La montagna incantata
Nel quadro di una politica di attiva promozione culturale, quale è quella che il Comune di Andalo intende perseguire, un'attenzione specifica è indirizzata, a partire da quest'anno, al settore delle arti visive.
L'appuntamento culturale proposto con la mostra "La montagna incantata", ideata e curata dalla dottoressa Annamaria Marchionne, è maturato grazie alla collaborazione del Gruppo Alunni delle Muse, che presenta in questa rassegna le opere di nove artisti trentini, accomunate, più che dalla omogeneità operativa e stilistica, dal tema dell'esposizione: il paesaggio alpino, nelle sue valenze evocative e simboliche, costituisce la palestra di confronto fra esperienze diverse, legate da una fantasia espressiva aperta alle proprie sollecitazioni emozionali.
Il percorso di questa mostra ci offre un significativo e variegato ventaglio di approcci alla tematica della montagna, sostanziati dalla ricerca attenta degli artisti espositori, che si decanta in visioni di fervida e pregnante sensibilità, capace di cogliere il senso flagrante della natura.
L'attenzione al mondo dell'arte, ai suoi svolgimenti più attuali, e insieme il forte legame con l'eccezionale contesto naturalistico in cui la mostra è ospitata, ne fanno un'occasione di qualificazione dell'offerta culturale, che ci auguriamo possa trovare apprezzamento e riscontro fra i residenti e gli ospiti di Andalo.
l'Assessore alla Cultura Herrman Castellan
il Sindaco Paolo Catanzaro
Il fascino discreto della montagna
"Che la vista delle montagne, che si schiude all'improvviso dinanzi a noi, ci metta così facilmente in una disposizione seria, ed anche sublime, può dipendere in parte dal fatto che la forma dei monti ed il contorno che ne risulta è l'unica linea duratura del paesaggio, perché i monti resistono maggiormente al disfacimento, che porta rapidamente via tutto il resto, specialmente la nostra propria, effimera persona. Non che alla vista della montagna tutto questo divenga per noi chiaramente consapevole, ma un oscuro sentimento di ciò dà il basso continuo al nostro stato d'animo".
Così il filosofo tedesco Schopenhauer, in poche righe, descrive un paesaggio montano: la montagna in tutta la sua maestà, liberata da tutte le accidentalità e colta nel suo profilo roccioso duro ed elementare.
Questo paesaggio è colto in una direzione di senso che muove verso l'atemporale ed il permanente.
Di fronte alla montagna così intesa l'uomo è invece un essere minuscolo ed effimero, ciò che passa e sempre si dissolve.
La corrispondenza estetica fra le montagne, luogo espressivo delle grandi forze naturali e l'animo umano, teso alla conoscenza dell'ignoto, è ben presente in tutta la tradizione della pittura europea.
L'arte non guarda agli elementi naturali secondo una logica di pura oggettività, ma osserva la realtà 'cercando di trascenderla alla ricerca delle sue origini e della connotazione delle forze che la animano: nelle montagne è racchiuso il segreto dell'antichità del mondo e in esse si realizza, in modo oscuro e immane, una parte essenziale del grande ciclo cosmico che lega insieme rocce, acqua, cielo e ventre della terra.
Scrive Caspar David Friedrich, l'esponente più alto della pittura romantica tedesca: "Il compito dell'artista non consiste nella fedele rappresentazione del cielo, dell'acqua, delle rocce degli alberi: la sua anima e la sua sensibilità devono al contrario rispecchiarsi nella natura. Riconoscere, penetrare, accogliere e riprodurre lo spirito della natura con tutto il cuore e con tutta l'anima è il compito dell'opera d'arte"
Questo pensiero di Friedrich, che egli concreta nella creazione delle sue opere, sostituisce alla scienza la contemplazione, allo studio dei fenomeni il sentimento dei fenomeni, alla oggettività fisica la soggettività spirituale, alla fisionomia del paesaggio la poesia della profondità, e colloca decisamente la sua pittura al di fuori di ogni concezione naturalistica: per la prima volta il paesaggio diventa espressione così totale e originaria dell'arte, luogo di congiunzione tra natura, uomo e Dio.
L'esortazione di Friedrich conserva la pregnante attualità di un pensiero che, come un filo rosso, congiunge gli Alunni delle Muse nel loro accostarsi al tema della montagna, penetrata nei suoi attributi simbolici, nella sua archetipa fascinazione.
La diversità di approcci espressivi, di esperienzee di visioni del paesaggio alpino, compongono il variegato arcipelago di questa mostra, in cui la montagna è intesa nel suo carattere "alto", impervio, selettivo, montagna come axis mundi, luogo sacrale di una singolarità irripetibile.
Nella appropriazione immaginale dei singoli artisti la montagna non è tuttavia concepita come retorica "sfida" al pericolo, non agisce nelle loro opere il. paradigma superomistico, in cui i valori di ascesi e fortificazione dello spirito comportano il superamento dei limiti di paura e resistenza fisica ed implicano una lotta contro la montagna, in una sorta di eroismo solitario. Non è dentro questo orizzonte di narcisismo eroicizzante che si costituisce lo scenario in cui il sentimento individuale si manifesta.
Ognuno dei nove artisti cerca piuttosto nel paesaggio alpino e nel rapporto tra mondo naturale e uomo l'eco dell'intuizione di ciò che la montagna richiama: grandezza, che rinvia a qualcosa che non è più umano, che è primordiale, enigmatico, inaccessibile.
Questi richiami risuonano nella rappresentazione dello spazio montano, che diviene osservatorio privilegiato per l'uomo, costretto ad abbandonare gli apparati culturali, linguistici, economici, tecnologici, che le civiltà cittadine hanno allestito ad ingabbiare gli uomini in strutture astratte, autoreferenziali e distantissime dalla vita. La presenza degli elementi naturali in forme primordiali fa sì che tutto venga condotto ai suoi limiti estremi, vagliato, provato nella sua natura più incoercibile.
La montagna rivela l'uomo a se stesso, lo mette a nudo, la natura della montagna fa sì che l'uomo divenga essenziale, naturale, mentre l'arte svela a poco a poco la natura, di nuovo investendola del suo arcaico e muto permanere.
La radice dei segreti del cosmo, della civiltà, della natura e dell'uomo pare strutturalmente nascosta proprio nella convergenza delle dimensioni spaziali e temporali della montagna, al contempo terreno dell'ignoto e simbolo perfetto di quell'energia vitale che fluisce dall'universo scatenando l'immane e spesso arcana dialettica degli elementi.
Questo, forse, può essere il senso che alla mostra del Gruppo Alunni delle Muse ha inteso affidare il Comune di Andalo, riconoscente allo splendido tessuto naturale dei monti che la circondano. Questa la generosità del messaggio assegnato dagli artisti espositori alle singole testimonianze pittoriche, che permettono di capire come, anche in una contemporaneità che affida alla scienza il compito di riprodurre la natura, vi sia ancora un irrinunciabile bisogno di filtrare attraverso la propria interiore sensibilità l'emozione che la natura trasmette.
Annamaria Marchionne
organizzazione: Comune di Andalo