Marco Campanella

By unknow, a cura di Mauro Milanaccio

Mostra , Mostra d'arte
Marco Campanella

Marco Campanella presenta in questa sua prima personale una serie di collage di piccolo formato, tutti senza titolo, in uno spazio non convenzionale al mondo dell’arte, la sala d’attesa di uno studio di psicoanalisti lacaniani.

L’artista vuole far interagire i suoi collage con l’ambiente ospitante, opere concepite come una presenza visiva che dialoga con chi è in attesa nella sala. Campanella non cerca quei segni che determinano un oggetto d’arte aulico e convenzionale e neanche una forma installativa particolare; i collage/oggetto sono come “tappezzeria”, parte integrante dell’ambiente.

E’ questa una parafrasi dell’estetica di Lacan: quella del vuoto, l'arte come presenza/assenza da cui si evince uno spazio immaginario e visivo che cattura i pensieri delle persone in attesa.

La tecnica del cut che utilizza Marco Campanella, deriva essenzialmente dal collage dei Surrealisti e soprattutto da Max Ernest. Nei collage in mostra non c’è presenza di testo scritto, sono come batteri, virus ingranditi al microscopio a 10.000X, su cui strane gure si aprono e fanno scorrere immagini ispirate a Leonardo da Vinci, al De Humani corporis fabrica di Andrea Vesalio, alle gure naturalistiche di Ulisse Aldrovandi e a Art form in nature di Ernst Haeckel.

Il ritaglio e la sovrapposizione meticolosa delle immagini evidenziano nuove e multiformi anatomie. Figure antropomorfe dove la distruzione anatomica è concepita come rivitalizzazione di un nuovo corpo e il suo doppio. Corpo fatto di soli muscoli, quello che Antonin Artaud ha de nito senza organi, macchina morbida fra l’organico e l’inorganico nella ricerca di una precisione tenace della costruzione dell’immagine.

La presenza di tessuti muscolari o diramazioni nervose e articolari o dell’acqua degli abissi più
profondi, fa da ambiente spaziale e da ltro con il corpo che sembra galleggiare in un luogo
inde nito e senza apparenti rimandi alla realtà. I collage non sono costruiti casualmente, non
sono un accumulo di vari materiali, ma condividono la teoria del “caso obiettivo” di William
Burroughs, dove il metodo è una sorta di casualità ragionata.

Marco Campanella vive a Milano e collabora dal 2012 con il gruppo artistico Wurmkos.
Ha partecipato al progetto Wurmkos Figure, Cénte, Vestimi. Inoltre, ha collaborato ai progetti Centocapre di Francesco Bertelè, Associazione Vincenzo De Luca, 2014, Latronico; Interferenze di Elena Mochetti, Farmacia Wurmkos, 2015.

La mostra sarà accompagnata da un testo critico di Maria Grazia Schinetti:


organizzazione: Jonas Trento