La scelta del Jobrero
dall'opera di Mario Martinelli
Spettacolo di New Eos Teatro dall'opera di Mario Martinelli, denso di vita, natura e montagna, che ci fa divertire e riflettere insieme.
Mario nasce a Rovereto cinquantanove anni fa, ma la Vallarsa, terra natale dei suoi nonni, è per lui il vero centro di gravità interiore, la sua heimat, il suo luogo dell’anima. Qui trascorre per tutta la sua infanzia i lunghi mesi estivi, accumulando esperienze e ricordi indimenticabili, che andranno poi a formare il tessuto luccicante di cui sono fatti i suoi libri.
E in Vallarsa, nella casa dei suoi nonni, decide di ritirarsi, a soli trentacinque anni, non appena gli diagnosticano la grave malattia che ce l’ha infine portato via lo scorso agosto.
Sono gli anni della meditazione alle cinque del mattino. Delle lunghe salite al Corno e sul Pasubio, ripetute giorno dopo giorno, in cerca del silenzio, della compagnia dei corvi e dei camosci, delle tracce dei soldati che fra quelle pietre bianche hanno confuso le loro ossa cento anni fa.
Qui Mario insegue un contatto sempre più intriso e interconnesso con la Natura e la Montagna, facendone la sua cura per l’anima, la sua palestra interiore, la sua sconfinata sala di meditazione. Come ci racconta nel libro intervista Il Montanaro (ed. Priuli e Verlucca) “…non voglio essere un alpinista. Io ci vivo sulla montagna. (…) Non mi interessano le imprese estreme, i record, la fama, la gloria. (…) Per me questa montagna è la mia casa. Quel che mi interessa è stabilire con lei un rapporto d’amore e di conoscenza. (…) Potrei chiamarlo l’alpinismo della capra e del capraio. Perché a me piace arrampicare sulle montagne solo fin dove ci arrivano le capre. Sono qui per essere me stesso, e so che non sarà un record a insegnarmi chi sono. Ho smesso di cercare di dimostrare di essere qualche cosa di diverso da quello che sono. Ed è stato questo l’inizio del vero silenzio. Della vera pace interiore.”
Poi, quando infine le gambe non sono più in grado di portarlo, Mario comincia a inerpicarsi sulle cime colla scrittura. In modo naturale, come ha seguito le capre su su fin dove volevano arrivare, così ora Mario lascia correre l’ordito delle parole, e ne segue la trama senza fare domande. Scrive a mano, lentamente, lasciando che da ogni parola che traccia germoglino spontaneamente le parole successive. Un nastro di inchiostro blu che si avvolge sulla pagina bianca, e mano a mano che il nastro scorre Mario osserva la storia dipanarsi, definirsi e progredire, e guarda meravigliato i personaggi che nascono e crescono, girovagando per i sentieri della sua valle.
È la Vallarsa che sfolgora dalle sue pagine, in tutte le sue gradazioni di verde e in ogni sfumatura di azzurro, profumata delle fragranze delle quattro stagioni. È questa la terra che gli è stato dato di conoscere di più al mondo: in questa conca verde lo ha collocato la vita, ed è stato inevitabile amarla con ogni sua fibra, vivendola nel modo più intenso e completo che gli fosse concesso. Ora, mentre le forze se ne vanno e il cibo non nutre più, non rimane altro da fare che cantarla.
Mario ci ha lasciato sedici libri, editi da La Grafica di Mori. Un testamento spirituale in cui è racchiusa l’essenza della sua intensa esperienza di vita. Ora riposa dove ha sempre desiderato essere, ad Obra, nella sua Vallarsa, sotto la volta azzurra del cielo, coronata dalle cime sbrecciate e rapinose delle Piccole Dolomiti.
ingresso gratuito
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