L'AlterEgo | Eco

Mostra

Mostra di pittura
Catalogo e mostra a cura di Giovanna Nicoletti
Editore Nicolodi

La mostra intitolata Alter Ego | Eco chiude la ricerca svolta presso l’Atelier Segantini che quest’anno ha indagato il tema dell’identità nel contemporaneo avvicinando il percorso di giovani artisti come Greta Frau, Franco Rasma, il gruppo N!03 e Nazario Zambaldi a quello più noto di Albrecht Durer e Giovanni Segantini.
Identico e diverso, presente e rimando alla presenza, sono stati dunque i termini di confronto e di riflessione, indirizzati verso il recupero di una memoria che possa anche esprimere il senso della nostra storia. Nelle immagini che spesso parlano di una identità da scoprire rileviamo inoltre l’incanto di suggestioni arcaiche e metafisiche.

L’universo di Franco Rasma trasferisce il nostro sguardo verso un universo parallelo. Un mondo fatto di silenzi, di azzeramenti, di tempi sospesi, dove l’infinito si muove rallentato, spingendo le proprie onde di propagazione verso l’interno. In questo spazio la superficie dipinta o disegnata trattiene la luce, la dimensione del colore che, scivolando fuori dai contorni, permette alle cose di respirare, di tornare ad essere leggere e palpitanti. Le immagini, forme primarie di un passato arcaico, rimandano alla dimensione narrativa del racconto che ha come protagonista l’inconscio e come scenografia i luoghi personali del lago, delle colline, degli animali.
Nei lavori più recenti sono i fondi argentei a riflettere l’eco delle figure. Il rimando, per questi lavori, è alla visione simbolista di Arnold Böcklin, alle figure avvolte da opulenti panneggi appesantiti dalla densità della nostalgia della meditazione. Queste sagome alludono agli svettanti resti del Castello che sovrasta la città di Arco, il cui paesaggio circostante è facilmente leggibile nei profili della natura.

Nella prigione del Castello il gruppo N!03 installa la rappresentazione del “Refèsso”. Lo sguardo esce fuori di sé e come una onda si sparpaglia nell’aere per poi ritornare a proiettare la nostra immagine. C’è in questo guardarsi una sorpresa di cambiamento per quel frammento che gli altri vedono di noi, per quella caratteristica che conoscono della nostra persona, e che, come nella novella “Uno, nessuno, centomila” di Pirandello, rappresenta una inattesa scoperta. La lettura degli altri è sempre sorprendente: è la riflessione di una eco che scompone, ricompone e rimanda la percezione di un microcosmo conoscitivo di sè e del mondo. E’ anche la scoperta di una alterità alienata che tratta lo spazio della segregazione e della costrizione per liberare una identità spaesante perché diversa.

Nel bosco Caproni Nazario Zambaldi affronta il luogo come spazio concettuale di presenza/assenza dell’essere. Le pareti delle bianche cave e le foglie dei lecci riportano tracce di presenza. E’ una rappresentazione che, appoggiata sulla natura, viene catturata, elaborata e cancellata nella continua metamorfosi dell’elemento naturale.

«Che fai?» mia moglie mi domandò, vedendomi insolitamente indugiare davanti allo specchio. «Niente,» le risposi, «mi guardo qua, dentro il naso, in questa narice. Premendo, avverto un certo dolorino.»
Mia moglie sorrise e disse: «Credevo ti guardassi da che parte ti pende.» Mi voltai come un cane a cui qualcuno avesse pestato la coda: «Mi pende? A me? Il naso?» E mia moglie, placidamente: «Ma sí, caro. Guàrdatelo bene: ti pende verso destra.»
“Uno, nessuno, centomila” L. Pirandello

Reflèsso
Il paradosso dell’arte unitamente alla tecnologia crea spazi e luoghi in cui la realtà subisce piccole variazioni, mutamenti inaspettati che sollecitano la curiosità e la riflessione.
Lo spunto da cui nasce questa videoinstallazione interattiva è il romanzo di Pirandello “Uno, nessuno, centomila” riletto in chiave contemporanea: se Vitangelo Moscarda, protagonista del romanzo, si confronta con la propria immagine riflessa da uno specchio, i visitatori di Reflèsso possono interagire con il loro doppio virtuale, leggero e impalpabile, mutevole e inafferrabile.
La videoinstallazione gioca con la nostra logica e le nostre aspettative introducendo uno scarto percettivo: la nostra immagine rimane intrappolata nel tempo divenendo metaforicamente il nostro eco visivo. Più cerchiamo di avvicinarci al nostro “riflesso” più esso ci sfugge e perde aderenza con l’hic et hunc della nostra presenza.
Reflèsso fa parte di un progetto più ampio realizzato per Bergamo Scienza 2005 e attualmente visibile presso il Teatro Sociale di Bergamo.

videoinstallazione
N!03 studio ennezerotre

sistemi interattivi
Orfeo Quarenghi, Gabriel Rapetti


organizzazione: Comune di Arco Assessorato alla Cultura