K2 la Montagna delle Montagne. Cinquant'anni di salite, tre secoli di storie

Mostra

52° Filmfestival Internazionale Montagna Esplorazione Avventura 'Città di Trento'
A cura di Leonardo Bizzarro e Roberto Mantovani

Libri, fotografie, disegni, carte, oggetti. Tutto ciò che ha contribuito a formare l’immaginario del K2, la seconda montagna più alta della Terra, dalle prime esplorazioni dei pionieri alla spedizione nazionale italiana che, nel 1954, ha raggiunto per prima la vetta del mastodonte himalayano. Questi i contenuti della mostra K2, cinquant’anni di salite, tre secoli di storie, curata dai giornalisti Leonardo Bizzaro e Roberto Mantovani e ospitata nelle prestigiose sale di Palazzo Trentini, a Trento, nell’ambito della cinquantaduesima edizione del Filmfestival.
Rispetto a quella precedente sull’Everest, tenutasi lo scorso anno negli stessi locali, l’esposizione che aprirà i battenti il 4 maggio si configura in maniera diversa, con un percorso decisamente più articolato. Ci saranno ovviamente tutti i libri che hanno raccontato la storia del K2, ma la dimensione bibliografica non sarà la sola a caratterizzare la mostra. Un posto di rilievo spetta senz’altro all’iconografia. Il mastodonte del Karakorum viene infatti proposto attraverso lo sguardo degli esploratori e degli alpinisti che per primi sono arrivati in vista delle sue pendici. Colpi d’occhio e suggestioni che i pionieri delle alte quote hanno trasformato in schizzi, incisioni, disegni e fotografie.
La grande novità di questa sezione è rappresentata dagli acquerelli dei fratelli Schlegintweit, gli esploratori tedeschi che, a metà ’800, si addentrarono tra gli sconosciuti nodi orografici del Karakorum al servizio della Compagnia delle Indie Orientali. Provenienti dal Museo Alpino di Monaco di Baviera, le opere degli Schlegintweit costituiscono, in Italia, una novità assoluta. Ma, sempre per rimanere nel campo dell’immagine, non bisogna dimenticare le straordinarie fotografie di Vittorio Sella, provenienti dalla Fondazione Sella di Biella, le prime che mostrarono al mondo il vero volto del Karakorum e dei suoi ghiacciai. Assai importante, inoltre, la rassegna cartografica sul K2, che raccoglie la quasi totalità delle mappe storiche dedicate alla grande montagna.
Infine gli oggetti storici legati all’epopea dell’esplorazione e della conquista del colosso del Karakorum. Si tratta di cimeli strettamente legati alla storia o ritrovati ai piedi e sulle pendici della gigantesca piramide di roccia e di ghiaccio. Esemplari che, da soli, sono in grado di restituire il fascino di un passato straordinario, quando le grandi catene montuose dell’Asia erano ancora avvolte nel mistero più fitto e l’alta montagna appariva come un pianeta del tutto sconosciuto. Su tutti alcuni cimeli della vittoriosa spedizione del 1954. La telecamera utilizzata in vetta da Compagnoni per la prima ripresa dalla vetta di un ottomila, la tendina d’alta quota utilizzata nell’ultimo bivacco al Campo IX da Compagnoni e Lacedelli prestate dal Cai di Imola e Bologna, le calzature utilizzate da Lacedelli nella spedizione fra cui le scarpe d’alta quota in opossum provenienti dal museo dello Scarpone di Montebelluna.