Le due vite

Musica jazz

TrentinoInJazz

melologo per attrice e tre strumenti di Marcello Fera tratto da “Autobiografie della leggera” di Danilo Montaldi (Einaudi 1961).
Johanna Porcheddu attrice

Trio Conductus:
Nathan Chizzali
Marcello Fera
Silvio Gabardi

Autobiografie della leggera è un libro importante in cui Montaldi, intelligente interprete del cambiamento sociale del dopoguerra, raccolse i memoriali di cinque marginali del Cremonese. Persone ascrivibili alla cosiddetta “Leggera”, termine che designa, in molti dialetti del nord Italia, una dimensione sociale ed esistenziale a cavallo tra piccola criminalità e precarietà lavorativa. La narrazione di sé, delle proprie esperienze di vita, si fa in queste memorie, coscientemente atto letterario, epico. Ed è proprio questa singolare epica di vita che costituisce il punto di partenza dell’operazione musicale-teatrale di “Le due vite” . Costruito in forma di melologo e cioè di composizione musicale in cui il testo viene rigorosamente integrato nella partitura prevedendone tempi e modi di esecuzione, lo spettacolo è andato in scena la prima volta nel 2007 e viene oggi riallestito con una nuova regia e l’apporto di immagini di Franco Vaccari.
Una installazione di foto che artista modenese scattò sul finire degli anni ’50 che, montata nel luogo dell’esecuzione, costituisce un interessante pendant fotografico al testo portato in scena.

Penultima serata per il TrentinoInJazz 2014, partito lo scorso luglio e giunto in dirittura d'arrivo, con un appuntamento speciale tra teatro e musica a Trento. Martedì 25 novembre, in Fondazione Caritro, un'interessante operazione dal titolo Le due vite - Melologo per attrice (Johanna Porcheddu) e tre strumenti (il Trio Conductusdi Nathan Chizzali, Marcello Fera e Silvio Gabardi, violino, violoncello e contrabbasso). Si tratta di un melologo scritto da Marcello Fera (compositore, violinista e direttore d’orchestra) e tratto da Autobiografie della leggera (1961) di Danilo Montaldi, intelligente interprete del cambiamento sociale del dopoguerra che raccolse i memoriali di cinque marginali del Cremonese. Persone ascrivibili alla cosiddetta “Leggera”, termine che designa, in molti dialetti del nord Italia, una dimensione sociale ed esistenziale a cavallo tra piccola criminalità e precarietà lavorativa. 

La narrazione di sé, delle proprie esperienze di vita, si fa in queste memorie, coscientemente atto letterario, epico: è proprio questa singolare epica di vita che costituisce il punto di partenza di Le due vite. Le due vite sono quelle di Cicci, prostituta prima, irreprensibile signora poi, che riflette sulla sua condizione passata e presente, nelle campagne cremonesi degli anni ’20. Fin dall’adolescenza è insidiata dalle attenzioni erotiche di uomini e donne, approda fatalmente alla prostituzione per poi conoscere l’amore, le atrocità della guerra e il ritorno al paese d’origine. Uno sguardo a ritroso, vivace, coraggioso e implacabile, pervaso dalla forza morale di chi è abituato a confrontarsi con le conseguenze di ogni scelta.