Lagarian Ensemble
Festival Internazionale Wolfgang Amadeus Mozart 2005
Alessandro Cotogno, violino
Cristina Giovannini, violino
Giuseppe Calliari, viola
Fabrizio Nicolini, violoncello
Alexandar Panjkovic, chitarra solista
R. Giavina, Mozart Rhapsody
M. Castelnuovo-Tedesco, Quintetto op.143
L.Boccherini, Quintetto op.448 in re magg.
In una terra come la nostra beneamata Italia, tanto avvezza a prendere sul serio le tronfie pedanterie della cultura più aulica e paludata quanto bendisposta ad abbandonarsi alle più grevi manifestazioni della povertà di spirito, è sempre stato un problema creare momenti di proficuo contatto tra il fronte delle attività musicali d'arte e quello della musica popolare (concetto quest'ultimo, il cui significato va di giorno in giorno caricandosi di complessità, essendo sempre meno distinguibile dalle idee di "musica di massa" o " musica di consumo"). Da noi, un osannato direttore d'orchestra si sentirebbe sminuito nei propri meriti artistici, se solo gli si proponesse di mettersi un paio di volte all'anno alla testa di una formazione di allievi di scuola media alle prese con flauti dolci, metallofoni e altri strumentini didattici; un grande pianista riterrebbe inammissibilmente svalutati i propri anni di conservatorio nonché indegnamente svendute le proprie quotidiane ore di esercizio, se solo gli si chiedesse di prestarsi ad accendere d'entusiasmo e d'amor proprio una turba di marmocchietti di prima elementare accompagnandone l'intonazione di una compilation di canzonette. Tutto questo, purtroppo, fatta eccezione per qualche rarissimo caso isolato, a casa nostra attiene ancora alla sfera dell'utopico, per non dire dell'impensabile. Eppure, anche il più sprovveduto fra i frequentatori di sale da concerto non esiterebbe a dichiarare che simili prove di disponibilità e di generosità, da parte di chi abbia già più che assaporato il dolce e ingannevole frutto del Successo, farebbero bene non solo a chi la musica deve ancora imparare ad amarla, ma anche a chi già trae da essa sostentamento per la vita. A chi giova infatti l'inaccessibilità delle Isole ridicole su cui stanno arroccati i nostri Famosi? A chi giova la miopia intellettuale di chi ancora crede che il divismo possa essere concime buono per ottenere una Cultura rigogliosa? Giova forse alla grande Musica, ai suoi "addetti ai lavori" e all'urgente, disperato bisogno dell'una e degli altri di trovare un rimedio al rischio di desertificazione cui oggi vanno soggette quasi tutte le platee?
Per meglio orientare il nostro sforzo di affrontare il problema appena sollevato, faremmo bene a dedicare un nuovo livello di attenzione, più profondo e meno afflitto da pregiudizi, al prezioso e storico contributo che uno strumento come la chitarra ha recato alle sorti della nostra cultura musicale. La natura popolare delle sue origini, del suo uso tradizionalmente complementare al canto e della sua diffusione sociale, combinata con la natura aristocratica dell'ampiezza delle sue risorse espressive, della ricchezza delle sue possibilità polifoniche e della discrezione della sua "voce", ne fa da un paio di secoli l'abitatore ideale della linea di confine che separa il territorio della musica d'arte dagli immensi possedimenti delle musiche di tradizione orale e, più recentemente, di massa. In pratica, è come se alla chitarra fosse ormai stata istituzionalmente riconosciuta in ambito estetico una speciale abilità diplomatica: quella di sapersi interporre fra due autorità religiose di diversa confessione, entrambe appassionate sostenitrici della fede professata, entrambe, nondimeno, poco avvezze ad ascoltare altri all'infuori di loro stesse. Nel concerto di stasera, tre compositori riconducibili a matrici culturali e a contesti epocali fra loro diversissimi, ci offriranno la possibilità di apprezzare da angolazioni diverse i meriti di questo importante strumento mediatore.
organizzazione: Festival Internazionale W.A. Mozart a Rovereto