La via agli orti di Gardumo

Convegno

Antiche strade dell’Alto Garda
La via agli orti di Gardumo
Presentazione del volume, delle attività didattiche e passeggiata sul sentiero

Presentazione del volume e delle attività didattiche
27 maggio 2014 ore 20.30 | Nago, Forte Alto
La via agli orti di Gardumo
Testi di Mimma Ballardini, Nicola Mazzoldi, Monica Ronchini

In occasione della pubblicazione dell'ottavo volume della collana del MAG Antiche strade dell'Alto Garda dedicato quest'anno a La via agli orti di Gardumo, nel corso della settimana, in diversi giorni e luoghi, si terranno la presentazione del libro, delle attività didattiche svolte e la consueta passeggiata che porterà alla scoperta del sentiero stesso.
La via agli orti di Gardumo è curato da Mimma Ballardini, Nicola Mazzoldi, Monica Ronchini e corredato da un ricco itinerario fotografico realizzato dal Gruppo fotografico Il Fotogramma.

Le antiche strade dell'Alto Garda vanno in Val di Gresta
Il progetto Antiche strade dell'Alto Garda giunge alla sua ottava edizione, mantenendo costante l'idea che le realtà vive di un territorio, come le scuole e le associazioni, possono diventare protagoniste di una riscoperta di angoli suggestivi e carichi di storia del paesaggio.
Quest'anno i Comuni di Nago-Torbole, Mori e Pannone si sono impegnati a riscoprire l'antico sentiero che da Nago giungeva fino a Ronzo-Chienis.
Come nelle precedenti edizioni, il sentiero è stato studiato da storici, botanici e dai ragazzi delle scuole primarie di Nago e della Val di Gresta: i primi hanno realizzato il volume della collana editoriale Antiche strade dell'Alto Garda, mentre i ragazzi hanno preparato un cd di presentazione delle attività didattiche da loro realizzate.
Le presentazioni alle comunità dei due lavori sono programmate per martedì 27 maggio alle 20.30 presso il Forte di Nago e mercoledì 28 maggio alle 20.30 presso la Casa Anziani di Ronzo-Chienis.
Infine, come nelle precedenti edizioni, la strada verrà materialmente percorsa in una giornata di festa a cui collaboreranno diverse associazioni dei tre Comuni, sabato 31 maggio.

Nata con l’intento di valorizzare gli aspetti nascosti del territorio alto gardesano, la collana del MAG Antiche strade dell'Alto Garda propone un excursus attraverso le antiche strade che collegavano i Comuni della zona, riscoperte attingendo alla cartografia storica di metà Ottocento. Le principali vie di comunicazione del passato, oggi meta di passeggiate turistiche, tornano così patrimonio della collettività, che si riappropria in questo modo della sua storia.
Ogni pubblicazione è suddivisa in tre sezioni che lasciano spazio ad altrettanti linguaggi attraverso i quali raccontare i sentieri dell’Alto Garda. La prima parte va a ricercare elementi di storicità con l’ottica del geografo; la seconda lascia spazio alla bellezza del paesaggio, facendo parlare la fotografia che documenta e interpreta dettagliatamente le tappe dei percorsi; infine, grazie al contributo delle associazioni culturali che si occupano del territorio, l’antica via è presa in considerazione dal punto di vista storico/naturalistico.

La via agli orti di Gardumo
Il tragitto della via agli orti di Gardumo ripercorre la vecchia strada che da Nago sale per Pannone e quindi continua verso i paesi dell’alta Valle di Gresta, Chienis e Ronzo, oltrepassa il Rio Gresta e ritorna a Pannone attraversando i campi.
Il percorso non poteva che prendere il via da un luogo di arrivi e di partenze come l’area della vecchia stazione ferroviaria della MAR a Nago. Seguendo i passi di antichi viandanti si prosegue per le campagne fino a giungere alla casa del pane, utilizzata dal panettiere di Pannone per vendere il pane anche ai naghesi senza pagare le tasse aggiuntive per essere uscito dal proprio Comune, trovandosi questa costruzione sul confine tra l’allora Comune di Pannone e quello di Nago-Torbole.
Lì inizia la salita che porterà alle terre di Gardumo passando accanto alla millenaria area sacra della chiesetta di San Tomè e poi oltre, verso i luoghi che hanno visto gli ultimi istanti di vita di Gioacchino Bertoldi, protagonista suo malgrado di avvenimenti più grandi di lui e di una delle pagine più nere del Novecento gardesano.
Le viti e gli alberi da frutto della piana di Nago (ma anche piante su cui non si può più posare lo sguardo come le grandi coltivazioni di tabacco ben impresse nella memoria di diverse generazioni di maserine), progressivamente lasciano spazi agli olivi che s’inerpicano fin dove possono, alternando lungo il percorso muretti a secco ben curati ad altri in totale stato di abbandono. Poi, quasi d’improvviso compaiono gli orti e i primi terrazzamenti che diventano una compagnia costante per tutta la strada.
Avvicinandosi a Pannone, si sovrappongono ai fatti storici i racconti della tradizione come le vicende popolari del brigante Mariamoro ricordata anche, e soprattutto, dai toponimi. Tradizione popolare ma anche opere letterarie come il racconto di Nostra di Gresta-Castelbarco, protagonista dell’omonimo romanzo storico di Pietro de Alessandrini, le cui tribolazioni amorose restituiscono nelle pagine un po’ di vitalità e un po’ della vecchia gloria ai ruderi di Castel Gresta. Lo stesso castello, infatti, per secoli è stato il simbolo del potere delle famiglie che lo hanno abitato, i da Gardumo prima e i potentissimi Castelbarco in seguito: protagonisti non solo delle vicende storiche e politiche della Valle ma anche di gran parte delle trasformazioni del territorio. Al loro fianco agiva (e agisce tuttora) una popolazione laboriosa, che nei numerosi segni del sacro sparsi sul territorio e nelle carte di regola cercava la propria dimensione religiosa e amministrativa.
Un’azione complessiva che ha lasciato un’impronta indelebile riscontrabile anche nel panorama attuale. Per secoli la disposizione degli stessi paesi e delle loro chiese, di ogni muro, ogni terrazzamento e ogni campo ha rappresentato il punto d’incontro tra la morfologia del terreno e le necessità e l’ingegno dell’uomo. Trasformazioni che si sono susseguite in maniera vertiginosa nell’ultimo secolo sotto lo sguardo implacabile della storia testimoniate, tra l’altro, delle trincee e dalle fortificazioni della prima guerra mondiale lungo tutta la dorsale del Creino. E che sono continuate poi fino alla seconda metà del Novecento quando Ronzo e Chienis sono diventati fisicamente un unico paese, incontrandosi nel luogo dove sorgono le due chiese di San Michele.
Nicola Mazzoldi