Luci ed ombre del legno
Luci ed ombre del legno
una mostra che viaggia 2014
Dal Trentino una mostra di scultura in legno in giro per l'Italia
Ottava edizione
La mostra vuole rappresentare l'espressione artistica legata ad uno dei prodotti che più squisitamente caratterizzano la regione del Trentino-Alto Adige quale è appunto il legno. Vuole essere un invito a scoprire un territorio attraverso le suggestioni e gli odori rimasti impressi nell'opera d'arte, resa contemplabile, densa di significati allegorici ed emozionali.
Ionel Alexandrescu, Gianluigi Zeni, Marco Martello, Antonio Ruben da Cudan, quattro artisti che, pure diversi nelle origini e nella crescita, raccontano di un'arte antica che non si è mai perduta, che, nella tipicità delle vallate alpine, vive ancora con grande forza e vivacità, in un rapporto intenso e vissuto con il proprio territorio.
In tutto 20 opere. Originali e suggestive, per alimentare il desiderio di scoperta e soddisfare la curiosità di ricerca. Mettere in comunione realtà e comunità differenti, semplicemente persone, in un dialogo intenso e partecipato fatto di confronto e di scambio.
Un'idea nata dal Centro di Documentazione del Lavoro nei Boschi, sull'altopiano del Tesino, in Provincia di Trento, dove, ogni metà estate, 25 artisti internazionali vengono invitati e, per una settimana, scolpiscono per le vie e le piazze di quattro paesi, a stretto contatto con la gente e i visitatori. Al termine, i vincitori, vengono raccolti nelle pagine di un catalogo, a disposizione per essere osservati dal vero, lungo un percorso di prestigio reso possibile grazie alla preziosa collaborazione delle istituzioni e dei diversi attori che operano nel territorio di origine e all'accoglienza ricevuta nelle singole sedi ospitanti.
Un modo innovativo per portare il legno e la sua scultura al di là delle vallate alpine abituali, trasmettere principi di sostenibilità ambientale, conoscere racconti e storie sempre diverse, incontrarsi in una mostra, che parla di un intero altopiano, dei suoi boschi, di una risorsa e del suo utilizzo nell'espressione forse più nobile.
Gabriele Bertacchini
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Gli artisti in mostra
estratti critici dai testi di Renzo Francescotti
Antonio Ruben da Cudan
Artista della Val Gardena Ruben da Cudan prende il nome dal maso omonimo nella parte alta di Ortisei.
Ruben studia nella Scuola d'Arte e per tre anni lavora in un laboratorio imparando sul campo a scolpire il legno. A 21 anni va a Marina di Pietrasanta, dove impara a lavorare il marmo di Carrara nel laboratorio di Cesare Viviani. Poi studia a Vienna: gli offrono la possibilità di studiare - stipendiato per un anno - in un Paese estero. Sceglie la Finlandia, innamorato dalla verginità della sua natura. Studia all'Accademia di Helsinki e decide di fermarsi.
Dopo vent'anni il nostro da Cudan torna a Ortisei nel suo maso omonimo, issato su in alto a contemplare le cime del Catinaccio, del Sasso Lungo, del Sella, cime che sono oggetti di meditazione sino diventare pure astrazioni. È così che la scultura di Antonio Ruben diventa meditativa, filosofica, biblica: si inoltra per vie enigmatiche a sondare l'inconosciuto, l'infinito, riscoprendo le forme pure come la sfera, l'uovo, la spirale
Ionel Alexandrescu
Nato nel 1960 a Bordesti in Romania, Ionel Alexandrescu ha frequentato per tre anni la scuola di arte popolare e quindi l'Accademia di Belle Arti di Bucarest per cinque anni, nella sezione di scultura e restauro. Dopo la caduta del Governo di Ceausescu dal 1989 lavora per brevi periodi in Germania a Wurumberg con lo scultore Peter Iacobi. Nel 1999 arriva in Italia a Torino, lavorando per tre anni in un laboratorio come scultore e restauratore. Nel 2003 apre un proprio laboratorio di scultura e restauro. Membro dell'Unione Artisti Romeni dal 1993, dieci anni dopo è membro degli Artigiani Piemontesi. Nel 2007 entra nell'AIESM, Associazione Italiana di Scultura Monumentale. Ha esposto in molte mostre collettive e personali in Piemonte (Torino, Bardonecchia, Chieri, Grugliasco, Quinto Vercellese e altri centri), ed in Francia (Michelle Maurinne e Less Karellis). Ha vinto una serie di riconoscimenti tra cui i primi premi a Pont Canavese (due volte), a Rivoli e a Sant'Orsola Terme (TN). Nel 2013 ha vinto in contemporanea (mai accaduto prima) il primo premio assegnato dalla Giuria e il premio assegnato dal pubblico al Simposio del Tesino.
Gianluigi Zeni
Era il 1986 quando, ancora in grembo a sua madre, dal suo paese di Mezzano di Primiero Gianluigi Zeni fu portato a nascere nell'spedale di Primiero, per essere subito riportato nel suo paese , che è quello del grande Riccardo Schweizer. Piccolissimo andava nel Maso di sua nonna in mezzo alle piante, agli animali domestici, alla natura. Cresciuto un po'trafficava con legno e scalpelli nel laboratorio di suo padre, anch'egli scultore. Poi gli studi all'Istituito d'arte di Pozza di Fassa, la laurea breve all'Accademia di Belle Arti di Verona, il ritorno a Mezzano dedicandosi a tempo pieno all'attività di scultore. Ma - vivendo all'ombra delle stupende pareti dolomitiche delle Pale di San Martino riesce a strappare il tempo per le arrampicate, nel regno delle pietre e del silenzio.
C'è in questo giovane scultore una non insolita quanto apprezzabile vena ironica.
Come era stato a suo tempo Matthias Sieff, lanciato dal Simposio del Tesino, Gianluigi Zeni è un artista molto promettente.
Marco Martello
Nato ad Asiago nel 1971 Marco Martello vive a Mezzaselva di Roana in quel di Vicenza. Sostanzialmente autodidatta vive in un ambiente boschivo e selvaggio. Ha partecipato a numerose collettive, tra l'altro a quella intitolata eroticamente, tenuta in Via Margutta a Roma nel 2011. Molte anche le personali nella sua provincia di Vicenza: a Roana, Zugliano, Recoaro Terme, Schio
Nel 2013 a Milano partecipa alla Fiera di Arte Contemporanea. Ha partecipato a numerosi Simposi, tra i quali uno all'estero, in Finlandia, nel 2013.
Vivendo nel suo pese di Mezzaselva di Roana, tra i boschi, Martello respira un'aria eccezionalmente ossigenata, annusa i profumi della terra e delle piante e, in un'eccitazione dei sensi, vede quello che noi di norma non vediamo, ma che vedevano i pagani, ovvero coloro che la natura la adoravano: ninfe, naiadi, driadi e amadriadi ignude, che escono dalle acque e dai boschi con i capelli mossi dai venti. Epifanie in un mondo tecnologico che sembrava le avesse spazzate via per sempre.