Mauro Defrancesco. Sensitivity

Mostra fotografica

MAURO DEFRANCESCO
S E N S I T I V I T Y
16-30 marzo 2007
Associazione di Cultura e Musica LaGrenz
Via Sassolungo 20, Moena (TN)
www.lagrenz.org

Preview: 8-11 marzo 2007
Associazione Culturale Spiazzi
Sestiere Castello 3865, Venezia
www.spiazzi.info

Sensitivity è l’elevata sensibilità del sensore di una macchina fotografica digitale oppure della pellicola analogica utilizzate per riprendere la performance musicale in condizioni di poca luce e di divieto di utilizzo del flash. Per questo le fotografie realizzate durante i concerti jazz presentano una grana evidente.
Ma Sensitivity è anche l’alta sensibilità artistica richiesta dal contesto: un concerto è una sfida continua, una fuga al fianco dei jazzisti in sintonia con le loro note per cogliere con devozione qualcosa di magico, complesso, irripetibile.

Fotografia e musica jazz hanno spesso formato un connubio che ha saputo dare vita a dei risultati affascinanti. Il solo pensiero di fermare sulla pellicola l'interpretazione dei musicisti jazz potrebbe apparire impossibile, come si può infatti congelare nell'istante di una immagine la complessità di questa affascinante musica e il continuo fluire delle sue improvvisazioni?
Il compito non è assolutamente facile e negli anni ha visto innumerevoli fotografi di tutto il mondo cimentarvisi, tanto che quello della "fotografia jazz" è quasi diventato un genere a sé.
Perché si sente il desiderio di fotografare le performance dei musicisti di jazz? Non è facile rispondere a questa domanda; se non lo si fa per lavoro ma per pura passione, come nel mio caso, credo che lo stimolo più forte sia l'entrare in contatto con questo mondo un po' underground della musica, spesso sommerso e sopraffatto dai maggiori clamori che vengono tributati al rock o ai generi più commerciali. Dopo il primo approccio però si rimane affascinati dalla disponibilità della grande maggioranza dei jazzman che non si ritengono delle divinità inarrivabili come molti rocker, ma sono ancora disposti a scambiare impressioni e battute anche con un semplice appassionato che li ferma in un club dove hanno appena suonato.
Ecco forse è stata proprio l'atmosfera che si respira nei jazz club a far nascere in me il desiderio di documentare questo mondo di cui sono rimasto immediatamente ed irrimediabilmente folgorato.
(testo tratto "FOTOGRAFARE IL JAZZ" di Andrea Ranallidi)

Lo strumento più ovvio per catturare le esibizioni dei grandi jazzisti è il disco live. Eppure lascia poco spazio di manovra alla maestria dell’uomo. Una volta premuto il tasto REC il gioco è fatto.
La fotografia invece non può registrare il suono, ma è in grado più di ogni altro documento di cogliere i gesti, le pose, gli sguardi dei musicisti, i riflessi di luce sugli ottoni, le vibrazioni delle corde di un contrabbasso, il terremoto che percuote la batteria, i fiumi di sudore che scorrono lungo le rughe che solcano la fronte di un cantante. Ancor più intensamente del racconto cinematografico, le 20 stampe in bianconero di Sensitività cristallizzano i singoli momenti più rivelatori e significativi del mestiere del jazzista.
Un filmato racconta il susseguirsi delle note, il loro svolgersi nel tempo. Un’immagine fotografica incornicia gli attimi infinitesimali che racchiudono in sé tutta l’esibizione; oltre la semplice cronaca, la fotografia restituisce i momenti simbolici, quasi iconici, del concerto. Niente di più e niente di meno di ciò che è accaduto sul palco. In occasione del Fiemme Ski Jazz Festival, Mauro Defrancesco non vuole esprimere nulla di metafisico, ma semplicemente riportare la presenza di Gianni Basso, Pietro Tonolo, Sandro Gibellini, Bruno Marini, Luciano Milanese, Andrea Pozza e soci per restituirne la fisicità, i volumi, le forme nei momenti più intensi.
Talvolta il fotografo trentino attende finché i protagonisti sono investiti dalla luce che sembra scolpirli da un pezzo di marmo; in altre occasioni immerge l’obiettivo nel buio che li avvolge per carpirne la timida devozione al proprio strumento. Per questo Sensitività non poteva essere che un lavoro in bianconero, lontano dal clamore del colore per essere più fedele a un genere musicale essenziale, legato alle proprie origini che non tradisce ma ripropone, esattamente come le infinite gradazioni di grigio del bianconero, in un’innumerevole serie di variazioni. Sia la musica sia il linguaggio di Mauro Defrancesco si ruotano attorno al gioco di pieni e vuoti: il suono e il silenzio, la luce e l’ombra. Elementi impalpabili, sfuggenti, che solo la sensibilità sa cogliere.


organizzazione: Associazione La Grenz