L'orda, quando gli albanesi eravamo noi

Convegno

Gian Antonio Stella presenta il suo ultimo libro
L'orda, quando gli albanesi eravamo noi

Gualtiero Bertelli e la Compagnia delle Acque accompagneranno la presentazione con alcuni canti degli emigranti.
Una serata per capire, riflettere, discutere di emigrazione, immigrazione e razzismo

Gian Antonio Stella, 49 anni, vicentino, fa l'editorialista e l'inviato di politica, economia e costume al "Corriere della Sera". Vincitore di alcuni premi giornalistici ha scritto vari libri. Tra i più noti "Schei", un reportage sul mitico Nordest, "Dio Po / gli uomini che fecero la Padania", un velenoso pamphlet sulla Lega, "Lo spreco", un'inchiesta su come l'Italia ha buttato via almeno due milioni di miliardi di vecchie lire, "Chic", un viaggio ironico e feroce tra gli italiani che hanno fatto i soldi e infine "Tribù", un ritratto critico della classe politica salita al potere nel 2001.

Gian Antonio Stella, L'orda, quando gli albanesi eravamo noi, Rizzoli 2002
Volevamo braccia. Sono arrivati uomini. (Max Frisch)
Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci linciavano come ladri di posti di lavoro, ci consideravano "non visibilmente negri" nelle sentenze in Alabama, ci accusavano di essere tutti criminali rinfacciandoci di rappresentare quasi la metà dei detenuti stranieri di New York. Quando gli "albanesi" eravamo noi, vendevamo i nostri bambini agli sfruttatori assassini delle vetrerie francesi e agli orchi girovaghi, gestivamo la tratta delle bianche riempiendo di ragazze anche dodicenni i bordelli di tutto il mondo, espatriavamo illegalmente a centinaia di migliaia oltre le Alpi e gli oceani, seminavamo il terrore anarchico ammazzando capi di stato e poveri passanti ed eravamo così sporchi che a Basilea ci era interdetta la sala d'aspetto di terza classe. Quando gli "albanesi" eravamo noi, ci pesavano addosso secoli di fame, ignoranza, stereotipi infamanti. Quando gli "albanesi" eravamo noi, era solo ieri. Tanto che in Svizzera pochi anni fa tenevamo ancora trentamila figli nascosti che frequentavano scuole clandestine perché ai papà non era consentito portarsi dietro la famiglia.
Nella ricostruzione di Gian Antonio Stella, ricca di fatti, personaggi, avventure, documenti, aneddoti, storie ignote, ridicole o sconvolgenti, c'è finalmente l'altra faccia della grande emigrazione italiana. Quella che meglio dovremmo conoscere proprio per capire, rispettare e amare ancora di più i nostri nonni, padri, madri e sorelle che partirono. Quella che abbiamo rimosso per ricordare solo gli "zii d'America" arricchiti e vincenti. Una scelta fatta per raccontare a noi stessi, in questi anni di confronto con le "orde" di immigrati in Italia e di montante xenofobia, che quando eravamo noi gli immigrati degli altri, eravamo "diversi". Eravamo più amati. Eravamo "migliori". Non è esattamente così.


organizzazione: Provincia Autonoma di Trento - Comune di Storo