Jack DeJohnette Quartet (Usa)

Musica jazz

Itinerari jazz a Trento e Rovereto 2005

Jerome Harris, chitarra
Danilo Perez, pianoforte
John Patitucci, contrabbasso
Jack DeJohnette, batteria

“Jack DeJohnette mi dava un groove profondo sul quale mi piaceva moto suonare. Jack sapeva suonare la batteria come un dio per le mie esigenze, ci sapeva veramente fare”. Sono parole di Miles Davis, e si riferiscono naturalmente al periodo in cui DeJohnette, non ancora trentenne, entrò nella corte del trombettista, condividendone momenti fondamentali, come quelli legati alle sessioni di registrazione di “Bitches Brew” e “Jack Johnson”. Ma lo sguardo del giovane batterista era già orientato su più orizzonti, e il pur stimolante laboratorio di Miles gli andava stretto: “Jack voleva anche suonare più free, essere un leader, fare delle cose a modo suo, così lasciò il mio gruppo”, ricorda il trombettista nella sua autobiografia. Si può dire che nella parole di Davis sia sintetizzato il profilo artistico di Jack DeJohnette: la capacità di creare un tessuto percussivo solido, elastico e stimolante, la curiosità aperta a trecentosessanta gradi, la preparazione musicale che gli permette di dire cose molto originali anche come leader di una formazione. Già nei titoli dati ai primi dischi da lui firmati, il batterista faceva riferimento alla complessità, alla molteplicità, alla irrequieta versatilità: “Complex”, pubblicato nel ’68, poi “Sorcery”, “New Directions”, “Iresistible Forces”, “Parallel Realities”. Sono titoli che evocano alchimie particolari, mondi paralleli e compresenti su piani diversi, musicali ma pure esistenziali e psicologici. Lo stesso batterista ha sottolineato queste caratteristiche in diverse occasioni: “La mia musica è multidirezionale, eclettica”. Un atteggiamento che lui sa innestare anche nei contesti in cui non è leader, come nel trio di Keith Jarrett, dove la sua batteria è portatrice di grande musicalità, di senso della struttura e di stimolo generativo. I ritmi e i metri complessi da lui utilizzati si esprimono sempre in trasparenza, controllo delle dinamiche, precisione. In sintesi, DeJohnette ha portato a compimento quel processo, iniziato con Max Roach, per cui il batterista nel jazz moderno e contemporaneo è diventato un musicista a tutto tondo, in grado di esprimersi compiutamente anche al pianoforte, di controllare ogni aspetto di un progetto musicale. Il gruppo con il quale attualmente il musicista lavora è eloquente sotto il punto di vista delle intenzioni: ne sono coinvolti, oltre al chitarrista Jerome Harris, da molto tempo con lui, il pianista Danilo Perez e il contrabbassista John Patitucci, che di recente hanno dato vita a una musica di grande apertura e intensità al fianco di Wayne Shorter

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• Dieci giorni prima della data degli spettacoli:
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• Il giorno del concerto a partire dalle ore 19.30 presso la Cassa dell'Auditorium (tel. 0464 452540)