La patria estrema. 1915-1918 Soldati sul fronte delle Alpi
A partire dal 27 febbraio 2004, quindi in coincidenza con la mostra dedicata alla Montagna nell'arte e nella scienza allestita presso il MART, l'esposizione del Museo della guerra proporrà la rappresentazione della vita dei soldati italiani e austro-ungarici sulle montagne del fronte italo austriaco. La mostra, scandita da diari, memorie e immagini presenterà oggetti e materiali raggruppati tematicamente, uniformi e armamento dei soldati e filmati d'epoca. Gli ambiti tematici toccati saranno l'abbigliamento, l'alimentazione, l'alloggio, i trasporti; saranno considerati il combattimento, il riposo, l'azione, la prigionia, il ferimento e la morte. Si evidenzieranno i lavori di trincea, i graffiti, le lapidi, gli affioramenti sui ghiacciai. Il racconto valorizzerà la rappresentazione soggettiva dell'esperienza del soldato.
La montagna, rivelano lettere e diari dei combattenti della Grande Guerra, può essere un nemico, il primo nemico del soldato, che miete più vittime dei colpi di artiglieria.
Per lunghi periodi è un arido deserto bianco, talvolta è un riparo, quasi sempre luogo di fatica, in qualche caso uno spazio incantato, una visione sublime, unesperienza struggente. Per alcuni è un luogo noto e frequentato, per altri è una scoperta, per qualcuno lanticamera dellinferno, per altri ancora limmagine della Patria da difendere o da liberare.
Le montagne e gli uomini che vi combatterono nella Prima guerra mondiale sono i soggetti di questa mostra. Fotografie, cimeli, testi e documenti esposti illustrano diversi aspetti di quella vicenda: dai progetti di fortificazione del territorio, alla contesa culturale, ideologica e politica di cui la montagna negli anni pre-1914 fu la posta in gioco, allesperienza annichilente dei soldati dei due eserciti, convocati da tanti luoghi lontani a combattere e morire in uno dei paesaggi più straordinari del continente europeo.
Fino al 1914 gli eserciti europei non programmarono operazioni militari di grande respiro in alta montagna. I regolamenti militari prevedevano che le truppe manovrassero negli spazi di fondovalle e consideravano impraticabili le sommità dei monti, che avrebbero potuto ospitare osservatori e fortificazioni permanenti. L'ambiente roccioso e il clima glaciale, la difficoltà del ricambio dei reparti, del rifornimento delle linee, della cura di feriti e congelati, dell'uso delle armi a bassissime temperature, opponevano ostacoli insormontabili alla sopravvivenza di migliaia di soldati.
Durante la Prima guerra mondiale, invece, la guerra di trincea, impedendo azioni in profondità, spinse gli eserciti a cercare lungo tutta la linea del fronte il passaggio attraverso cui forzare le difese avversarie o da cui controllarne le retrovie.
Fu poi la stessa dimensione degli eserciti, sostenuti da apparati industriali in grado di vestire, nutrire ed armare milioni di uomini, a consentire loccupazione di ogni tratto della frontiera e lorganizzazione contemporanea di più direttrici di attacco.
In breve, larea di confine fra Italia ed Austria si trasformò in un fronte ininterrotto che si inerpicò fin sulle cime più aspre; la loro occupazione divenne, per ciascun esercito, sinonimo di difesa o di conquista del lembo estremo della Patria. I limiti che erano parsi insuperabili furono rapidamente forzati e la resistenza fisica e psichica dei soldati fu sottoposta a pressioni mai provate.
I combattenti dovettero affrontare la montagna sopportando condizioni di vita terribili. Lesposizione al congelamento, lisolamento nel deserto bianco, le insidie del terreno, la precarietà dei ricoveri, la falcidia delle valanghe, costituirono lo sfondo di una guerra fatta di lavoro prima che di combattimenti, crudele per laccanimento cui induceva i soldati.
Difficile indicare il numero dei caduti: a quanti vennero raccolti nei cimiteri e nei sacrari, vanno aggiunti quanti scomparvero nei crepacci o furono sepolti sommariamente e poi dimenticati.
Il paesaggio fu segnato in modo indelebile dallazione delle artiglierie; la guerra segnò altrettanto nella cultura dei decenni successivi le immagini e i miti della montagna.
Tra Ottocento e Novecento lentusiasmo per la pratica alpinistica si era diffuso in tutta Europa e in Trentino, un irredentismo agguerrito aveva eletto la montagna a terreno delle proprie battaglie ideali, trovando nel movimento nazionalista italiano un convinto alleato politico contro il nazionalismo tedesco.
Concluso il conflitto, negli anni Venti e Trenta, la montagna assunse, nella memoria di chi aveva combattuto la guerra ad alta quota, il carattere di luogo dellabnegazione, dellallegoria della vittoria, del simbolo di una stagione eroica. Divenne anche, lentamente, lo scenario in cui, dopo essersi combattuti allultimo sangue dentro uniformi nemiche, gli stessi uomini potevano scoprire di appartenere ad uno stesso mondo.
Il Museo della Guerra si occupa della storia degli uomini e delle società che vivono l'esperienza della guerra, con particolare attenzione alla storia italiana e alla Prima guerra mondiale.
Per fare ciò raccoglie documenti, fotografie, oggetti e cimeli relativi alle società in guerra, promuovere studi, collabora con la scuola, organizza mostre, pubblica libri e partecipa alla realizzazione di film.
È stato inaugurato nel 1921 e da allora è sempre in attività.
È retto da una associazione, quindi è un museo privato, senza fini di lucro (organizzazione non lucrativa di utilità sociale - o.n.l.u.s.) che ha ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica con Decreto del Presidente della Repubblica già nel 1956.
Ha 7 dipendenti, l'organo direttivo è il Consiglio, l'attuale presidente è Alberto Gerosa, il provveditore è Camillo Zadra.
Il numero dei visitatori nel 2002 è stato di 34.000 unità.
Il Museo si finanzia con entrate derivanti dalle quote sociali versate dai membri dell'Associazione, dalla vendita dei biglietti, dalla vendita di pubblicazioni frutto della sua attività editoriale, di oggetti e souvenir, di servizi ai visitatori, da contributi pubblici, dal sostegno di sponsor privati
Il Museo propone un allestimento permanente e allestisce ogni anno mostre temporanee dedicate a temi diversi attinenti le problematiche attinenti alle proprie finalità.
Le più recenti sono state:
- Le donne, la moda, la guerra. Emancipazione e moda durante la Prima guerra mondiale (2003)
- Radiofronte 1935-1945 Le radiotrasmissioni militari sui fronti dell'Italia in guerra. Materiali suoni e immagini (2003)
- Il Fronte Immobile. Trincee, baraccamenti, terra di nessuno sul fronte trentino della 1a Armata 1917-1918 (2002)
- Baratieri, Mussolini e la regina Taytu. Scene di guerre africane nei dipinti popolari etiopici
- I colori della Grande Guerra. Un fotografo austro-ungarico sul fronte italiano (2001)
- Terre di Caino. Le mine antiuomo nelle guerre del Novecento. (2000)
Organizza convegni. Tra i più recenti si ricordano
- La memoria della Grande Guerra in Trentino, Rovereto, 22 marzo 2003
- Le armi della Repubblica. L'industria della difesa nel contesto nazionale tra prospettive di integrazione europea e istanze di pace. Rovereto, 3-4 ottobre 2003
organizzazione: Museo Storico Italiano della Guerra