Io, Ludwig Van Beethoven

La musica, la fanciulla, la bellezza e l’istante solenne della morte

Teatro , Teatro di Prosa
Io, Ludwig van Beethoven - Corrado d'Elia [ www.teatrolibero.it]

Ludwig van Beethoven fu uno dei più grandi geni musicali mai esistiti. Non si può comprendere il genio con occhi normali, non rientra in nessuna categoria e la sua complessità non si può afferrare. Indagarne la vita vuol dire accostarsi ad altezze umanamente insolite, rubarne per un istante la grandezza e la follia per raggiungere ebrezze ed emozioni insperate.

Così, partendo da una passione antica, ci accostiamo a Beethoven con emozione per indagarne i tanti misteri, la sordità, i rapporti col padre e con il suo tempo, il suo talento, gli amori, profondi e contrastati, le sue durezze e soprattutto la sua musica, la sua musica immortale. E quella Nona Sinfonia, quei quattro movimenti così conosciuti e amati che hanno cambiato la storia della musica per sempre. Perché Beethoven aspettò dieci anni per comporre la Nona avendone la musica già in testa? Cosa successe in quei dieci anni? Cosa cambiò nel mondo che lo circondava e cosa successe dentro di lui, e, soprattutto, come si preparò alla serata della prima rappresentazione, a Vienna, il 7 maggio del 1824?

Ci vuole tempo per raccontare la bellezza.
Chiudiamo gli occhi e ascoltiamo come mai abbiamo fatto prima.

Venerdì 11 marzo ore 20.45 Teatro di Meano

IO, LUDWIG VAN BEETHOVEN

progetto e regia Corrado d'Elia

con Corrado d'Elia

assistente alla regia Andrea Finizio

scene Giovanna Angeli e Luca Ligato

luci Alessandro Tinelli

fonica Giulio Fassina

costumi Stefania Di Martino

consulenza e scelte musicali Andrea Finizio e Monica Serafini

foto di scena Angelo Redaelli

produzione Teatro Libero

www.teatrodimeano.it

 

«La scenografia di Giovanna Angeli e di Luca Ligato è ricercatamente scarna e tuttavia possente nella sua essenzialità, avvolta dalle luci cangianti di Alessandro Tinelli, che interpretano umori, paure, segreti, malinconie, verità ed esplosioni di vita. Uno sgabello centrale e lui, Corrado d’Elia, l’Autore, il Regista, l'Attore.

L’opera viene descritta come un monologo; in realtà è un dialogo tra due voci che si eguagliano: quella di Corrado e del suo testo e quella della musica di Ludwig che, nella sapiente scelta di brani curata da Andrea Finizio e Monica Serafini, entra ed esce di scena, a volte con delicatezza, altre volte con prepotenza, sempre seguendo il ritmo che d’Elia ha voluto, cercato, amato, oserei dire.

“Parlate più forte, gridate, perché io sono sordo!”, scrive in una lettera al fratello. La sordità di Beethoven. La musica segue il filo della malinconia, del ricordo. Poi scende definitivamente il buio e le luci trovano il pubblico in piedi, ad agitare fazzoletti bianchi, analogamente a quanto era accaduto alla prima dell’Inno alla Gioia».

Raffaella Bonsignori, notizie.tiscali.it

 

«Un monologo di poco più di un’ora per raccontare la vita del compositore tedesco Ludwing Van Beethoven, scandagliandone l’animo umano ed i conflitti interiori, contributo alla genesi delle sue celebri composizioni.

Corrado D’Elia, vestendo i panni di un cantore contemporaneo, si affida alla potenza della propria voce e alla capacità di mimica e gestualità per restituirci un ritratto vivido del genio musicale e del panorama dell’epoca.

A fare da sfondo, una scena spoglia eppure densa di suggestioni: un solo sgabello e pareti bianche, che, illuminate da giochi di luce, seguono il ritmo della narrazione.

In questo semplice quadro si fa strada il racconto della vita di Beethoven, dall'infanzia - in una famiglia di umili origini, segnata dal difficile rapporto con un padre musicista alcolizzato, violento, pronto a sfruttare il talento del piccolo Ludwig - alla giovinezza, che vide fiorire otto delle sue Sinfonie.

Particolare risalto viene dato, nella narrazione, alla genesi dell’Inno alla gioia, aggiunto all'ultimo alla sua nona Sinfonia.

Corrado d’Elia sottolinea l’importanza del sentimento per un compositore passato alla storia per il carattere burbero e malinconico; di come, dietro le apparenze di uomo scorbutico e irascibile, si celasse una profonda sensibilità e un grande disagio per l’acuirsi della sordità.

Nel frattempo il panorama musicale viennese veniva dominato dagli italiani, Paganini e Rossini, compositori dotati di una vivacità e leggerezza lontani dalla fisionomia musicale di Ludwig, che si ritrovò così a fare i conti anche con l’incomprensione del suo ambiente.

La vita del genio musicale si trascinò allora tra solitudine, dolore e malattia per dieci anni, il tempo che intercorse dalla composizione tra l'ottava e la nona Sinfonia.

D’Elia, nella sue vesti di autore, regista ed attore, si rivela un aedo contemporaneo in ottima forma. Lo spettacolo realizza un omaggio sentito al grande musicista, cogliendone il lato umano senza sbavature e troppe concessioni al sentimentalismo, giocando con un suggestivo mix di musica e luci che riscuote entusiasmo da parte del pubblico».

Laura Timpanaro, www.klpteatro.it

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