Li due Svizzeri

Musica lirica

Trento a Teatro
Stagione Lirica

PROGETTO PREMIO PALCOSCENICO 09
Centro Servizi Culturali S. Chiara
Osservatorio permanente sulle espressioni artistiche dei giovani
Comune di Trento
Provincia Autonoma di Trento
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Direzione Generale per lo Spettacolo dal vivo
Fondazione Carlo, Aldo, Alice e Maria Stella Tartarotti

Li due Svizzeri
opera comica in un atto
di Serafino Buonaiuti
musica di Giacomo Gotifredo Ferrari (Rovereto 2 aprile 1763 – Londra, 2 dicembre 1842)
Edizione critica a cura di Angela Romagnoli

prima rappresentazione moderna
progetto primo palcoscenico 09 I edizione

orchestra e cantanti del Conservatorio F. A. Bonporti
direttore Julian Lombana
regia Augusto Faggioli

con la partecipazione degli allievi e degli insegnanti di:
Conservatorio Statale di Musica F. A. Bonporti
Istituto d’arte A. Vittoria
CFP Centromoda Canossa
IFP Sandro Pertini

in collaborazione con Pergine Spettacolo Aperto

Presentazione
Il Progetto Primo Palcoscenico è pensato per offrire occasioni di debutto in un contesto professionale ad un gruppo di giovani nel corso della loro formazione come musicisti, cantanti, scenografi, costumisti, sarti, tecnici di palcoscenico, parrucchieri e truccatori. Tutte le componenti della messa in scena vengono affidate alla responsabilità di una realtà formativa di riferimento: il Conservatorio di musica (orchestra, cast, regia, progetto di ricerca), l’Istituto d’arte Vittoria (scenografia), il Centromoda Canossa (costumi), l’Istituto di formazione professionale Sandro Pertini (trucco e parrucco), Pergine Spettacolo Aperto (tecnici di palcoscenico), coordinate dallo staff del Centro S. Chiara.
La prima edizione ha per oggetto l’opera di Giacomo Gotifredo Ferrari (Rovereto 1763, Londra 1842), importante compositore trentino che ha agito tra Sette e Ottocento, mirando al nuovo allestimento, in prima esecuzione contemporanea, dell’opera “Li due svizzeri” presso il Teatro Sociale di Trento.

La Trama
È un’opera comica in un atto e fu rappresentata a Londra nel 1799 riscontrando un notevole successo e la successiva rappresentazione viennese ricevette ancora più fortuna. Il Testo è di Serafino Buonaiuti, che collaborò con Ferrari anche per altre opere. L’idea però non era originale del Buonaiuti, ma si può far risalire ancora al periodo parigino di Ferrari; infatti esiste un precedente francese sullo stesso soggetto “L’amour filial, ou Les deux suisse” andato in scena nel 1792.
La particolarità di quest’opera, di gusto squisitamente italiano con chiare influenze della scuola settecentesca napoletana, sta nel riportare idee di rispetto per la natura e per i rapporti umani, di carattere decisamente innovativo per l’epoca.
I personaggi sono quattro e corrispondono a quelli dell’intermezzo italiano: Brunello figlio di Lanzman, Giletta, figlia di Frans. Lanzman e Frans sono reduci della battaglia di Nefels, tappa fondamentale dell’indipendenza svizzera e Frans ha un braccio in meno perso in battaglia. L’azione si svolge in una piccola valle in mezzo alle montagne ed in prossimità di un bosco. Qui, in una modesta casetta vivono Lanzman e Brunello.Il padre si sta dedicando ai lavori intorno alla casa, mentre il figlio si trova nel bosco a raccogliere frasche. Arriva Frans che chiede informazioni per raggiungere Nefels, in quanto ricorre il 40° anniversario della battaglia e lui come reduce vuole parteciparvi. Lanz è molto lusingato della visita e dopo aver fornito le indicazioni, invita Frans a raggiungerlo la sera per brindare insieme e ricordare i loro trascorsi militari. Frans parte e promette di ritornare.
Arriva Brunello con delle frasche e esterna al padre la sua felicità per la vita che conducono in quel piccolo paradiso, che porta alla tranquillità ed alla serenità interiore.

Informazioni sulla prevendita

Teatro Auditorium (dal lunedì al sabato 10-19)
Teatro Sociale (dal lunedì al sabato 16-19)

Lanzman però fa notare al figlio che per completare e rendere veramente autentica la sua felicità deve trovare una moglie. Inoltre informa Brunello della visita serale del militare e lo prega di andare a raccogliere della frutta.
Arriva Giletta molto agitata, perché ha perso i contatti con il padre che sta cercando la strada per recarsi a Nefels. Lanzman la tranquillizza informandola del loro incontro e dell’appuntamento in programma; Giletta così si acquieta e, con la complicità del luogo, si assopisce. Nel frattempo arriva Brunello che, vedendo la ragazza, ne rimane affascinato dalla bellezza e si avvicina per guardarla meglio; Giletta sognando il padre esterna parole affettuose che Brunello pensa rivolte a lui e i due si abbracciano. La fanciulla a quel contatto si sveglia e rimane imbarazzata per l’accaduto e accusa Brunello di essersi approfittato di lei; ma interviene Lanzman che invita il figlio ad accompagnare la ragazza al paese per farle incontrare il padre, per poi unirsi a loro la sera per festeggiare.
I due giovani si inoltrano nel bosco ed entrambi provano sentimenti nuovi l’uno per l’altra. Finché Giletta si ferma a riflettere ad alta voce sui nuovi moti che le confondono l’animo e Brunello, sentendo tali parole, le chiede di confessarle il suo amore. I due si scoprono così innamorati e si accingono a tornare alla casetta.
Nel frattempo Frans è tornato dal viaggio e Lanzman lo avverte che la figlia lo sta cercando molto preoccupata; inoltre gli confida di aver scorto negli sguardi dei due giovani un’ attrazione reciproca e chiede al commilitone il consenso per farli sposare. L’amico è molto contento della notizia ed aspetta di vedere i promessi per confermare la sua approvazione.
Finalmente arrivano Giletta e Brunello e i due genitori, indagando sui loro sentimenti, scoprono che sono attratti l’uno dall’altra e danno la loro benedizione per il matrimonio.
L’operina finisce con un inno all’unione d’amore e a quei luoghi così incantati.

Giacomo Gotifredo Ferrari (Rovereto 2 aprile 1763 - Londra, 2 dicembre 1842)
Alla morte dei genitori, commercianti della seta a Rovereto, avvenuta nel 1784, partì per Napoli dove frequentò Giovanni Paisiello, modello ed esempio di operista giunto in quegli anni ai vertici della sua esperienza creativa, e il barese Gaetano Latilla, che gli fu insegnante di contrappunto. All'esperienza teatrale, quale maestro concertatore al cembalo, Ferrari accostò fin d'allora la frequentazione, in veste di insegnante di canto e accompagnatore di cantanti, degli ambienti aristocratici. Nel luglio 1787 si spostò a Parigi, dove fu subito inserito nell'ambiente della nobiltà; ma in seguito alla Rivoluzione preferì trasferirsi a Londra (1792), dove rimase per cinquanta anni, fino alla morte.
Fu un valido musicista e osservatore arguto della realtà che lo circondava, come ci appare dalla sua autobiografia “Aneddoti piacevoli e interessanti occorsi nella vita di Giacomo Gotifredo Ferrari da Rovereto”, pubblicata a Londra nel 1830 e dedicata al re Giorgio IV. Qui sono numerosi i personaggi di cui Ferrari dà testimonianza diretta: Franz Joseph Haydn, Muzio Clementi, Luigi Cherubini, nei confronti dei quali nutre ammirazione e rispetto; pagine di commossa venerazione egli dedica a Wolfgang Amadeus Mozart, definito il compositore più eminente che mai sia comparso.
Egli dedicò molta parte della sua opera alla musica vocale: fu insegnante di canto e autore di trattati, compositore di opere serie e opere buffe, e scrisse inoltre una gran quantità di ariette. Cospicua è anche la sua produzione di musica strumentale, nella quale spiccano Concerti per pianoforte, Sonate per pianoforte e per violino, pezzi per arpa, composizioni per organici cameristici più ampi (settimino, ecc.).


organizzazione: Centro Servizi Culturali S. Chiara - Conservatorio F. A. Bonporti