La bellezza della persona buona

Convegno

La biblioteca per la pace

É una delle più importanti filosofe viventi, allieva del grande György Lukács, teorica dei «bisogni radicali» e della rivoluzione della vita quotidiana, pensatrice di straordinaria lucidità che dal solco dell'interpretazione lukacsiana del pensiero di Marx, fondato sul nesso tra bisogni e valori, è giunta a concepire tre grandi progetti: una filosofia della storia, una teoria dei sentimenti, una teoria della morale. Agnes Heller è martedì primo novembre ad Arco, protagonista dell'appuntamento di chiusura della «Biblioteca per la Pace», ampio programma di proposte volute dall’assessorato alla cultura del comune di Arco e dalla biblioteca civica «Bruno Emmert» nell'àmbito del proprio impegno sulla strada per la pace. L'incontro, in cui la filosofa ungherese parla del tema della personalità e dell’etica a partire dalla sua raccolta di saggi «La bellezza della persona buona», si svolge all'auditorium di Palazzo dei Panni con inizio alle ore 18. Introduce e guida la serata il giornalista e scrittore Francesco Comina.
L'ingresso è libero.

Nata a Budapest nel 1929, è stata il massimo esponente della «Scuola di Budapest», corrente filosofica del marxismo facente parte del cosiddetto «dissenso comunista» dell'Europa orientale (da non confondere con il dissenso di figure quali Aleksandr Solženicyn) prima del crollo definitivo dei regimi dell'est europeo. Nota in occidente come la teorica dei «bisogni radicali» (intesi come il vero terreno di scontro tra soggettività e potere) e della rivoluzione della vita quotidiana, il suo pensiero è stato molto discusso soprattutto in occidente negli anni Settanta e Ottanta in Italia, in particolare con riferimento ai movimenti degli anni Settanta.
La Heller e gli altri esponenti della «Scuola di Budapest» fanno risalire l'origine della loro impostazione teorica e pratica a «Storia e coscienza di classe» (1923) di György Lukács, critica del sapere feticistico fondato sull'idolatria dei «fatti» e dei «dati», ma anche a un'altra produzione filosofica, sempre degli stessi anni, di Karl Korsch, «Marxismo e filosofia»: in questi testi si ritrova quella continuità del pensiero da Hegel a Marx che nei marxisti cosiddetti «scientifici» o ortodossi risulta rimossa. Le tematiche privilegiate della ricerca della Heller sono sempre state l'etica, la sessualità, la famiglia nel quadro di un progetto rivoluzionario anticapitalista che muove dalla volontà di superare i rapporti di subordinazione e di dominio.
Sopravvissuta all'Olocausto, Agnes Heller ha 18 anni quando nel 1947 assiste alle lezioni dell'ormai sessantenne Lukács, filosofo oltre che dirigente del partito comunista ungherese sin dai tempi di Lenin nel 1918. Sempre all'università di Budapest la Heller in sèguito diverrà assistente e collaboratrice di Lukács. Nel 1956 quelli che una volta erano gli allievi diventano la «corrente», un gruppo compatto di sostenitori del «vero» marxismo contro ogni falsificazione e aberrazione. Nel 1959 Agnes Heller viene espulsa dall'università e poi anche dal partito per aver sostenuto «le idee false e revisioniste» di Lukács, e costretta ad insegnare in una scuola media mentre i suoi scritti vengono sottoposti al veto di pubblicazione.

Nel 1963 entra come ricercatrice nell'Istituto di Sociologia dell'Accademia delle Scienze e sempre nello stesso anno a seguito di un suo viaggio in Italia ha origine «L'uomo del rinascimento». «Mi ha sempre colpito – spiega la Heller – l'enfasi di Engels sul Cristianesimo e il rinascimento come le più grandi rivoluzioni dell'umanità [...] Le tre città-stato: Gerusalemme, Atene e Firenze simboleggiano per me le fonti della nostra cultura e al tempo stesso l'unione di creatività e ricettività. "Questo in Italia"... fu il mio primo viaggio in occidente [...] nelle vie, nelle chiese, nelle case, nei palazzi di Firenze ho incontrato un sogno, o meglio, ho incontrato il mio sogno di un mondo adeguato all'uomo. Una volta che i confini dell'occidente si erano di nuovo richiusi per me, volevo semplicemente tornare in questo mondo, anche se solo con la fantasia, col pensiero. Se volete fu un libro d'amore: una dichiarazione d'amore per l'Italia» (testo tratto da «Morale e rivoluzione», 1979).
Nel 1968 protesta contro l'intervento sovietico in Cecoslovacchia. Viene licenziata dall'Accademia nel 1973 con l'accusa di aver negato la realtà socialista del suo Paese e di altri Paesi usciti dalla Rivoluzione d'Ottobre nell'esercitare il suo lavoro di «cultore di scienze sociali». Non condivide le svolte reazionarie di tanti paesi dell'Est e nel 1977 decide infine di lasciare l'Ungheria insieme al marito, il filosofo Ferenc Fehér, e agli amici Gyorgy e Maria Marcus, anch'essi noti esponenti della «Scuola di Budapest», con il timore di non poter più rientrare in Ungheria emigra in Australia. A Melbourne insegna sociologia presso La Trobe University.
Attualmente è ritornata in Ungheria ma insegna anche alla New School for Social Research di New York.


organizzazione: Comune di Arco assessorato alla cultura - Biblioteca civica Bruno Emmert