La pecora nera
Stagione di Prosa di Bolzano 2012/2013
Altri Percorsi / Arte della Diversità
Teatro stabile dell'Umbria
Fabbrica srl
La pecora nera
di e con Ascanio Celestini
Elogio funebre del manicomio elettrico
"Mi interessano le storie personali perché tracciano una rete di prospettive diverse attraverso una questione che non può essere letta come un evento unico. Mi interessano perché sono quelle che hanno trovato una possibilità per raccontare all'esterno una vicenda che rischia costantemente di rimanere una questione privata o un problema scientifico. E poi le storie mi interessano perché trasformano l'immagine personale in immaginario collettivo". Affabulatore, vertiginoso e poetico narratore del nostro passato, ma allo stesso tempo acuto e tagliente fustigatore dell'oggi in teatro e in televisione, Ascanio Celestini torna a Bolzano dopo il successo nel 2008 di Appunti per un film sulla lotta di classe per presentare quello che a buon diritto si può definire un suo spettacolo di culto. La pecora nera. Elogio funebre del manicomio elettrico è un appassionante monologo nato da un lungo lavoro sul campo, che il "narr-attore" romano ha condotto con il suo abituale metodo antropologico, per raccogliere testimonianze di
quanti hanno lavorato, vissuto, patito il manicomio. Celestini ha percorso l'Italia per incontrare non solo i "poveri matti" come lui stesso li definisce affettuosamente, ma anche i "malatini" e soprattutto gli infermieri o i medici più o meno militanti a favore della riforma. "È proprio nella complessità di questo presente dove si sovrappongono la memoria del manicomio, la questione medico psichiatrica, la terapia con i farmaci e la contenzione fisica, che si va ad inserire il mio lavoro. Un lavoro di indagine nella memoria del presente come luogo di sedimentazione di storie diverse" afferma. Divertente, affascinante e surreale, il magma narrativo di Celestini, vestito in abito nero e seduto su una sedia striminzita, restituisce la freschezza del racconto e l'imprecisione dello sguardo soggettivo, la meraviglia dell'immaginazione e la concretezza delle paure che accompagnano il viaggio intrapreso da molti malati. Ecco allora che la narrazione tratteggia un mondo diverso e appartato come quello dell'istituto, dove può succedere di tutto, e dove Nicola, il protagonista della storia, ricorda e sogna. A tratti Celestini lascia i panni asettici del narratore per immedesimarsie dar voce ai suoi personaggi: con toni, gesti, sorrisi spinge lo spettatore sin dentro l'istituto che accoglie Nicola, ragazzino disagiato e forse troppo solo. Ricordi, racconti, sogni e fantasie, frammenti di vite vissute e di quotidianità apparentemente banali, si mescolano in maniera indissolubile tra loro. "La memoria, è un atto del presente" sostiene Celestini. "Esiste nella nostra quotidianità e ne costituisce una parte importante, proprio perché filtrata dall'oggi". Dalla pièce, è nato anche un film che Celestini ha diretto e interpretato assieme a Giorgio Tirabassi e Maia Sansa, presentato nell'ambito della 67° Mostra del Cinema di Venezia del 2010.