Magazzino 18

Teatro

Stagione di Prosa di Bolzano 2014/2015
La Grande Prosa

Promo Music - Teatro Stabile del Friuli Venezi Giulia
Magazzino 18
di Simone Cristicchi, Jan Bernas
regia Antonio Calenda
scene Paolo Giovanazzi
musiche e canzoni inedite Simone Cristicchi
luci Nino Napoletano
con Simone Cristicchi

Simone Cristicchi in un "Musical Civile" dedicato all'esodo istriano

Al Porto Vecchio di Trieste c'’è un “luogo della memoria” particolarmente toccante: il Magazzino 18. Racconta di una pagina dolorosa della storia d’'Italia, di una vicenda del nostro Novecento complessa e mai abbastanza conosciuta. Ed è ancor più straziante perché la “memoria” è affidata non a un imponente monumento, ma a tante piccole, umili testimonianze che appartengono alla quotidianità. Sono perciò ancora più vive, emozionanti.
Una sedia, accatastata assieme a molte altre porta un nome, una sigla, un numero e la scritta “Servizio Esodo”. Simile la catalogazione per un armadio, e poi materassi, letti, stoviglie, fotografie, poveri giocattoli, altri oggetti, altri numeri, altri nomi... Beni comuni nello scorrere di tante vite: interrotto dalla Storia, dall'’esodo. Con il trattato di pace del 1947 l'’Italia perdette vasti territori dell'’Istria e della fascia costiera e circa 300 mila persone scelsero – davanti a una situazione intricata e irta di lacerazioni, –di lasciare le loro terre natali destinate a non essere più italiane.
Non è difficile immaginare quale fosse il loro stato d'’animo, con quale sofferenza intere famiglie impacchettarono tutte le loro cose e si lasciarono alle spalle le loro città, le case, le radici. Davanti a loro difficoltà, povertà, insicurezza, spesso sospetto e tanta nostalgia: quella che pervade la canzone di Simone Cristicchi intitolata proprio Magazzino 18.
Il cantautore romano che si è fatto conoscere dal grande pubblico vincendo il Festival di Sanremo 2007 con il singolo Ti regalerò una rosa e che ha proseguito la sua carriera affrontando nei suoi album temi scottanti della nostra attualità, è rimasto colpito da questa pagina della nostra storia e ha deciso di ripercorrerla in una canzone e in un testo teatrale che prende il titolo proprio da quel luogo di Trieste, dove gli esuli – prossimi ad affrontare lunghi periodi in campo profughi o viaggi verso lontane mete nel mondo – lasciavano le loro proprietà, in attesa in futuro di rientrarne in possesso.
Diretto dalla mano esperta di Antonio Calenda, in una messinscena che intreccia con sensibilità documentazione storica e poesia, Cristicchi partirà proprio da quegli oggetti privati e semplici, per riportare alla luce le vite che vi si nascondono: le narrerà schiettamente e passerà dall’'una all’'altra cambiando registri vocali, costumi, atmosfere musicali, in una koinée di linguaggi che trasfigura il reportage storico in una forma nuova, forse in un Musical-Civile. Fondamentale in ciò è stato l’'apporto della FVG Mitteleuropa Orchestra diretta dal Maestro Valter Sivilotti che ha eseguito la partitura dello spettacolo, in cui alla prosa si alternano musiche e canzoni inedite dello stesso Cristicchi.