La forza del destino

Musica lirica

Stagione Lirica 2005/2006

Melodramma in quattro atti di Francesco Maria Piave
tratto da "Don Alvaro o La Fuerza del Sino" di Angel de Saavedra Rivas, Edizione Kalmus

Maestro concertatore e direttore d'orchestra Lukas Karitynos
Regia e costumi Pier Francesco Maestrini
Scenografia Alfredo Troisi
Orchestra Filarmonia Veneta "G. F.Malipiero"
Coro del Teatro Sociale di Rovigo
Maestro del Coro Giorgio Mazzucato
Corpo di ballo Compagnia Fabula Saltica
Coreografie Claudio Ronda
Allestimento scenico del Laboratorio del Teatro Sociale di Rovigo
coordinato da Claudio Magrin

Personaggi e interpreti:
Leonora Susanna Branchini / Sandra Pacetti
Alvaro Emil Ivanov / Keith Olsen
Don Carlo Marco Di Felice / Silvio Zanon
Padre Guardiano Riccardo Zanellato / Enrico Iori
Melitone Paolo Rumetz / Christian Starinieri
Preziosilla Tiziana Carraro
Alcade Luca Dall'Amico
Calatrava Giuseppe Nicodemo
Trabucco Giovanni Gregnanin
Curra Silvia Balistreri / Gabriella Stimola
Chirurgo Romano Franci

Coproduzione dei teatri di Rovigo, Bolzano, Trento, Ravenna, Savona, Novara, Livorno, Lucca, Pisa.
Nuovo Allestimento

All’apice della carriera, nel 1861 Verdi non scriveva musica da due anni. Fermamente determinato a non ricominciare ad occuparsi di teatro si era dato alla politica, accettando l’invito di Cavour a candidarsi come deputato del primo Parlamento italiano. Però in quel fatidico gennaio del ’61 Verdi era un po’ in crisi di denaro, avendo ristrutturato S. Agata, e la commissione di una nuova opera da parte del Teatro Imperiale di S. Pietroburgo giunse “a fagiuolo” con il suo più che allettante compenso. Politicamente parlando, poi, non pareva male far risuonare nel cuore dell’impero zarista la voce dell’Italia risorta. I guai però cominciarono subito: travagli causati dalla censura per la scelta del soggetto, segreti intrighi di musicisti gelosi, la malattia della protagonista, che fa slittare il debutto di un intero anno sul previsto. Forse alcuni degli elementi che contribuirono al crearsi di una fama “iettatoria” attorno a questo titolo verdiano, che gli addetti ai lavori non pronunciano mai per esteso (quasi come il nome di “tu sai chi” in “Harry Potter”). La truculenza della trama, con la sua sovrabbondanza di morti ammazzati, ebbe senza dubbio la sua parte. Lo stesso autore sentì il bisogno di modificare il finale lasciando in vita almeno uno dei protagonisti, il tenore Don Alvaro, che nella prima stesura poneva fine al dramma gettandosi da una rupe e maledicendo il cielo. La critica si è sempre divisa su questa partitura verdiana, accusata di incongruenze, digressioni inutili, grandi disuguaglianze qualitative tra un brano e l’altro, sperimentazioni altissime e triviali banalità. Ma in questa «variopinta confusione di danze preghiere processioni marce ronde rataplan», c’è anche chi ravvisa «le tessere, grandi e piccole, che concorrono a formare l’affollatissimo mosaico nel cui accidentato disegno si sente pulsare un’energia primordiale». È forse dunque di questa animalesca energia che si ha tanta paura? Ad ogni modo, per non sbagliare, il 26 e 27 novembre, nel raggiungere il vostro posto a teatro, ricordatevi di toccare ferro!


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara