La catena afghana
Racconto in tre atti su come esportare la guerra e importare la droga
La Gestione associata della comunità Valle dei laghi dedica alle donne che lottano in difesa dei propri diritti e che, nonostante tutto, continuano a coltivare le proprie poesie clandestine, lo spettacolo LA CATENA AFGHANA.
“In nome della democrazia si può dire e fare tutto e il contrario di tutto. Non è questo il problema. In fondo, la democrazia, quella reale, concreta, materiale, non esiste. Perché se esistesse tutti noi non saremmo qua a parlarne, ma probabilmente penzoleremmo a testa in giù, con gli intestini svuotati a terra”.
Mentre alla Casa Bianca si tenta di trovare il modo migliore per coprire la vile fuga dal territorio afghano a colpi di retorica su democrazia e diritti umani, una catena si allunga a stringere i destini di individui ridotti al rango di pedine, che non riescono nemmeno a vedere il volto di chi gliel’ha messa al collo e si dibattono alla ricerca di un riscatto impossibile tra l’Afghanistan e l’Italia.
Dopo la partenza degli americani, nulla è cambiato per Ashraf, contadino che continua a spezzarsi la schiena per raccogliere piante - il papavero e l’efedra - che arricchiscono solo chi gliele compra e ci ricava eroina e metanfetamina da spacciare sui mercati esteri. Come Nadir, piccolo trasformatore di efedra, che nel suo laboratorio al confine con l’Iran minimizza i costi schiavizzando la figlia Tahira, promessa della nazionale di calcio juniores fino a quando, tornati i talebani, le donne si sono viste togliere di colpo il calcio e molto altro (ma non le poesie clandestine).
La metanfetamina afghana inonda anche l’Italia, dove la camorra si serve di gente come Giovanna, che, dopo il licenziamento del padre, ha dovuto rinunciare agli studi e mettersi a spacciare droga in quello stesso stadio dove prima entrava solo per tifare Napoli. Luca, invece, allo stadio non ci va più: quella passione, come tutto il resto, l’ha vista svanire dopo il suo ritorno dall’Afghanistan, dove lavorava per una ong impegnata in progetti di emancipazione femminile, e adesso passa le sue giornate chiuso in casa, roso dal senso di colpa per aver abbandonato al loro destino le donne che si erano fidate di lui, come Tahira. Ed è proprio pensando a Tahira che si ricorda di Giovanna, la vecchia amica, e dopo anni si rimette in contatto con lei, iniziando a strattonare la catena che entrambi, rincontrandosi e scontrandosi, riusciranno finalmente a vedere, alzando il velo sulla finzione che li ha sempre accecati.
Ingresso libero e in osservanza delle norme anticovid-19.
Spettacolo di Tersite Rossi
con Maura Pettorusso e Stefano Pietro Detassis
regia di Maura Pettorusso
musiche di Andrea Casna
Ulteriori informazioni:
Tersite Rossi: www.tersiterossi.it
PEQUOD compagnia (pagina Facebook): Compagnia PEQUOD
organizzazione: Comune di Vallelaghi