince una medaglia d’argento per il dipinto Giorno di magro (Trento, Mart). Nel 1911 è a Roma per organizzare l’Esposizione Universale, nel 1913 torna a Verona, dove è colpito da una malattia nervosa. Con la sospensione forzata dell’attività pittorica, rientra in Trentino e vive a Cles dove si spegne il 7 ottobre 1923.
La sua ricca produzione è quasi interamente dedicata al paesaggio; Bezzi infatti è abbastanza parco nel ritratto e nei quadri di figura. Alla fine degli anni Ottanta si avvicina ad un’elaborazione lirica e crepuscolare del tema della natura, che caratterizzerà la sua produzione fino al primo decennio del Novecento. La luce è uno degli elementi fondamentali dei suoi lavori. E’ un irraggiamento ottenuto con brevi pennellate, tocchi soffici di colore depositato delicatamente sulla tela. Nei suoi quadri lo spazio raggiunge orizzonti indefiniti e misteriosi. La rappresentazione del vero è ottenuta con una finezza di colorito straordinaria che mostra una predilezione per le tonalità grigie.
Il suo successo, oltre che decretato dagli acquisti da parte dei più importanti musei italiani ed esteri, è confermato dagli elogi pressoché unanimi della critica del tempo. Più volte paragonato al francese Corot, Nino Barbantini lo definisce il più intimo e aristocratico tra i paesisti viventi e dopo la sua morte “chi detterà la storia dei pittori italiani dei nostri tempi, quando il campo sarà sgombro di quelli che fanno troppa fortuna da vivi, scriverà il nome di Bezzi in grande”, Vittorio Pica gli riconosce “ il dono, davvero raro e prezioso, di far cantare l’anima delle cose”, mentre per Ugo Ojetti è “il poeta delle sottili e delicate sensazioni luminose”.

"IL FASCINO DELLA NATURA IN BARTOLOMEO BEZZI"
COMUNE DI TRENTO - SVILUPPO CENTRO STORICO
- VIA BELENZANI 19 - 38100 TRENTO
Progetto della mostra e del catalogo a cura di Alberto Pattini
Segreteria della mostra:
TEL. 0461-884236 - 884155;
FAX 0461-884155
e-mail: sviluppocentrostorico@comune.trento.it


organizzazione: Comune di Trento Sviluppo e Valorizzazione del Centro Storico - Giardineria del Comune di Trento