La Spagna nel Medioevo

Musica classica

Trento Musicantica 2011

La Spagna nel Medioevo
Culto e cultura

SCHOLA ANTIQUA
Dir. Juan Carlos Asensio Palacios

II pars
Ad Processionem
Deus miserere, Deus miserere Preces
Cantica ex liturgia hispana. Officium Defunctorum (secc. X-XII)
Memorare Domine Antifona
Credo quia redemptor Antifona
Dies mei transierunt Responsorio
Sinite parvulos Antifona
Cantica ex liturgica hispana. Ordo ad consecrandum altarem (secc. X-XIV)
Corpora sanctorum Antifona
Intulerunt sacerdotes Antifona
Cantica ex Missa Mozarabica (sec. XVI)
Per gloriam nominis tui Praelegendum
Gustate et videte Ad confractionem panis
II pars
De organum primitivo (sec. IX-X)
Rex caeli Domine Sequenza
Ex Codex Calixtinus (ca. 1160)
- Ad sepulchrum beati Jacobi Antifona
- Rex inmense Kyrie tropato a 2 v.
- Salvator progressus Responsorio
- Congaudeant catholici Tropo al Benedicamus a 3 v.
Ex Codex Las Huelgas (ca. 1300-1325)
Salve sancta parens. Salve porta/Salve salus/Salve Introito e Mottetto a 3 v.
Rex virginum amator Deus Kyrie tropato a 2 v.
Benedicta et venerabilis; Virgo virginum/Virgo Graduale tropato a 2 v.
Que est ista Alleluia.
Ex Llibre Vermell (Montserrat. sec. XV)
O Virgo splendens Caccia a 3 v.

Tra gli antichi repertori liturgici in latino, il canto ispanico (talvolta chiamato 'visigotico') è uno dei meno conosciuti, anche perché trasmesso dai codici con una scrittura musicale indecifrabile. Creato nel momento di sviluppo delle antiche liturgie, era già perfettamente formato nel VI secolo. L'invasione musulmana della Spagna nel 711 ha rappresentato un duro colpo per la liturgia ispanica, ma dopo una lenta ripresa il repertorio liturgico fu messo per iscritto con neumi in campo aperto, perpetuando, almeno in parte, la tradizione del canto liturgico spagnolo. Quando l'antico rito ispanico fu ufficialmente abolito (Concilio di Burgos del 1081) nessuno si preoccupò di trascrivere i vecchi canti con una notazione che indicasse l'altezza delle note. Possediamo solo una ventina di canti di questo repertorio, trascritti in codici più tardi e dunque leggibili, alcuni di questi si possono ascoltare nella prima parte del concerto. Nel corso dei secoli XI e XII un monaco del monastero di San Millán de la Cogolla (La Rioja) ha raschiato i vecchi neumi ispanici di alcuni canti e ha scritto al loro posto una notazione a neumi-punti che si può leggere. Si sono conservati così sedici pezzi appartenenti all'antico Ufficio spagnolo dei Defunti. Lo stesso è accaduto per un altro manoscritto in cui sono stati raschiati i neumi di tre antifone della lavanda dei piedi del Giovedì Santo e a margine sono state riscritte in notazione neumatica. La zona francese chiamata Settimania o Linguadoca ha conservato a lungo alcune caratteristiche liturgiche portate dai cristiani spagnoli fuggiti dopo l'invasione araba; non c'è dunque da stupirsi se alcuni manoscritti della zona o della vicina Aquitania contengono delle sorprese. In alcuni Pontificali della diocesi di Narbonne si conservano ad esempio varie antifone, appartenenti alla liturgia della consacrazione dell'altare, che facevano parte dell'antico repertorio ispanico. In alcuni Graduali aquitani si conservano piccole serie di litanie (preces) dedicate a processioni collegate a liturgie funebri.
Il programma mostra esempi tratti da entrambe le raccolte. Le antifone dell'Ordo ad consecrandum altare si segnalano per un curioso melodizzare, assai diverso da quello dei canti del repertorio romano o gallicano.

Dopo la definitiva soppressione del rito, questo è rimasto vivo solo in sei parrocchie della città di Toledo, riconquistata nel 1085. La tradizione orale che manteneva in vita le melodie stava svanendo con il tempo, ma agli inizi del Cinquecento l'opera di restauro del rito toledano voluta dal cardinal Cisneros ci ha lasciato quattro grandi Cantorali con le melodie che si cantavano in quell'epoca a Toledo nelle celebrazione del rito mozarabico. Alcuni canti, come i due che chiudono la prima parte del programma, potrebbero appartenere all'antichisismoo repertorio di Toledo, ma di altri, allo stato attuale della ricerca, ignoriamo la provenienza, dato che non coincidono con i canti che sono copiati in campo aperto negli antichi codici visigotici. L'impianto del repertorio gregoriano in Spagna ha comportato la diffusione nella penisola di nuove forme e di nuovi stili. Insieme al nuovo repertorio monodico sono stati introdotti anche tropi e sequenze, e se ne conservano esempi di ottimi autori locali. Allo stesso modo la polifonia trovò subito un ottimo terreno di diffusione in Spagna. Nel monastero di Ripoll è stato copiato uno degli esemplari più antichi del trattato Musica Enchiriadis, che descrive la prima prassi polifonica (rappresentata nel programma da Rex caeli Domine). A poco a poco la Spagna diventò il luogo di nascita di molte e importanti novità musicali. A questo contribuì senza dubbio il Camino de Santiago, vero veicolo del movimento di persone, di circolazione di idee e di stili artistici. Il libro emblematico di Santiago è il Codex Calixtinus, copiato in Francia, ma per essere depositato a Compostela. Il codice contiene opere a una sola voce, ispirate a testi in onore di san Giacomo, alternate a canti polifonico più audaci nei quali il mondo del tropo (Rex immense) è protagonista assoluto. Anche il più antico canto a tre voci che si conosca proviene da questo manoscritto: Congaudeant Catholici è un buon esempio della creatività di uno dei cantori di Parigi, Alberto: predecessore, forse, dei maestri Leonino e Perotino nella cattedrale di Notre Dame. Di fattura pienamente spagnola, copiato per il luogo che ancora lo conserva, il codice di Las Huelgas è una vasta collezione di opere monodiche e polifoniche e contiene stili che vanno dalla polifonia aquitana (ca. 1050) fino ai primi esempi di Ars nova (ca. 1325). Sequenze a una o più voci, Kyrie tropati (alcuni con speciali radici ispaniche come Rex virginum), canti dell'Ordinario o del Proprio della Messa, alcuni composti in uno stile molto particolare di organum e una collezione impressionante di mottetti fanno di questo libro una delle principali fonti manoscritte del tempo. Tra le sue pagine si trova un Credo a tre voci che appare poi nella Messa di Tournai e una curiosa lezione di solfeggio a due voci probabilmente destinata alle monache cistercensi del monastero, fondato alla fine del XII secolo. E se il Codex Calixtinus è legata a Compostela, e quindi al mondo del pellegrinaggio, dall'altra parte della penisola si trova il monastero di Montserrat, la cui immagine della Madonna ha sempre attirato folle di pellegrini. All'inizio del Quattrocento in quel monastero è stata copiata una variegata collezione di testi e di musiche che oggi conosciamo come Llibre Vermell (Libro Rosso) di Montserrat, a causa del colore della moderna rilegatura. Canoni, virelais, rondeaux in latino e in volgare sono fianco a fianco in una delle più fresche raccolte di musiche dedicate alla Madre di Dio, in uno dei suoi santuari più venerati. Le melodie del Llibre Vermell hanno valicato i confini spagnoli e oggi si conoscono concordanze in luoghi assai lontani come l'Islanda. È un'ulteriore prova della vocazione universale della grande produzione sacra cattolica.


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara e Il Virtuoso Ritrovo - collaborazione di Comune di Trento, Provincia Autonoma di Trento