La sposa cadavere

Cinema

Effetto Notte. Cineforum 2005/2006

Regno Unito, 2005
Titolo originale: Corpse Bride
Genere: Animazione / stop motion*
Durata: 75'
Regia: Tim Burton e Mike Johnson
sceneggiatura: Pamela Pettler
produzione: Allison Abbate, Tim Burton

Un racconto popolare russo è alla base della storia: la macabra e romantica vicenda di un matrimonio involontario tra un uomo e una donna morta. Il film salta tra il mondo dei vivi – gotico, vittoriano e noioso – e il mondo dei morti – sprizzante di colori e divertimento. Victor è un promesso sposo un po’ maldestro e durante le prove generali ne combina di tutti i colori facendo rimandare le nozze. Nel bosco si allena da solo alla cerimonia nuziale e infila l’anello su un ramo sottile. Ahilui, si trattava dell’anulare della Sposa Cadavere che lo trascina nel mondo dei morti. Conteso tra la sua promessa sposa Victoria e la Sposa Cadavere inizia la bizzarra odissea di Victor nel favoloso mondo dipinto da Tim Burton.

* Stop Motion: nella tecnica stop motion si procede a passo uno (frame by frame), animando gli oggetti (pupazzi, sculture di plastilina o altro) già dotati di una propria tridimensionalità e consistenza. Per ogni secondo il personaggio viene mosso leggermente per 24 volte in uno scenario proporzionato. La proiezione in sequenza (24 fotogrammi al secondo) darà l’illusione di movimento.

Senza fare troppi giri di parole diciamo subito che “La sposa cadavere” è un altro, grandissimo film di Tim Burton. Non vorremmo cadere nella trappola dei superlativi (bellissimo, eccezionale, magnifico, etc. etc.), passiamo quindi ad un’analisi più specifica del lavoro. L’idea iniziale nasce da un’antica fiaba ebraica russa. Di questa Burton prende giusto l’osso della trama, perfetta per mostrarci i suoi mondi dark. Come un marchio di fabbrica è riconoscibile il suo gusto per le ambientazioni gotico-vittoriane, dove gli edifici tendono all’imponenza e le ombre surclassano le luci. E se il triste blue (che in inglese significa tristezza) domina il mondo dei vivi, giù negli inferi i colori abbondano. Scheletri, corpi putrefatti, animali in libera uscita cantano e ballano come in superficie nessuno osa fare. E se riescono a liberarsi di ciò che li tiene legati ancora alla terra è per diventare farfalle (in greco, anima e farfalla si dicono entrambe “psiche”). Burton, come è solito fare quando tratta di fantasmi e maschere, si diverte a capovolgere il pensiero comune. Era successo in “Beetlejuice - Spiritello porcello” (di cui cita la scena della cena con i mostri che appaiono dietro ai commensali) dove “gli sposi cadaveri” avevano più amore dei traslocanti cittadini, era accaduto nei suoi due “Batman” dove Joker e Mister Penguin primeggiavano in simpatia sull’uomo pipistrello e nuovamente per l’Edward dalle mani di forbice, visto da tutti come un mostro, ma molto più umano di qualsiasi persona “normale”. Ciò che dovrebbe essere horror non spaventa, ma diverte. Al massimo, commuove… Burton e la sua fantasia ci riportano infatti bambini, e così anche la più semplice storia d’amore finisce per farci scendere giù per il viso quella tenera lacrima che solca le guance come su di uno strato di zucchero a velo. Spolveratelo, è magia…


organizzazione: Circolo del cinema "Effetto notte"