Jacques e il suo padrone
Stagione Teatrale di Nago-Torbole 2004/2005
Compagnia Teatrale Emit Flesti
Jacques e il suo padrone
di Milan Kundera
Con: Marco Berlanda, Francesca Conci, Vito Cornacchia, Alessio Dalla Costa, Fulvio Medeot, Francesca Pegoretti, Gabriele Penner, Luca Santuari
Luci e Scenografia: Paolo Dorigatti, Marco Pegoretti, Alessandro Vallin
Regia: Rocco Sestito
Vincitore al Festival "Sipario d'Oro 2003" dei premi "Miglior Spettacolo" e "Migliore Regia"
La scena è vuota. Entrano due personaggi e con loro un mondo, anzi il mondo, comincia a prendere forma: è la metafora, sempre valida, del teatro come rappresentazione della vita. "...ognuno ha l'entra e l'esce e in di sua vita recita più parti", scriveva Shakespeare e ognuno è il personaggio della storia che Qualcuno, da lassù, ha inventato per lui, sembrano aggiungere Kundera e Diderot attraverso le parole di Jacques le Fataliste, e non fa niente che non sia già stato scritto dall'Autore.
Jacques e il suo Padrone sono in viaggio, ma non sanno verso dove. Questo l'esile filo conduttore che sorregge ben tre storie, quella del Padrone, quella di Jacques e quella di Madame de La Pommeraye, storie d'amore che si dipanano e s'intrecciano in una scena scarna ed essenziale. In un periodo in cui si fa un uso eccessivo e spesso a sproposito dei mezzi elettronici, questo spettacolo vuole essere un ritorno alla semplicità: solamente un lavoro con e per l'attore.
Biglietti in vendita presso:
Sportelli delle Casse Rurali Trentine fino alle ore 16.00 del giorno dello spettacolo o del venerdì precedente se lo spettacolo è programmato di sabato o di domenica
Biglietteria della Casa della Comunità il giorno dello spettacolo dalle ore 20.30
"Jacques e il suo padrone" è stato scritto a Praga nel 1971, pochi anni dopo l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'esercito sovietico: il testo è infatti una rielaborazione in chiave teatrale del romanzo "Jacques il fatalista e il suo padrone" scritto da Diderot tra il 1765 ed il 1777. Dopo due secoli Jacques ed il padrone si trovano a reinterpretare la loro storia perché qualcuno ha deciso di richiamarli in causa. Prima era stato Diderot ed ora è Kundera che determina le loro azioni e le differenze sono minime (ad esempio l'assenza dei cavalli che suscita le ire del padrone). Non è quindi più possibile per loro parlare di un destino assolutamente imprevedibile del quale non curarsi, poiché la successione degli eventi non è mutata e loro stanno ricalcando fedelmente le orme di un tempo.
Jacques e il suo padrone si ritrovano in un ambientazione parigina degli anni sessanta. Lo svolgimento del racconto avviene su un anonima strada dove troviamo passanti, una locanda, un negozio di sartoria e alcuni operai. Mentre il racconto dei due si fa incalzante, i vari personaggi si tramutano agli occhi dei due protagonisti vestendo i panni delle persone evocate nei lunghi flash back: ecco che un eccentrico sarto si trasforma nel malvagio cavaliere di Saint Ouen, due operai diventano Bigre padre e figlio, una evanescente trovatella diventa invece la sfortunata Justin, un anonimo bar la locanda del grande cervo con la sua esuberante ostessa, e un malcapitato barbone nel marchese. Lo scorrere del racconto è cadenzato da queste grandi digressioni che spesso si incrociano e rendono il racconto doppio e sempre più uguale.
Gli avvenimenti che caratterizzano la vita delle persone sono quindi molto più simili di quanto si pensi, anche se poi l'epilogo può rivelarsi differente, come nel caso delle avventure di Jacques e del padrone; tutto ciò porta alla conclusione che non è possibile prevedere il proprio futuro sulla base di esperienze trascorse, poiché non sempre ad una determinata azione corrisponde sempre e soltanto quella reazione e per questo l'uomo non si può considerare padrone del proprio destino, poiché non è detto che tutto quello che ha predisposto vada poi a buon fine. A dimostrazione di ciò vi è la vicenda narrata dall'ostessa riguardante Madame De La Pommeraye, la quale dopo aver architettato meticolosamente un piano per vendicarsi del marchese Des Arcis ottiene un esito diametralmente opposto a quello che si era prefissata, "Perché non c'è nulla di sicuro a questo mondo e le cose cambiano senso appena soffia il vento. E il vento soffia sempre, e voi neanche lo sapete. Il vento soffia e la fortuna si tramuta in sfortuna e la vendetta in ricompensa
.." come le risponde Jacques.
organizzazione: Comune di Nago-Torbole - Coordinamento Teatrale Trentino