Luciano Civettini. Nessun bosco è immobile

Mostra

Presso lo Studio 53 Arte di Rovereto, Luciano Civettini. Nessun bosco è immobile, a cura di Francesca Piersanti,  è una mostra in cui i lavori dell’artista (tele, tavole resinate e i famosi libri della serie Blur), sono accompagnati  da disegni e vinilici colorati a parete che trasformano lo spazio espositivo in pagine di una narrazione fantastica  che presenta gli ultimi tre anni dell’attività artistica di Luciano Civettini.
 
Luciano Civettini (Trento, 1967) vive e lavora a Rovereto.  Dall’inizio degli anni ’90 espone in mostre collettive e personali in Italia e all’estero. Attualmente partecipa a  Lo stato dell’arte – Trentino Alto Adige, a cura di Vittorio Sgarbi, promossa  dal Padiglione Italia nell’ambito della 54^ edizione della Biennale di Venezia. Ha partecipato a Italian Pop Surrealism a cura di Andrea Oppenheimer, mostra antologica da poco conclusa che ha presentato al pubblico italiano e internazionale i più grandi  talenti del Pop Surrealism made in Italy.

Dal testo in catalogo di Francesca Piersanti:
“Con fare alchemico e giocoso Luciano Civettini mescola tra loro storia e mito, fiaba e fantascienza, magia e manga, arte da manuale e immaginario urbano, letteratura e lettering in una lateralità capace di scardinare l’ordine del discorso da ogni purezza.
Nel suo laboratorio sperimentale lo snodo tra vari linguaggi è oggetto di una ricerca la cui temperatura è data da esigenze di ordine affettivo e sensoriale. L’esito è un considerevole numero di tele, tavole, libri e carte che compongono, frame dopo frame, uno scenario multiforme e coerente, una narrazione continua e ipertestuale i cui i protagonisti si ripetono e si scambiano oggetti e informazioni (...). Il mixaggio tra le immagini che appartengono all’immaginario collettivo con le suggestioni delle memorie private, diventa (...) oggetto di un secondo rimescolamento in cui anche gli stessi lavori dell’artista sono coinvolti.
I protagonisti sono persone o animali, spesso trasformati in un ibrido antropo/zoomorfico, come uomini con la testa di panda, donne o animali con corna di cervo, bambini con orecchie di orso. Le atmosfere in cui si muovono sono sospese come in un’atemporalità silenziosa, simile a quella in cui sogni e ricordi, come improvvise visioni, sbocciano; e sono tinte di quell’affettività irredimibile legata all’infanzia, ai suoi simboli, alla dimensione di mistero, magia e stupore che l’accompagnano. Il mistero a tratti può farsi inquieto, le ombre indistinte. Minacciose apparizioni possono turbare la scena, ma in una maniera discreta e pacata, mai aggressiva. L’arte di Civettini elude tanto l’affettazione di certo anacronismo decadentista quanto le scorciatoie verso un’estetica immediatamente perturbante e trasgressiva.
(...)
La comunicazione visiva contemporanea è piena di ritmi, ingorghi, vuoti, periferie, ridefinisce continuamente gli assetti dell’immaginario che irrompe attraverso gli apparati tecnologici della produzione e del consumo. Il lavoro di Civettini ci restituisce questa complessità attraverso apparizioni impreviste e misteriose. La presenza di personaggi sciamanici che camminano in silenziose radure innevate si affianca a rappresentazioni di Batman bambino.
Le creature zoomorfe, memori del percorso che da Grandville e Lewis Carrol arriva fino a Walt Disney, lasciano posto anche a quelle meccanomorfe, ai robot, come quello che in Blur. 1952, uscendo da un bosco si sta pericolosamente avvicinando a un’abitazione, ricordando nelle fattezze le illustrazioni fantascientifiche di Virgil Finlay.
Civettini non dimentica di inserire nei suoi cieli le lucenti e ben levigate forme dei dischi volanti che rappresentano nell’immaginario collettivo un accesso privilegiato verso mondi inesplorati.

Le immagini di un’umanità tecnologizzata e guerrafondaia si manifestano nei cieli morbidi e variopinti in cui appare con la sua lunga scia un aereo da guerra, o dove i vapori delle nuvole si confondono con il gas del fungo atomico. (...)
Sono presenze, quelle citate, che appaiono come tracce del mondo reale, di cui spesso i personaggi che abitano i lavori di Civettini non sono del tutto consapevoli, di cui a volte nemmeno si accorgono, come bambini che sanno, ma per i quali il sapere non rende reale l’esistenza delle cose. (...)

I personaggi creati da Civettini si muovono leggeri, a tratti perfino noncuranti. (...) Come i bimbi smarriti della fiaba di Peter Pan, che Walt Disney veste con pelli di animale, questi bambini rimangono in quell’età dove le cose nascondono ancora prodigiosi segreti e abitano una terra di arcane meraviglie. Come loro si servono di travestimenti per entrare in contatto con il mondo della natura e intrattenersi con le misteriose presenze che incontrano lungo il cammino.
L’elemento animale e quello vegetale sono largamente presenti nella produzione di Civettini, insieme agli oggetti simbolici che funzionano come amuleti necessari al compimento di un rito che permetta l’accesso a quel mondo carico di significati celati, a quella comunicazione di carattere panteista e animista. Hanno la stessa funzione di quei particolari oggetti che i bambini portano con loro perché possiedono poteri sconosciuti agli adulti. Siano essi pupazzi, areoplanini, fionde o semplici rametti.
(...) elementi che riportano a quel qualcosa di ancestrale che l’arte di Civettini, fatta di segni e rimandi non sempre decifrabili, sa evocare. Memorie primitive e archetipiche si fondono con le tracce mnemoniche e le avventure del preconscio in una produzione simbolica in linea di continuità con le funzioni della fiaba e del mito.
(...)
Civettini sigilla accuratamente i suoi libri, li lavora con matite, pennelli e ritagli, e infine li ricopre di resina. Della vecchia natura di questi oggetti riferiscono qualche residuo di titolo, il dorso di copertina e il retro, che spesso porta le informazioni relative a ciò che, internamente, non è più agibile.
Sul fronte si trovano figure che emergono dall’immaginario poetico (la serie dei poeti e quella relativa alla famosa raccolta di Edgar Lee Master), artistico (Yo Pablo), oppure dall’ampio serbatoio di visioni che circolano nell’arte di Civettini. Le immagini sono realizzate con tecniche miste e solo occasionalmente ci parlano del testo sul quale poggiano. Offuscati e resi illeggibili, i libri sono sottoposti a una sorta di censura, come se la parola stampata fosse da proibire, o come se il contenuto eccedesse le norme e le convenzioni del nostro tempo.
Accompagna il titolo Blur un numero, che non ha ordine progressivo ma casuale, in alcuni casi affiancato dal prezzo, che fa pensare alla mutazione del libro in magazine, in periodico illustrato, mentre lo strato di resina che ricopre ogni pezzo ricorda la superficie liscia e luccicante di un monitor. I libri della serie Blur sembrano in bilico, per citare McLuhan, tra la “galassia Gutemberg” e la “galassia elettrica”.
(...)
Civettini è attento conoscitore della storia dell’arte, con cui gioca senza prenderla troppo sul serio, da cui attinge elementi che combina con altri di natura completamente diversa, facendoli a volte cortocircuitare.
(...)