Le donne, la moda, la guerra. Emancipazione femminile e moda nella Prima guerra mondiale
La mostra, curata da Enrica Morini e Margherita Rosina, nasce da una ricerca condotta all'Università IULM di Milano nell'ambito dell'insegnamento di Storia del Costume e della Moda. L'obiettivo è stato capire quali relazioni sono intercorse fra il più importante mutamento nel modo di vestire femminile del XX secolo e il tipo di impegno assunto dalle donne durante la Prima Guerra Mondiale.
La storiografia ha sempre collegato il fenomeno vestimentario con i mutati ruoli che le donne si trovarono a ricoprire nella società, ma senza indicarne gli eventi e chiarire i rapporti reciproci.
La mostra si propone di documentare il breve percorso attraverso il quale si passò da un modo di vestire e di realizzare gli indumenti sostanzialmente ottocentesco all'abbigliamento semplificato nelle fogge e nelle strutture tipico de1 XX secolo.
Le tappe di questo percorso sono identificate attraverso abiti dell'epoca, contestualizzati con immagini fotografiche, disegni e immagini di diverso tipo e citazioni da testi letterari o da riviste di moda e di costume, in modo da evidenziare i passaggi che hanno portato all'accorciamento delle gonne, alla eliminazione della biancheria più pesante e costrittiva, all'assunzione di un modo di vestire ispirato a quello maschile o a quello da lavoro.
Una particolare attenzione è stata dedicata al capitolo del materiali e dei tessuti, sia, per l'importanza economica dell'industria tessile, sia per le restrizioni cui furono sottoposti per ragioni belliche. La necessità di destinare lana e cotone agli indumenti militari costrinse la produzione (e la moda) ad esercitare la fantasia e ad inventare soluzioni alternative spesso di grande futuro.
Un aspetto di grande interesse della mostra è la presenza di un buon numero di abiti del periodo della guerra, per la maggior parte di produzione americana, ed i campioni di tessuti e di jersey di produzione italiana e francese. La loro eccezionalità sta nel fatto che gli oggetti di questo periodo ancora conservati sono estremamente scarsi, sia per la diminuita produzione civile che caratterizzò gli anni del conflitto, sia per la non straordinaria qualità dei vestiti. Di norma, infatti, famiglie e collezionisti preferiscono conservare abiti ed oggetti particolari o per il loro valore affettivo o per il loro aspetto lussuoso.
Il contrasto fra gli indumenti del periodo di guerra, sempre più semplificati e realizzati con tessuti in tinta unita con sobrie decorazioni, e quelli degli anni Venti, di sete elaborate e rilucenti di ricami, chiarisce in modo inequivocabile il senso del passaggio da un periodo di paura e impegno duro alla festosa pace della società del dopoguerra, In mostra abiti provenienti da raccolte private, per la prima volta esposti al pubblico, e dal Museo della Donna Evelyn Ortner di Merano.
organizzazione: Museo Storico Italiano della Guerra