Luigi Calzà. Sguardi da Oriente
Luigi Calzà
mostra personale di pittura
L'ATTENZIONE ETICA ED ETNICA DI LUIGI CALZÀ
Maurizio Scudiero
Ho già affermato in altre sedi il concetto e l'importanza della cosiddetta "pittura colta, che è stata definita anche come una "retro avanguardia", ovvero, in altre parole, come ciò che viene "dopo" l'avanguardia, volendo appunto "ricostruire" ciò che l'avanguardia ha distrutto. Ma ricostruire recuperando dei "valori". Si tratta per la gran parte di pittura figurativa di figura, ed in minor parte di paesaggio, dove il "dato" figurativo è strumentale ad un pensiero forte che lo sostiene.
In questo contesto una pittura che si aggrappa alla figura con modalità quasi fotografiche o iperrealiste, come quella di Luigi Calzà (cui non difetta certo la tecnica), non può essere solo un vuoto esercizio di bravura o perizia, appunto tecnica, ma si sostanzia come pittura colta solo se ha (e certo li ha) dei "contenuti". Calzà, che ha alle spalle molti anni di pittura figurativa, anni durante i quali ha studiato la tecnica di alcuni maestri storici, in tempi recenti ha rivolto la sua attenzione ad "oriente". Nel corso degli anni Sessanta, anni di contestazioni, molti si volsero ad oriente, dalle persone comuni sino ai guru della pop - music. Cercavano là quello che invece avevano sotto il naso, ma i tempi erano quelli e il fascino dell'esotico fece il resto. L'interesse di Calzà non è però di natura mistico religiosa ma direi propriamente etica ed etnica. Nel senso che egli cerca nei "tipi" di alcune popolazioni orientali, nella fattispecie dell'area tibetana (ma non solo), quei segni distintivi, quei tratti interiori, che sono la cartina al tornasole di valori secolari che, invece, la civiltà occidentale ha in gran parte perduto, o soffocato.
Sono volti di bambini da soli od in gruppo, che vivono di poco e si divertono con pochissimo: l'esatto contrario dellopulenza che invece affligge i nostri figli, spesso scontenti di tutto pur avendo giocattoli e cibo in gran quantità. La ricerca di Calzà, non si ferma dunque alla superficie, perché il nitore delle sue figurazioni le solidifica e le proietta verso l'esterno della tela, sbattendocele in faccia proprio per rendere palese questo contrasto di risorse tra nord e sud, tra ovest ed est dei mondo. E per fare ciò spesso egli scontorna questi personaggi, astraendoli dal loro contesto, oppure li coglie in primissimo piano, oppure ancora li pone su un fondale a tinta unica dai toni molto accesi se non elettrici.
Tutto questo "è" pittura colta: proprio perché la sua non è una denuncia sociale" sui grevi rozze, che ci assalgono e ci disturbano mostrandoci tutto il peggio ed allo stesso tempo il contrasto con la nostra condizione sociale. No, la pittura di Calzà, mostra il "meglio". Mostra cioè di come pur in condizioni disagiate quei bambini, o quegli abitanti lontani, riescano a vivere "serenamente" la loro vita traendo il massimo, il meglio", da quel poco o pochissimo che hanno. E' una denuncia "soft" proprio perché la mano" di Calzà rende tutto glittering, scintillante, e non certo perché lo sia veramente scintillante. Si tratta in altre parole di un "cavallo di Troia", di una pittura che ti invita a pensare a tutto questo non con la violenza visiva ma con i toni suadenti di un Ulisse.
Dunque Calzà propone dei valori etici e li propone andando a cercarli presso altre etnie proprio perché la spontaneità di un "certo" vivere non è stata ancora abbruttita dai benefici del progresso.
Si tratta di una parte del suo percorso creativo che si sta già indirizzando verso nuovi lidi, dei quali speriamo di vedere tra non molto i primi risultati.
CURRICULUM
Mi chiamo Luigi Calzà e sono nato a Rovereto in provincia di Trento il 21/11/1956.
Già da ragazzo mi dilettavo con alcuni disegni e dipinti autodidatti, ma il mio primo, vero, approccio alla pittura avviene nel 1976 con la partecipazione ad un corso curato dal concittadino, maestro Pino Cestari.
Negli anni successivi la pittura viene lasciata in secondo piano, per vari motivi.
Nel 1990 trovo nuovi stimoli alla pittura, iscrivendomi alla scuola De Boni Martini guidata dal maestro Umberto Savoia, che mi fa conoscere ed amare lo stile dei pittori del 600-700, in particolare Bruegel il Vecchio, Chardin, Munari ed altri portandomi così a trascrivere, larte della copia.
Altri spunti per le mie copie sono le opere della pittrice Tamara De Lempicka, che riproduco con molto piacere e buoni risultati.
Allo stesso tempo prendo spunto dai paesaggi della mia terra, rappresentandoli con varie tecniche, per vivere momenti di assoluta libertà pittorica.
Nellultimo periodo, sempre ricercando stimoli e tecniche nuove, il mio sguardo si sposta in oriente e le mie opere si arricchiscono di figure, che poco alla volta, prendono la totalità del quadro sostituendo il paesaggio di fondo.
Ho partecipato, in questi ultimi anni, a varie mostre personali e collettive, in Italia ed allestero, riscuotendo pareri favorevoli, sia dalla critica che dalla gente comune.