Inaugurazione del nuovo allestimento della sezione Agricoltura del Museo di San Michele
Domenica 13 aprile a ore 17 sarà inaugurata la sezione introduttiva del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina
La sezione di Agricoltura del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, collocata nel vecchio refettorio a piano terra dellantico Istituto Agrario di San Michele, è da sempre, nel percorso del Museo, la sala numero uno, la più importante, la più significativa: il vestibolo che introduce al percorso.
Allestita nel 1968 dal fondatore Giuseppe ebesta, e appena leggermente ritoccata a inizio anni 90, la sezione viene oggi re-inaugurata in una sua veste completamente nuova.
Ambizione principale del nuovo allestimento è quello di restituire al visitatore limmagine ormai sbiadita di un Trentino ancora prevalentemente rurale, un Trentino foraggero e cerealicolo, che precede di qualche decennio lavvento definitivo del turismo e la transizione irreparabile alla modernità: un mondo in cui la famiglia contadina deteneva ancora ben saldi i presupposti di una propria autosufficienza alimentare, con il fieno da dare alle bovine, primo anello della filiera casearia, con i cereali dei campi e con gli ortaggi.
Nella sala, a partire da un grande diorama che rappresenta linsediamento rurale trentino nelle sue specifiche componenti strutturali il paese preso a modello per la sua tipicità in questo senso è stato quello di Tiarno di Sotto nella val di Ledro si procede allesposizione analitica della cultura materiale tradizionale, ben inquadrata nel contesto strutturato di un paesaggio che assegna spazi diversi ad attività e a strategie produttive diverse, secondo le necessità dei diversi sistemi della fienagione, della cerealicoltura e dellorticoltura: prati, campi e orti.
Il nuovo allestimento, ideato dal Direttore Kezich insieme ai suoi conservatori e realizzato, anche per quanto riguarda la parte materiale, dal collettivo di lavoro del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, è stato progettato dallarchitetto Franco Didonè, già autore di prestigiosi e fortunati allestimenti museali quali il Museo archeologico dellAlto Adige a Bolzano (quello di Ötzi), il Turiseum di Merano, e il Museo delle palafitte di Fiavé, che ha saputo infondervi un po della sua inconfondibile magia, aiutato in questo da alcune belle installazioni dellartista trentino Gigi Giovanazzi. Così, è stata creata lillusione di uno di quei grandi spazi del sottotetto dove nella casa contadina si conservava il fieno, si facevano seccare i cereali, si trebbiava il grano, si tenevano al riparo carri e carretti: uno spazio di lavoro semiaperto, solo allapparenza caotico ma in realtà ordinatissimo, dove con meticolosa precisione trovava posto tutto quello che avesse a servire nelle varie operazioni di campagna scandite dal ritmo annuale.
Dietro siffatte quinte, quattro sono i grandi riferimenti culturali del Novecento appena trascorso, che sottendono la nuova sala: e, percorrendo il secolo a ritroso, troviamo le figure del nostro fondatore ebesta, primo autore di un metodo museografico in cui gli oggetti sono protagonisti, e parlano da sé; degli antropologi americani John Cole e Eric Wolf, autori nei primi anni 70 di uno studio sistematico sullinterazione di società, economia e cultura nel contesto produttivo dellagricoltura della montagna trentina; delletnografo svizzero Paul Scheuermeier, autore nel Trentino degli anni 20 di una ricerca etnografica che ha fatto storia; e per finire, agli albori del secolo, quella emblematica di Cesare Battisti, con il suo lavoro insuperabile di antropogeografo, e le sue magnifiche carte tematiche del territorio trentino alla vigilia della Grande guerra. Riferimenti significativi e suggestioni di primordine, che sono state tutte utilizzate per dar vita a un percorso coerente e coeso, comunicativo e vitale, che possa aprire la strada a una nuova stagione della didattica e della ricerca sul territorio.
Giovanni Kezich, direttore del Museo, commenta così limportanza di questa nuova sala: Per chi lavora in questo Museo ormai da qualche anno, mettere mano alla sezione di agricoltura ha il significato di una grande sfida, di un ritorno alle origini, di unoperazione a cuore aperto. Volevamo soprattutto dimostrare che la museografia etnografica esiste ancora, e che esiste ancora un modo di raccontare il territorio, la sua gente e le sue tradizioni con una metodo curioso del mondo, sobrio, corretto, attento: quella che ci hanno insegnato Giuseppe ebesta, Gaetano Forni, Roberto Togni: i nostri maestri. Se ci siamo riusciti o meno, lo deciderà il pubblico.
La sezione Agricoltura del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina verrà inaugurata domenica 13 aprile a ore 17, in concomitanza con i festeggiamenti per il 140° anniversario dellIstituto Agrario di San Michele.
Suonerà lo string duo Madame Dorè. Rinfresco a cura dellAssociazione per la tutela e la valorizzazione della farina della Valsugana.
Foto: Paul Scheuermaier, Il Trentino dei contadini 1921-1931
Castelfondo, 8 giugno 1821
Roncone 24 maggio 1921
Tuenno 14 ottobre 1931
organizzazione: Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina