Il giardino di Rose
Il giardino di Rose
liberamente tratto da La Signorina Papillon (nel paese dei brutti sogni) di Stefano Benni
Personaggi e interpreti
Rose:Ester D'Amato
Marie Luise:Federica Chiusole
Armand: Giovanni Oieni
Costantin Millet: Marco Berlanda
Regia: Manuela Girardi
Progetto luci:Paolo Dorigatti
È una favola surreale, in una collocazione spazio/temporale del tutto arbitraria, basata sul continuo incontro/scontro fra i quattro protagonisti. Scritto nel 1992, sembra lo specchio del degrado umano e culturale di un certo mondo e di un certo stile di vita che ha caratterizzato i nostri ultimi trent'anni.
La vicenda ruota attorno alla figura di Rose, ingenua sognatrice, immersa nella quotidianità del suo
delizioso giardino, intenta a coltivare e disegnare rose e a collezionare farfalle. Ma il mondo bussa alla porta del magico regno, in cui Rose si è praticamente rinchiusa, sotto forma di tre 'macchiette' che potrebbero trovare
facile collocazione (in un cinico gioco delle parti) nella società attuale: Costantin Millet, il mediocre poeta/tuttologo
che trascorre il suo tempo tra le apparizioni nei talk show televisivi; Marie Luise, paparazzata negli eventi mondani al fianco di calciatori, politici, tronisti; Armand, il caprone ignorante di cui ormai c'è l'imbarazzo della scelta,
l'arrampicatore sociale, quello che compie la scalata personale non grazie all'acume e al carisma, ma al cinismo e a una buona dose di pelo sullo stomaco. L'umanità rappresentata è "il placido defilè dell'indifferenza", è la "merda in ghingheri", società attualissima e vicina ad ognuno di noi, con l'ipocrisia dei rapporti, l'urgenza di apparire, l'assenza di un senso dell'esistere e la vuotezza di tante parole.
Insomma un teatro provocatorio, quasi dell'assurdo, che mescola incubi e sogni, invenzione e realtà, con Rose che, chiusa nel suo giardino e nella sua ingenuità, non sa cosa le succede attorno.
Ma non siamo un po' anche noi come i fiori di Rose? Viviamo un solo giorno e per la maggior parte del tempo ignoriamo quel che succede davvero nel mondo che ci circonda, ignavi, nel nostro curato giardino, chiusi nella campana di vetro della nostra quotidianità?
Coerenti con il progetto laboratoriale in cui lo spettacolo è nato, la scenografia è stata realizzata utilizzando materiale di recupero (bottiglie, tappi, cartone'.) e in una sorte di azione performativa, viene via via trasformata attraverso l'impatto dello spettacolo agito dagli attori stessi, come impronta della loro presenza sulla scena, in un paradossale parallelismo con la realtà del mondo dove quotidianamente viviamo, agiamo, distruggiamo sporchiamo, consumiamo...
organizzazione: Compagnia AriaTeatro